La nonna Tania e la migliore


Nonna Tania è una stupenda donna bellissima, non poteva essere che così, visto la figlia, mia madre. Io la conoscevo poco, l’avevo vista da bambino attraverso Skype. Loro sono polacche, la nonna abita nella provincia di Stettino, ai confini con la Germania. Vedevo nelle video chiamate che nonna era una bella donna, mio nonno lavorava in Germania. Entrambi erano ancora giovani.
Un giorno, lei chiese io che facevo, visto che la scuola era finita? Mamma gli disse scherzando”
“Adesso te lo mando li da te, cosi lo sopporti un po’ tu.”
Era uno scherzo, ma la nonna inizio a gridare di gioia, sarebbe stata felice di ospitarmi, visto che era sempre cosi sola. In due giorni mi trovai sul bus verso Polonia. Al mio arrivo era nonna, ad attendermi. Vederla da vicino, fu un colpo, non solo era bella, ma un gran pezzo di figa. Mi abbraccio, mi strinse forte tra le braccia. Durante l’abbraccio, senti le sue tette e i capezzoli eccitati premere contro il mio torace, notai che erano ben dure. Non mi sarei mai voluto sciogliere da quell’abbraccio, ma dovevo, mi ero eccitato e il cazzo ora premeva contro di lei.
“Ivan, che fai? Brutto monello, ti ecciti toccando tua nonna?
Diventai rosso come un peperone.
“Scusa, nonna è che sei così bella.”
Presi coraggio, perché lei se la godeva.
“Starei sempre abbracciato a te.”
“Andiamo a casa, forse tra le mura domestiche ci possiamo anche scambiare qualche abbraccio, qualche coccola.”
Nonna parlava abbastanza bene l’italiano, era stata lei a venire per lavoro in Italia, poi l’aveva seguita la figlia, mia madre.
“Ivan, devi praticare un po’ la mia lingua.”
“Nonna io la capisco abbastanza.”
“Facciamo cosi, da questo momento mi chiami per nome, almeno in casa. Mi fai sentire vecchia.”
“D’accordo! Tu non sei vecchia, sei bellissima.”
“Grazie, ad una donna fa sempre piacere ricevere dei complimenti.”
Erano le ventuno, dopo aver cenato, anche qui chiamano la cena colazione.
“Ivan ho il satellite, se vuoi, guardiamo la tv italiana.”
Prendemmo posto, accese la tv. Non so se lo fece di proposito, nel sedersi tiro su il vestito, mise le cosce in bella vista. Guardavo lo schermo, ma non vedevo nulla, lo sguardo andava sempre li. Ci pensai su, volevo e desideravo toccarla. Poi mi venne l’idea, mi distesi, per lungo poggiai la testa sulle cosce. Lei non disse nulla. Sentire il calore delle sue cosce, fu molto eccitante. Provai a baciarle, lei mise le mani sulla mia testa. Iniziai a baciare, salivo su, spingendo il vestito, non ci misi molto e mi trovai con la guancia appoggiata alla mutandina. Scivolai a terra mettendomi in ginocchio, lei apri le cosce, il triangolo formato dalla mutandina mi sembrava disegnato da un geometra di come era perfetto. (In seguito, nella mia vita, sono stato sempre attratto dal quel triangolo.)
Gli tolsi la mutandina, aveva la figa rasata, emanava un odore pungente, ma piacevole. Passai la lingua tra le labbra e mi piacque un mondo.
“Caro che bello! Stendiamoci a terra in modo che possa succhiarti il cazzo.”
Ci stendemmo sul folto tappeto, nella posizione del sessantanove. Senti che mi sbottonava i pantaloni, li tiro giù, mi prese il cazzo e inizio leccando in torno. Ripresi a leccare la figa, gli misi un dito dentro, leccavo è la chiavavo, prima con un dito poi due.
Lei aveva preso il cazzo in bocca è mi faceva deliziare, con quel pompino, da esperta. Duro un bel po’, poi mi disse:
“Caro adesso vienimi sopra, chiavami! Fammi sentire questo cazzo duro.”
Lei si sdraio a cosce aperte, mi distesi su di lei. Prese il cazzo è lo guido.
“Entra mio piccolo amore. Che bello e sentire il tuo giovane cazzo. Chiavami bello, cosi… forte! Fammi sentire che sono ancora bella.”
“Lo sei nonna, che bello chiavare con te.”
Davo dei colpi di reni, forte è rapidi. Lei mi invocava di chiavarla veloce, dopo un bel po’ lei mi diede un morso sulla spalla gridando:
“Amore godo…”
E io con lei. Quella notte e per i dieci giorni di vacanza chiavavamo in tutte le occasioni. Una vacanza che non dimenticherò per tutta la mia vita.

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