La zia americana e la cugina Rosy

Avevo venti anni e da due lavoravo sulle navi, la nave dove ero imbarcato, non era una di linea, si diceva che erano navi che vanno alla busca,( sarebbe come vanno dove capita, sono come i camion che sono fermi intesa) un giorno mentre svolgevo il mio compito, passo di là il terzo ufficiale, mi disse che dopo Rio della Plata, un porto Argentino si andava a porto Elizabeth New Jersey, ne fui contento, li c’era mio zio con la moglie che non avevo mai visto, solo nelle foto di matrimonio, e c’era anche una zia di mamma, ma quella che mi attirava era la figlia di questa ultima più grande di me, il suo nome era Rosy. Di lei desidero raccontarvi un episodio di alcuni anni prima che lei e la sua famiglia emigravano in America. Mi capito di trovarmi solo con lei a casa sua, non ricordo come, iniziammo a parlare dei film porno, lei era curiosa di vederne uno, e se io l’avevo visto gli dissi che avevo delle cassette nascoste, anche in casa.

– Come possiamo fare? Sono molto curiosa, vorrei vederne una, tu le hai già viste.

– Si, ne approfitto quando i miei non ci sono.

– Che fanno vedere? Io non riesco a immaginare tutto quello che fa una coppia. Dai, non avere vergogna! Dillo chiaramente cosa fanno!

– Lui che gli lecca la figa e lei gli fa un pompino.

– Davvero? Dai che non ci credo. E tu che fai? Te lo meni e ti fai una sega?

– A volte si, se non mi credi, tra due giorni i miei devono recarsi dalla nonna e resterò solo per due giorni. Infatti hanno chiesto ai tua se posso venire a mangiare qua da voi. Tu vieni da me di pomeriggio e ti farò guardare il film.

– Ma resterà tra noi perché se lo vengono a sapere sai i guai che passiamo.

– Di sicuro non dirò nulla, ma da te vorrei una cosa. Me la fai vedere? Vorrei vederla da vicino.

– Che cosa vuoi vedere?

– La figa, dai abbassati la mutandina.

– Te la faccio vedere, ma tu mi fai vedere il cazzo?

– Abbassiamoci le mutande insieme.

Lei che indossava una sottoveste corta e trasparente mi aveva fatto arrapare e l’avevo duro, ci osservammo a vicenda.

– Perché c’è l’hai duro?

– Devi capirlo da sola! Parliamo di sesso, ti vedo le cosce ed e normale, che c’è l’ho duro. Mi fai un bacio sulla fica?

– Oggi no, quando guardiamo il filo lo darai, mettiti in ordine che deve arrivare mamma.

Due giorni dopo, finito di mangiare a casa di zia, chiesi a Rosy se voleva aiutarmi con i compiti, era una scusa, lei chiese alla mamma consapevole che non avrebbe fatto obiezioni. Arrivati a casa, mentre lei preparava il popcorn e le coca io preparai il video, prendemmo posto, avviai il video e sullo schermo apparvero i porno divi. Lei spalanco gli occhi a vedere quelli attori che facevano pompini, leccate di fica e culo. Alla fine della cassetta eravamo arrapati, io avevo il cazzo così duro che la pelle del scroto si era tento tesa da farmi provare un lieve dolore.

– Che facciamo?

– Io devo dirti la verità vorrei provare a prenderlo in bocca, fare il pompino. E tu?

– Mettiamoci nella posizione del sessantanove.

– Ci mettiamo qua per terra?

– Andiamo in camera mia, staremo più comodi.

Andammo in camera mia, non era la comodità, non so spiegarmi il motivo ma in camera mia mi sentivo più sicuro di me, forse era stupido da parte mia, non era cosi, ma mi sentivo al mio aggio. E vero per metà, avevo nascosto una video camera tra i libri, dovevo trovare solo il modo di avviarla.

– Vuoi andare nel bagno prima tu? Penso che un pulita ci vuole.

Forse era vero ma a me serviva una scusa per accendere la video camera. Lei fini, andai io, al mio ritorno lei era distesa sul letto, eravamo impacciati, nessuno di noi due aveva mai fatto sesso. Ci baciammo, poi come avevamo visto fare nel filmato ci mettemmo nella posizione del sessantanove. Con due dite gli apri le labbra della fica e iniziai a leccare, non capivo dove dirigere le mie attenzioni, per lei fu più facile credo, prese il cazzo in bocca e come aveva visto, faceva il pompino, alla fine godemmo insieme, nulla di eccezionale. Era stato un disastro, questo l’ho capito in seguito. Lei e la famiglia, partirono per l’America, promesse di tenerci in contatto, mai avvenute, eravamo ragazzi e la nostra vita aveva diviso le nostre vite.

Al mio arrivo nel porto c’era mio zio, erano anni che non ci vedevamo, lui parti che ero un ragazzino. Prima che la nave arrivava, avevo chiesto lo sbarco, ottenni il visto per tre mesi. Zio mi porto a casa sua, li conobbi la moglie, zia Mina. Dopo i saluti chiesi a zio se la zia, la famiglia di Rosy era lontano da dove eravamo noi. Mi rispose a cinquecento metri e che non erano a conoscenza del mio arrivo. Mi disse ti ci porto, avevano una piccola pizzeria. Come entrai Rosy resto a bocca aperta per la sorpresa, poggio i piatti e mi abbraccio forte, non si staccava, gli altri risero di noi, tutti erano a conoscenza, del legame che c’era tra di noi, ci staccammo sorridendo, mi lascio salutare gli altri, ma lei era diventata padrona, mi prese sotto braccio e mi porto nel retro. Come chiuse la porta mi abbraccio di nuovo e mi trovai con la sua lingua nella bocca, corrisposi a quel bacio cercato e tanto desiderato. Le mie mani spaziavano per tutto il suo corpo, da quando era partita si era trasformata, era più fica di quello che non era prima. Si stacco da me

– Rosy, che ti prende?

– Mi fa piacere vederti.

– Non capisco!

– Non lo so cosa mi prende, so cosa voglio e voglio te con tutta me stessa. Io ricordo sempre quel giorno a casa tua, fummo un disastro, ma adesso che sei qua vorrei riprovare.

– Anch’io lo desidero, a dirti il vero sai quante seghe mi sono fatto pensando a te, alle tue cosce aperte?

– Tu ti fermi un po’?

– Tre mesi.

– Allora troveremo il tempo e il luogo.

Salutammo tutti, ritornammo da zia, la cena era pronta. Dopo cena si parlo di casa, delle solite stronzate che non interessa nessuno. Zio mi disse che lui usciva presto per recarsi a lavoro, io potevo poltrire tutto il tempo, come era mia abitudine mi svegliai presto.

Non sentivo rumori, restai sveglio e con gli occhi chiusi e pensavo a Rosy, ad un tratto si apri la porta, apri gli occhi, era la zia.

– Caro ti ho portato il caffè e italiano sai.

– Grazie, non dovevi disturbarti.

– Che disturbo, mi fa piacere, e poi sei cosi un bel ragazzo.

– Grazie!

Bevvi il caffè, era uno schifo ma non dissi nulla. Come poggiai la tazzina lei mi accarezzo il viso, non capivo cosa stava succedendo. Anzi capivo ma non ci credevo, si chino e inizio a baciarmi prima sul viso, poi sulla bocca e li si blocco, fu lei a forzare per entrare nella mia bocca con la lingua. In quel istante passo lo sgomentò e corrisposi al bacio, sollevo il lenzuolo e cerco il cazzo, inizio a masturbarmi piano, gli misi la mano nel reggiseno e tirai fuori una tetta.

– Zia spogliati!!

Non rispose, si tolse quei pochi vestiti, resto nuda, mi tolsi la maglietta e le mutande. Faceva tutto lei, era una furia. Si mise nella posizione del sessantanove e mi trovai la sua fica sul viso, gli misi la lingua dentro, aveva un gusto fresco e profumato. Lei, si era impossessato del cazzo, lo succhiava, aspirava e prendeva tutto quello che gli era possibile, lo lasciava piano sino alla punta e riscendeva a prenderlo di nuovo. Io continuavo a leccare e chiavarla con le dita, uno nella figa e uno nel culo. Si tolse dalla posizione che eravamo e mi cavalco, guido il cazzo vicino alla fica e si impalo, fece in modo che il nostri corpi aderivano, si inarco all’indietro, mostrandomi il suo corpo bellissimo. Tesi le mani, presi le tette e le massaggiavo, gli strizzavo i capezzoli, ebbe inizio il sali scendi.

– Fottimi picciotto, che bello! Hai la minchia bella dura, e cosi che si scopa. Cosi amore, fammelo sentire… Voglio tutta sta minchia dentro. Sto godendo come una troia.

Saliva e scendeva sul cazzo, io ero arrivato al limite

– Zia non resisto più, devo sborrare.

– Sborrami in figa, fammi sentire il tuo schizzo caldo, cosi godo ancora di più.

Esplosi provando un piacere intenso, si chino sino a cercare la mia bocca. Ci baciammo per un po’.

– E bravo il nipotino! Sei un vero stallone italiano, alzati e fai la doccia. Ti va di uscire?

– Certo zia, non mi lamento di quello che e successo, ma dimmi perché? Non capisco!

– Se vieni di là puoi vedere una tua foto che ci mando tua madre, e da quel giorno che ti vidi ti desideravo, volevo scoparti. Ti dispiace?

– No, era cosi per capire!

– Ok, ti preparo la colazione.

Feci la doccia, la raggiunsi in cucina, mentre lei serviva la colazione. Bussarono alla porta, era Rosy.

– Ciao! Buongiorno zia, mi offri un caffè? Sono venuta a prenderlo, andiamo a fare un giro nella città.

La zia acconsenti, notai che non era contenta. Poco dopo uscimmo, mi porto in giro, all’ora di pranzo mi porto nella loro pizzeria, erano chiusi, pranzammo li. Tra mille domande le prime domande “Che progetti hai?” “Sei fidanzato?”, sembrava un terzo grado, finalmente, si fini e Rosy mi trascino fuori.

– Ti voglio chiedere una cosa ma devi essere sincero, niente bugie, nemmeno mezze frasi d’accordo!

– Dimmi che vuoi sapere? Sarò sincero, prometto.

– Cosa provi per me? Io so cosa provo per te, voglio sapere tu. Ti dico, che ti ho pensato sempre.

– Rosy non lo so di preciso cosa provo, ti ho pensato e tanto, a volte fantasticavo che tu arrivavi in Italia e venivi a prendermi. Se questo e amore, allora sono innamorato di te. E tu?

– Lo stesso, non ti nascondo che ho avuto un ragazzo e con lui che ho scopato per la prima volta, poi non l’ho voluto più incontrare. Ieri quando sei entrato e ti ho visto ho capito che ti voglio, ti amo, lo so che ho due anni più di te, se per te non un problema…

– Non lo e. Dimmi che fare? Vuoi che resto qui? Che lavoro farò?

– Semplice, lavorerai con me. I miei sono vecchi e si vogliono ritirare, gli daremo qualcosa, c’è la caveremo allora.

– Si, allora resto.

– Ti voglio bene!

– Anche io, credo di averti sempre amato.

Qua finisce la mia storia, io e Rosy abbiamo due bambini meravigliosi.

Publicato in Cugino e Cugina, Zia e Nipote. Parole Chiavi , , , , , , .