Volevo fare una sorpresa alla mia bambina, avevo comprato quel completino T-sihrt e mini di jeans che un paio di volte la vidi ammirare in una vicina vetrina. Salii le scale, sapendo che lei se ne stava in salotto davanti alla tv, scostai lentamente l’uscio della sua cameretta. La sorpresa toccò a me, mia figlia se ne stava stesa a letto con i jeans e le mutandine alle ginocchia e si toccava “Dio mio, la mia bambina” pensai. Mi pareva impossibile che quella piccola che fino a poco tempo fa passava ore sull’altalena, e adesso eccola lì. Ma la cosa ebbe un altro aspetto, mi sorprese non poco nel sentire dentro i calzoni un inferno. Rimasi pietrificato, fermo tenevo il pacco del regalo che però mi scivolò di mano. Cinzia si voltò, mi vide, veloce come il fulmine si coprì, diventò rossa come un papavero, io bianco come un lenzuolo. Riavutomi, raccolsi il pacco e, con voce roca dissi: “Cinzia, ti ho voluto fare un regalo”. Poi per sdrammatizzare aggiunsi sorridendo “Ma invece il regalo me l’hai fatto tu”. Era vero, la visione delle dita in movimento, delle cosce, del suo pancino nudo, è stata una visione Paradisiaca che si scolpì nel mio intimo, infatti solo allora m’avvidi che l’ospite dei miei calzoni si era irrigidito come non mai.
Più tardi, pensandoci mi chiesi il perché, cazzo era mia figlia, non avrei dovuto reagire così. Scesi di corsa vergognandomi di me stesso, quasi che Cinzia avesse notato il mio stato, invece era diventata rossa pure lei. Non dissi nulla a mia moglie dell’accaduto. Cinzia tardò molto a scendere per la cena, entrò in sala da pranzo tenendo gli occhi bassi, io la guardavo di sottecchi. Durante la cena decine di occhiate furtive correvano tra noi. Non si toccò il tema per un paio di giorni, anche se un sacco di pensieri occuparono la mia mente. Mi sentivo attratto e contemporaneamente tentavo di scacciare quei pensieri, sì perché nonostante li ricacciassi in fondo al cuore, tornavano sempre a galla e sempre più forti. Come avrei voluto essere io, il suo paparino a deliziare la sua patatina con la lingua, a saggiare i capezzolini delle sue nascenti tettine…e poi no, no mi dicevo è tua figlia, è carne della tua carne, non puoi. Un’ossessione. Fu la terza sera che in salotto Cinzia venne a sedersi vicino a me sul divano. Indossava il completino del regalo. “Ti piace Cinzia? Ti piace il mio regalo?” e lei dopo un attimo di riflessione, “E tu… t’è piaciuto il mio?” Ho impiegato qualche secondo per capirlo, sbarrai gli occhi non riuscii a proferir vocabolo, la fissavo deglutendo. Cinzia, la mia dolce bambina con uno scatto repentino mi bloccò il viso con ambo le mani, e qui non posso descrivere cosa successe, è stato troppo traumatico, lei, la mia piccina avvicinò la sua bocca alla mia, premendo le sue labbra di seta sulle mie. Dallo stupore aprii le labbra e fu lì che mi parve che il mondo mi cadesse addosso, Cinzia infilò la sua linguetta dentro la mia bocca. Gesù che sublime sensazione, la linguetta di mia figlia, la sentii viva che guizzava come un serpentello. Chiusi gli occhi e, con la mente fissai quelle emozioni. Succhiai per alcuni secondi, poi ricambiai entrando nella sua boccuccia. Per dieci venti minuti fu una continua lotta con le nostre lingue, ci si staccava per qualche secondo per prendere fiato, poi con una violenza famelica ci si incollava nuovamente. Non potrò mai dimenticare quei baci, mia figlia mi guardava con un sorrisino divertito, come volesse canzonare la mia incertezza. “Ti amo papà” mi sussurrò posando la guancia sul mio petto. L’arrivo di mia moglie annunciato dal motore e dal rumore della basculante del garage, pose fine per quella sera ai nostri peccaminosi piaceri…
Commentate, spero vi piaccia. Scriverò il seguito!
E’ ancora piccola, però…
Publicato in Padre e Figlia. Parole Chiavi ditalini vaginali, incesto familiare, masturbazione vaginale, padre incestuoso, tette piccole.