La notte di Carnevale 1

Il Carnevale di Venezia è sempre una gioia perché puoi fare qualsiasi cosa nascosto sotto la maschera. Quell’ anno siamo andati lì con la famiglia di mio zio e la cugina Attilia (Titta) poco più piccola di me. Una bella ragazza mora, capelli corti e fisico snello che fa girar la testa a tanti ragazzi. Sono sempre stato il suo confidente, mi raccontava i suoi rapporti con i ragazzi che avevano cercato di conquistarla senza successo. Ascoltando i sui racconti mi eccitavo alla grande e a un certo punto mi son reso conto di essere innamorato da quella piccola birichina che raggirava gli uomini a suo piacimento. Quindi ero senza speranza. Quella sera ci siamo divertiti come dei matti nascosti sotto le maschere, abbiamo ballato e bevuto come mai fin ad allora. Arrivati in albergo (condividiamo la stessa stanza, per far risparmiare ai nostri genitori) facciamo la doccia e a turno ci mettiamo nel nostro letto pronti a chiacchierare prima di addormentarci. Non so come e successo tutto, ma a un certo punto mi trovavo sul letto baciandole il colo e accarezzandole le tette piccole mentre lei ansimando di piacere e stuzzicava il cazzo eretto. Era rossa in volto, visibilmente imbarazzata da ciò che faceva, ma era troppo tardi per tirarsi indietro. L’abbracciai fortemente e lei per cercare di sottrarsi, mi voltò le spalle e fece per andarsene ma la presi per la vita e cingendola la tirai a me. In un attimo i nostri corpi si incollarono, iniziai ad accarezzarle la figa sopra le mutande, premendo il clitoride gonfio. “Ora lasciami fare e imparami a spompinare”. Prendendo il cazzo grosso in bocca comincià a leccare la cappella, a segarlo e non ci fu bisogno di insegnarglielo perché sapeva tutto (grazie ai filmini porno che raccontava di averli visto). Con una mano iniziò a massaggiare le palle gonfie di desiderio facendomi impazzire. Lo buttai sul letto e assaggiai la fica stretta leccandole con appetito anche il bucò più stretto, poi pian pianino affondai un dito dentro muovendolo lentamente. Gemeva di piacere “stai attento, sono vergine”. Continuai a masturbarla così, per alcuni minuti, facendola strillare di piacere e poi appoggiando la cappella sulla fica umida, la sfondai lentamente mentre essa si tappava la bocca per non urlare. Finalmente il cazzo era tutto dentro di lei e iniziai a muovermi più forte mentre lei che si contorceva sul letto tra dolore e piacere.” Vengoo…” in un attimo tiro fuori l’uccello spruzzando la sborra sulla figa depilata. Subito dopo siamo tornati a letto e pensai che era stata la più bella scopata. Di sicuro non sarà l’ultima volta e non vorrei lasciarla scappare.

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