Racconti di gioventù – Seconda parte (mandata da Ulisse)

Mia madre,  il mio vizio piu grande ,seconda parte

Io comunque avevo la scuola, il liceo, che mi teneva molto occupato e mi ero innamorato, non ricambiato, di una bellissima ragazza. Mia madre cominciò a sentirsi male, non digeriva, rimetteva, andava a farsi visitare da dottori che la molestavano chiedendole di spogliarsi. Poi dopo qualche mese partì con mio padre per un viaggetto di tre giorni. Ho pensato molto a quel viaggio tanto strano, ma non ne ho mai parlato con mia madre, neppure  quando finalmente entrammo  nella confidenza “coniugale” nella nuova casa. Era inverno, faceva freddo, la nuova casa in periferia non aveva il riscaldamento. Mio padre ci suggerì(!) di dormire insieme nel lettone che avevamo acquistato. Lo facemmo, ma non successe nulla; mia madre indossava un pigiamone di pesante flanella chiuso fino al mento. Avrebbe scoraggiato anche un senegalese. E poi, ripeto, avevo il liceo(indietro di due anni perché mia madre, vergognandosi di avere un figlio illegittimo, non mi aveva iscritto alle elementari per due anni di seguito).

Ma venne la primavera e l’estate del 1957. Mia madre aveva compiuto quarant’anni e io mi ero messo in mente che era oramai vecchia! Mi sentivo persino frigido senza di lei. Ci eravamo separati, io sul divano letto nel saloncino, lei nel lettone. Venne l’estate e mia madre ricominciò con le sottovesti trasparenti e con le sue nudità. Mi riprese il desiderio. La notte andai a guardarla alla soffusa luce celestina dal piccolo lampadario del corridoio, proprio come fece quel ragazzo “voglioso di sesso” con la madre(simulata naturalmente) visto da me in internet. Altro che vecchia! Uno spettacolo di donna: la pelle, l’incarnato, cosce all’aria e vagina esposta. Aveva perso soltanto un po’ di peluria e io mi gettai su quelle meraviglie, godendo anche del sentore di orina. Mi respinse brontolando; la mattina doveva alzarsi molto presto per andare al lavoro, così anche le notti successive. Ma poi, calendario alla mano, cedette.

Come desiderio scoprii che eravamo alla pari, anche se si comportava con compostezza; mia madre era una donna di un buon livello di educazione, nelle parole e negli atti. Fu bellissimo, a membro nudo e sperma dentro. L’altra volta non contava perché non c’era stato un vero possesso. Era pomeriggio, non c’era pericolo che venisse mio padre. Le andai sopra(la mia posizione preferita), ma non sapevo penetrarla perché tutte le volte che da ragazzo la buttavo sul letto per imitare l’amplesso lei teneva le gambe chiuse ed io avevo ricavato l’idea che quella era la posizione, e me ne venivo mentre lei taceva per tutto il tempo. Mi disse nell’atto che sentiva il mio cuore battere forte contro il suo petto. Vedendo che facevo pasticci mi spiegò: ma amore, così non fai. Mi prese una gamba e con l’altra mi sistemò per l’amplesso. Le chiesi di guidarmi lo strumento e lei me lo portò sulla apertura della vagina. Le dissi: è dentro? si, rispose, spingi. Pochi minuti, i più belli della mia vita. Però mi lamentai anche della così lunga attesa. Perché farmi aspettare così tanto. Non rispose. Ci furono altre volte, con grande passione anche da parte sua che mi baciava per tutto il tempo. Scoprii un attaccamento fortissimo da parte sua che in seguito si trasformò in una gelosia con caratteristiche di morbosità, che non nascondeva. Odiava tutte le ragazze che mi avvicinavano e con mia moglie ci furono grossi problemi. Dopo i primi amplessi mi disse dei  pericoli di possibili fratellini e quindi feci acquisti nella farmacia sotto casa destando sospetti nei dottorini in servizio, che ci conoscevano. Tanto impeto da parte mia non poteva non avere gravi conseguenze.

Prima di partire per Cremona in visita dalla nonna (che mi detestava perché al corrente della nostra passione) un pomeriggio, nonostante le resistenze di mia madre, le andai sopra senza il profilattico, assicurandole che mi sarei ritirato al momento dell’orgasmo. Ma lei non voleva, quasi piangeva; era disposta tutto purchè io rinunciassi alla penetrazione; ma io non capivo più niente e volli continuare. Naturalmente non ce la feci a ritirarmi. Avevo 19 anni non ancora compiuti! Sul treno, tornando da Cremona, dopo 15 giorni, mia madre mi raggiunse nel corridoio dove stavo fumando e mi disse della sua certa gravidanza causata da me senza dubbio; mi disse “c’è”(da donna esperta di queste faccende). Seguirono tre mesi di sesso forsennato; ero stato bocciato per causa sua, non pensavo altro che a lei. La segretaria del mio liceo sapeva tutto di noi (e io di lei) e un giorno di alcuni anni dopo, diventata una mia amante, me lo disse. Ci fu l’aborto che a me spiacque moltissimo.

Mio padre non lo seppe mai a causa della sua grave malattia, da cui scampò tuttavia vivendo ancora molti anni. Io poi intrecciai una tresca con una mia prima cugina, madre di due bimbi, causandole una terza gravidanza di cui si liberò anche lei con un aborto; terribile, poco mancò che ne morisse. In seguito litigammo. Il marito se avesse saputo ci avrebbe ucciso. Con questa mia cugina ho imparato a essere più calmo nell’amplesso e a fargli toccare almeno 50/60 minuti, misurati in base ai tempi di assenza da casa del marito. Quando ci fu questa tempestosa vicenda mia madre, del tutto a sorpresa, se ne uscì con questa amara considerazione: “fare atti contro natura è il vizio della mia famiglia”. Io pensai che questo spiegava la sua fuga da casa a 18 anni.

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