Mi scopo la nipote ucraina

Mia moglie e ucraina, bellissima gnocca bionda, una gran fica e brava, sia a letto che nel condurre la casa. Non è la mia vita matrimoniale che voglio raccontarvi, ma quella della cugina, una bambola. Andiamo con ordine, non ero mai stato al paese di mia moglie, a causa degli affari si rimandava sempre. Una sera la mamma di mia moglie, mia suocera, che e vedova, ci invitò con insistenza, mia moglie, non capisco il motivo, rifiutò. Io per scherzo dissi “Se mi vuoi mamma, vengo io da solo”, lei mi rispose “La casa e aperta, vieni quando vuoi”. Dopo che chiudemmo skype, dissi a mia moglie.
– Io scherzavo, ma tua madre a creduto per davvero.
– Vai, il tempo ce l’hai, al negozio me la vedo da sola.
– Ma non è giusto, il mese prossimo chiudiamo per quindici giorni e andiamo insieme.
– Ma no, vai tu, passerai un po’ di tempo con la mia gente e la mia famiglia con la speranza che non mi metti le corna.
– Con chi, e perché? Sei cosi bella, sarei un emerito stronzo se pensassi ad un’altra, ti amo tantissimo e lo sai.
– Certo amore, lo sai che ti amo anch’io molto, tu non ti rendi conto del fascino che hai, e poi sei Italiano. Lo sai cosa pensano di voi nel mio paese? Che siete dei grandi chiavatori.
– E tu che pensi di noi o di me?
– Tu al posto del cervello hai la figa, pensi solo a quello. Comunque, basta con questi stupidi discorsi, sono contenta se ci vai, così la mia figa prende un po’ di ferie.
Una settimana dopo presi un aereo, al mio arrivo c’era mia suocera, con una ragazza che sembrava uscita da una rivista di moda, bionda, con capelli tagliati a caschetto, bella è dire poco. Le sue forme, gli occhi verdi e le labbra rosso fuoco, solo a vederla il cazzo si fece duro. Dopo avere abbracciato mia suocera, guardai lei. Mi tese la mano, disse di chiamarsi Okcaha si pronuncia, ‘’ Oksana’’ almeno così l’ho chiamata.
– Sei Franco? Io sono una nipote di tua moglie.
– Parli bene l’Italiano e sei bellissima.
– Grazie, ho studiato arte a Firenze, è per questo che parlo cosi bene.
– Potrai farmi da traduttore con mamma, non ci capiamo per niente.
– Volentieri, ma lei abita in campagna, non stanno tanto bene, mi hanno chiesto se vieni a stare da noi, abitiamo in città, decidi tu.
– Ti ringrazio, sarebbe un vero piacere, ma voglio andare a casa dalla mamma, non voglio fare il ricco, posso adattarmi facilmente.
– Come vuoi, ti do il mio numero, se hai bisogno mi chiami.
– Ti chiamerò più di quello che pensi, anche perché non ci capisco nulla.
Lei fece da traduttore, vidi mia suocera non molto contenta, la nipote ci portò a casa da mia suocera, aveva ragione, la casa era di legno malandata, dentro non era male, pulita. Mi piaceva e lo dissi, vidi mia suocera cambiare espressione, era contenta, mi fece vedere la camera dove avrei dormito. La ragazza andò via, mia suocera mi chiese facendosi capire se volevo mangiare, dissi di si, dire cosa mangiai non lo so ma non era male, dopo mi portò fuori, mi fece vedere gli animali, l’aiutai a governarli. Non so cosa mi stava succedendo, mi piaceva, mi sentivo bene. Rientrammo in casa e lei fece una cosa a me strana, si tolse, i pantaloni e la maglia, all’ingresso, restò con una canottiera e mutandine, guardandola, fu una conferma della sua bellezza. Mi fece arrapare, il cazzo si fece duro e pressava contro i pantaloni, si notava il bozzo, lei mi guardò e si mise a ridere. Le chiesi a gesti il motivo del suo ridere, lei mi indicò il gonfiore dei pantaloni io di rimando le feci capire che era bella, mi ringraziò, poi mi fece il segno che andava a fare la doccia. Quella situazione non solo era eccitante, ma mi intrigava non poco, il pensiero di scoparmi mia suocera. Le feci capire che volevo anche io fare la doccia e chiaramente le feci capire che potevo lavargli la schiena, capì, mi guardò in un modo carico di sessualità. Mi avvicinai, presi il suo viso con tutte e due le mani, poggiai la bocca su quella di lei, accettò la mia lingua, lasciai il viso e l’abbracciai, lei ricambio abbracciandomi, spinse il ventre contro il cazzo. Le misi la mano sul culo, passai le dite tra le natiche e stavo per metterla davanti e toccargli la fica, lei mi fermò, mi allontanò, mi fece capire che doveva fare la doccia. Non ci volle molto a capire che si sentiva sporca, non mi rifiutava, voleva solo essere profumata. La presi per mano e la portai in bagno, l’aiutai a spogliarsi, vedendola nuda, restai scioccato era proprio buona. Mentre mi spogliavo lei regolò la temperatura dell’acqua, non parlavamo la stessa lingua ma ci capivamo. Capivamo cosa fare, prese un spugna, la riempi di sapone ed iniziò ad insaponarmi il torace, mi guardava e sorrideva, mi poneva delle domande e da quello che potevo capire, mi chiedeva se mi piaceva, gli rispondevo di sì. Mi insaponava tutto, scese sino al cazzo, che era duro, lo prese e lo lavò, mi insaponò le palle, mi fece il segno di girarmi, passò alla schiena e tra le natiche, mi passò la spugna, era un chiaro invito a lavare lei, mai compito, fu più piacevole. Iniziai dalla gola, tra i seni grandi e ancora duri, mi chinai e presi un capezzolo tra le labbra, lei si mise a ridere, prese il cazzo e inizio a farmi una sega, nel frattempo ci baciavamo con frenesia. Misi la mano tra le cosce, le misi un dito in fica e iniziai a masturbarla, interruppi la masturbazione, presi la coscia la sollevai, mi avvicinai guidando il cazzo fino ad entrare nella ficca, iniziai a chiavarla, era la prima volta che lo facevo sotto la doccia. Provavo una sensazione molto arrapante, il getto dell’acqua calda che bagnava i nostri corpi… ad un tratto la sorpresa.
– Chiavami, che bel cazzo, mi piace. Italiano chiavami forte!
La sorpresa fu che mi invocava in italiano. Diedi dei colpi rapidi, era molto eccitante, sentire il rumore dell’acqua che si comprimeva tra i due pube. Stanco della posizione, la feci girare alla pecorina, lei chiuse l’acqua, la presi per i fianchi, la chiavavo di brutto nella posizione in cui eravamo le vedevo il buco del culo, era di colore roseo, mi attirava, mi venne il pensiero di metterglielo in culo ma rimandai, lei stava godendo e non volevo interrompere il suo godimento, non mancò molto. La mia suocera zoccola godeva un sacco, e io con lei. La trattenni ancora, fermo e ben piantato dentro di lei, mi tolsi la girai verso di me ci baciammo ridendo e felici.
– Mamma mi dici perché non hai mai parlato in italiano? Facevi finta di non capirmi e tua figlia lo sa?
– Scusami ma ci siamo divertite un po’ alle tue spalle. Era uno scherzo, io sono stata a Venezia tre anni, lavoravo come badante, poi la malattia di mio marito mi costrinse a fare ritorno. Il destino ha voluto che hai conosciuto mia figlia via internet, vi siete sposati e da quello che mi racconta siete felici e vi amate. Sono una donna di poco conto, mi sono fatta scopare da mio genero, chi sa cosa penserai di me, la mia scusa, se mai c’è n’è una, è che ti ho desiderato dal primo giorno che ti o visto su skype. Chissà che pensi di questa puttana, e cosi che mi devo definire?
– Ma no, non è così. Non buttarti giù, anch’io pensavo a quanto sei bella e quando ti vedevo pensavo a quanto sarebbe stato fantastico scoparti. Sarà meglio asciugarci, altrimenti prendiamo freddo. Dobbiamo andare a letto, devo baciarti e leccarti sta figa calda.
– Matto che sei, vuoi continuare? Non sei stanco?
– Sta tranquilla, questa notte non si dorme. Mi devi dare il culo e prima te lo devo leccare, prima sotto la doccia mi è venuta una voglia matta di incularti.
– Ma voi italiani siete fissati con il culo? Dimmi, è così?
– Non lo so, ma certamente il tuo mi attira molto, me lo dai?
– Certo ti accontento in tutto quello che vuoi, ma adesso beviamo qualche bicchiere e mangiamo un po’, ci serve.
Lei inizio a prendere l’occorrente, mise a tavola del prosciutto, al loro modo niente a che vedere con il nostro, dei filetti di pesce sott’olio con cipolla e da bere vodka. Inferno puro, usano mangiare e bere. Altro che inculata, mi ubriacai, caddi in un sonno profondo, mi svegliò lei che era mezzo giorno.
– Scusami, io non sopporto le bevande alcoliche e tu mi hai fatto bere molto.
– Fa nulla, ti alzi? Sta per arrivare mia nipote con i suoi, credo che ti vogliono invitare a casa da loro per la cena, resta in città se vuoi.
– No devo tornare, ho un certo lavoretto da portare a termine. Le diedi una pacca sul culo. Abbiamo tempo adesso? Che dici c’è la facciamo a fare un’inculata?
– Sei matto! Il culo te lo do questa sera. Se vuoi, c’è il tempo per una scopata, vuoi?
– Certo che voglio, sarei tutto matto a dire di no. Vienimi sopra!
Mi abbassai le mutande, il cazzo si mise dritto, lei sorrise. Si tolse le mutandine, si mise su di me, prese il cazzo e lo guidò, impalandosi lentamente sino ad inghiottirlo tutto. Poggiò le mani sul mio petto ed iniziò a salire e scendere, vedere la fica ed il mio cazzo roseo, comparire e scomparire nel suo corpo, era di una eccitazione senza pari. Stesi le mani, presi i seni, erano di una misura media, ancora belli sodi, presi i capezzoli eccitati con due dite, li stringevo delicatamente, lasciai i seni e me la tirai giù cercando la bocca, fu lei a mettere la lingua nella mia bocca, provai un piacere diverso, misi la mano tra le natiche e le stuzzicai il buco del culo, provai ad entrare ed il dito entrò. Mentre lei chiavava io le stuzzicavo il culo.
– Sei un demonio caro! Un attimo amore togli la mano dal culo.
Si sollevo, prese il cazzo e lo tiro fuori dalla fica e lo guido vicino, al buco del culo, diede una spinta e la capocchia entrò, spinse piano, senza fermarsi. Vidi il suo culo che si era adattato al cazzo.
– Oh mio dio, perché l’ho fatto? Mi sento il culo aperto, lo sento nello stomaco. Mi sento piena, ma starei cosi tutto il giorno. Adesso sborrami nel culo, dai amore di mamma.
Aumentò il ritmo e sborrai, lei gridò con me, ci fu appena il tempo di metterci in ordine che arrivarono i famigliari. Saluti, presentazioni, la nipote mi prese sotto braccio e mi portò fuori, mi guido alle stalle.
– Perché mi hai portato qua? Vuoi governare gli animali?
– A me non piacciono, solo nel piatto mi piacciono. Ti ho portato qua per parlarti, come avrai notato tua suocera parla la tua lingua, è uno scherzo che in verità non l’ho capito, comunque, voglio chiederti se quando parti mi porti con te. Non voglio stare qua, non ho un futuro, dovresti parlare con tua moglie Anna se e d’accordo, ti va?
– Per me va bene, se lei è d’accordo, potresti lavorare al negozio e piano piano troverai un lavoro adatto a te.
– Stasera ne parli con tua moglie?
– Lo farò, ma desidero una cosa da te e non devi pensare che sia un ricatto, se non vuoi non cambierà nulla, ti aiuterò lo stesso e come non detto.
– Dimmi cosa desideri da me se posso lo farò.
– Dal momento che ti ho visto, ho desiderato fare l’amore con te, scopare, tenerti nuda tra le mie braccia e baciarti tutta. Se lo vuoi, se non vuoi, fai conto che non ti ho detto nulla, ma a costo di mettermi in ginocchio, dimmi di si.
– Non è necessario che ti metti inginocchio, ad essere sincera, dal momento che ci siamo conosciuti ho desiderato di farmi una chiavata con te, dobbiamo trovare il tempo e il posto dove scopare. Da quello che mi ha raccontato tua moglie, sei un buon chiavatore.
Mentre parlava, rideva.
– Appartiamoci, almeno per adesso desidero darti un bacio.
– Desidero che tu sappia come la penso, qui ci faremo delle scopate e tutto quello che vorrai, come lasceremo la mia terra tu non mi toccherai più, saremo dei buoni amici e un po’ parenti d’accordo? Altrimenti non se ne fa nulla.
– Sono d’accordo, tu mi piaci moltissimo, altrimenti non te lo avrei chiesto. Io amo Anna mia moglie, pertanto sono pienamente d’accordo, te la vedi tu come combinare l’incontro?
– Adesso siamo fuori dalla visuale di casa, baciami.
Fu lei a venirmi incontro con quella bocca di fuoco, era di un colore che ricordava il melagrano maturo. Poggiai la bocca sulla sua, le diedi la lingua lei l’accolse e si strinse forte a me. Mentre le nostre lingue giocavano tra loro, stringendola forte a me sentivo i suoi seni duri contro di me, ne presi uno e lo strinsi, si sentiva la sua rotondità e come era sodo. Raramente mi era capitato di tastare un seno così, attraverso la maglietta riuscii a toccare il capezzolo, al tatto si era indurito, lei mise la mano tra noi, mi tasto il cazzo, poi mi allontanò.
– Ti sento e vorrei succhiarti questo cazzo così duro, come dite voi, ti farei un pompino è così?
– Qui da voi come si dice il pompino?
– Non lo so di preciso, credo che si possa dire ‘’mnheta’’, è una parola che non si usa, almeno credo, andiamo, tu resta in città questa sera diremo ai miei che andiamo a ballare, invece andiamo a casa di una mia amica, passeremo un bel po’ di ore insieme, andiamo.
Un’ora dopo, partimmo, al nostro arrivo prepararono il pranzo, questa volta non mi feci fregare, non toccai la vodka, mi aspettava, una serata speciale, non avrei fatto lo stupido di ubriacarmi. Non toccai nessuna bevanda, solo acqua. Dopo aver pranzato, mentre le donne rassettavano, l’uomo cercava di essere gentile, io non capivo un accidente, per fortuna lei mi venne incontro, mi disse “Usciamo?”, mi prese per mano e uscimmo.
– Non resistevi più a mio padre vero?
– Quando non capisci è difficile avere un dialogo, mi sembra che sia un bravo uomo.
– Lo è, ed è innamorato di me.
– Chi non lo è? Sei così bella e bona.
– Grazie capisco cosa vuol dire bona, voi l’usate molto, poi mio padre non mi vede come te, lui mi ama come figlia.
– Io, se tu fossi mia figlia non lo so se riuscirei a trattenermi, di scoparti, tu sei una bomba sexy lo sai?
– Siamo arrivati vieni e basta con i complimenti te la do la fica, tranquillo.
Mentre salivamo le scale se la rideva, era davanti a me e sculettava, era ben consapevole, della sua sessualità, aprì la porta, la chiave era sotto al tappetino, entrando disse “C’è nessuno?”
– Siamo soli vieni, ci mettiamo sul divano. La mia amica e gelosa del suo letto.
Iniziò a spogliarsi, mi fece segno di fare altrettanto, mentre mi spogliavo guardavo lei, mi eccitai solo a vederla. Appena fu nuda restai a bocca aperta, per descriverla non ci sono parole, ne dico solo una: bona, una gnocca che puoi vedere solo sulle riviste, per soli uomini, una fica come me ne sono capitate poche, non dico mai, perché mia moglie è lo stesso bona. Restammo nudi entrambi, si mise seduta sul divano e mi fece il segno di avvicinarmi, nella posizione in cui eravamo il cazzo puntava dritto alla sua bocca, lo prese, fini di scappellarlo, mise la capocchia a nudo, era di color rosso porpora, teso sino all’inverosimile, il filetto sotto la cappella era cosi teso che pensai, adesso si stacca. Passo la lingua tutto intorno, iniziò a leccarlo come si lecca un cono gelato, leccò il filetto, fui grato, mi dava sollievo a parte il piacere. Leccava di sotto, mi prese un testicolo in bocca per quello che poteva, ritornò alla capocchia, la prese in bocca, iniziò a pompare. La tolsi e la feci stendere, desideravo mettermi con la testa tra le sue cosce, quel cespuglio biondiccio, mi attraeva moltissimo, la feci stendere per terra, c’era un tappeto spesso. Ci mettemmo di lato, lei riprese il cazzo in bocca, le aprii le labbra della fica, cercai il clitoride con la punta della lingua e lo martellai, reagì alla mia lingua indurendosi, le misi un dito in culo, continuammo per un bel po’. Mi girai, la misi sotto, lei prese il cazzo e lo guido, spinsi ed entrai in lei. La fica era stretta, entrando, sentivo che dovevo farmi strada, era lubrificata ma facevo fatica a entrare.
– Ho la figa stretta, vero? Tu forza, non avere timore, non mi fai male, dopo si adatta, entra del tutto dammelo questo cazzo grosso italiano.
Iniziai a scopare lentamente, dopo un po’ come aveva detto lei, il cazzo si era adattato e scivolava bene. Lei aveva messo i piedi sulle mie cosce, si teneva stretta e mi veniva incontro sollevando il ventre. Ci baciavamo, succhiandoci a vicenda le lingue, era un vortice di piacere, sensazioni mai provate prima. Sentire il cazzo stretto nella fica, era qualcosa d’indescrivibile. Dopo un bel po’ non c’è la feci più, sborrai con forza ed intensità.
– Mi hai distrutta, io ho questo piccolo difetto, ma tu con questo grosso cazzo, lo sentito di più, esci ti prego.
– Mi dispiace, mi piacerebbe continuare. Chiavarti è stupendo!
– Anche a me. Riposiamoci, fumiamo una sigaretta e poi ricominciamo.
Tornammo a casa dai suoi, alle quattro del mattino dopo aver scopato varie volte, restai da mia suocera tre giorni, scopandola e inculandola tutte le notti, poi partimmo e la nipote venne con me, mia moglie, la sera a letto.
– Amore dimmi ti e piaciuta la mia terra?
– E’ bellissima ci voglio ritornare.
– Certo che ci tornerai, ma con me, casanova.

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