Un pomeriggio d’estate di qualche anno fa, ero disteso sul letto di mamma, ero in uno stato di dormiveglia, lei entro guardo verso di me, apri il tiretto del comò, e prese una mutandina, guardo di nuovo verso di me, come si era rassicurata che dormivo si sollevo il vestito, e si tolse le mutandine. Rimasi senza fiato, aveva una fica bellissima, non ne avevo mai vista una così, lei usci, ed io mi ero eccitato a più non posso. Mi alzai e andai in bagno. Mi chiusi dentro e cercai nel cestino della biancheria sporca, erano li le presi e me le portai al volto, tirai fuori il gigante, e iniziai masturbarmi. Il profumo della fica era molto intenso sapeva di muschio selvaggio. Pensando di stare tra le sue cosce a leccargli la fica, venni e fu tanta che pensai che non voleva fermarsi più. Dopo avermi dato una ripulita, usci e andai in cucina, era lì che puliva.
– Ciao ma!
– Vuoi qualcosa? Devo uscire!
– No, dove vai?
– Devo andare al centro commerciale.
– Vengo con te se vuoi!
– Non ti serve niente di particolare?
– Voglio stare con te!
Mi guardo sorridendo.
– Stare con me?
– Si, perché no?
– Sono contenta che vuoi venire, e che una novità che lo fai.
– Mi fa piacere!
Mi avvicinai gli misi una mano nel fianco, con l’altra gli accarezzai il viso.
– Sei bellissima!
Mi guardava come quello che non riesce a capire bene cosa stava succedendo.
– Andiamo insieme?
– Si, perché no?
– Bene, vado a prepararmi!
La baciai sulla bocca delicatamente, era la prima volta che la baciavo così, mi sorrise.
– Che ai oggi?
– Nulla! Mi sono reso conto di quanto sei bella.
– Che mi vuoi dire? Che prima ero brutta?
– Ma no, che dici? Uno può guardare la madre per tutta la vita, e sua madre ed e bella sempre, anche se in realtà e brutta, come dice quella vecchia canzone “Son tutte belle le mamme del mondo”. Oggi mi sono reso conto che sei un gran pezzo.
– Va be va! Meglio chiudere questo discorso. Cosa hai in mente veramente?
– Andiamo al centro commerciale, fai le compere che devi, poi mangiamo qualcosa, andiamo al cinema, ti va?
– Sicuro che mi va! Devo approfittare di questa tua disponibilità.
– Da oggi sarà diverso, vedrai!
Uscimmo con la sua auto, non me la dava per nessuna ragione, la mia era dalla concessionaria, nel sedersi il vestito era salito su, e io non riuscivo a togliere gli occhi da quelle cosce, andammo in giro a fare compere, entrammo in un negozio di biancheria intima, mentre lei guardava dei capi, io fui attratto da un manichino, con i due pezzi, mutandine, e il reggicalze tutto era abbinato tra il bianco e nero.
– Che cosa guardi questi capi?
– Belli veri? Li prendiamo?
– Perché? E per chi?
– Per te.
– Io? Ma quelli sono per una giovane!
– Perché tu sei vecchia? Sei bellissima!
– Ti ringrazio, ma resta che non ne vedo il motivo.
– A dire la verità, desideravo farteli indossare e poi fare un servizio fotografico.
– Ma io non sono più una ragazza.
– Prendiamoli e poi ne parliamo.
Sorridendo li compro. Il mio lavoro era fotografo pubblicitario avevo lo studio che mi aveva lasciato il mio papa.
Mangiammo un panino non volle andare al ristorante, dopo il caffè scegliemmo un film, data l’ora, era semi deserto. Prendemmo posto, come spensero le luci, ebbe inizio il film, stesi la mano, presi la sua, glie la strinsi delicatamente, la guardai e lei fece lo stesso con me, ci scambiammo un sorriso.
– Amore ti stai comportando come un fidanzato.
– Non lo so come mi sto comportando, so, solo che sono felice come non mai, e vorrei chiederti se vuoi passare molto tempo con me. Uscire la sera, andare a ballare cose così. Che ne pensi?
– Posso solo essere contenta, lo sai, sono sempre sola.
– Mi permetti di chiamarti per nome quando siamo soli?
– Se vuoi, ma non capisco il motivo!
– Oh, sai? Così posso immaginare che siamo fidanzati.
– Io penso che tu stia andando fuori di testa.
– Perché dici questo, mi fai male!
– No e che non capisco, e uno scherzo vuoi prenderti gioco di me.
– Niente di tutto questo! Sei bellissima, e mi piace un mondo stare così con te.
– Davvero? Ma tu hai tante belle ragazze che girano per lo studio.
– Lo so ma non mi interessano, e tu sei più bella di loro.
Lascio la mia mano, e mi accarezzo il viso, così facendo lascio libero la mano la poggiai sulla coscia.
– Sei un grande adulatore, adesso guardiamo il film.
– D’accordo, ma posso chiamarti per nome?
– Se ci tieni! Ma devi fare attenzione davanti agli altri, non capirebbero, e non lo capisco neanche io.
– Capirai amore!
Chinai il capo verso di lei, capi, e poggio la sua testa alla mia, restammo in silenzio a guardare il film, Di tanto in tanto muovevo la mano ad accarezzarla, e salivo sempre più su, scopri che aveva le calze auto reggenti, toccai il paradiso quando senti la carne calda.
– Amore smettila fai il bravo qualcuno, può vederti! Che figura ci faccio? La tardona se la fa con il giovanotto.
Non si era ribellata, ma solo la paura del giudizio, degli altri, così mi diede più forza.
– Amore guardati intorno! Nessuno bada a noi! E così poca gente, in più a questa ora vengono più le coppie che vogliono stare da sole, e tu non sei una tardona! Sei una vera donna.
– Voglio crederti amore, ma ti prego non qui. A casa possiamo coccolarci un po’ se veramente lo desideri, solo non prendermi in giro.
La baciai sulla, guancia lei si giro forse voleva, dirmi qualcosa e io la baciai sulla bocca, più di una volta, mi sorrise, intanto avevo messo un dito sul triangolino della mutandina.
– Basta così amore ti prego.
– E bellissimo stare così con te.
– Non ti nascondo che sono contenta anch’io di stare così con te, ma come ti ho già detto, a casa va bene, qui non voglio.
– D’accordo amore, solo un attimo, permettimi solo una cosa.
– Cosa, vuoi?
– Questo!
Misi un dito a scostare la mutandina e uno, dentro e gli accarezzai la fica, lo passai tra le labbra.
– Basta così, ti prego non farmi arrabbiare.
– Non farlo amore, basta che non mi respingi.
– Ti ho già detto, a casa possiamo coccolarci un po, ma qui non mi va.
Tolsi la mano, la baciai sulla bocca, e gli sussurrai
– Sai quanta voglia o di baciarti?
– Matto mio.
I film fini non ricordo nulla, ero troppo eccitato.
– Che facciamo?
– Torniamo a casa. Almeno io, tu non devi uscire con qualche ragazza?
– Ci sto già con una ragazza.
– E chi sarebbe?
– Sei tu!
– Matto mio, cosa ti ha preso? Devo ricordarti che sei mio figlio?
– So bene chi siamo, ma so anche che non mi sono mai sentito come adesso.
– Perché come ti senti.
– Felice come non mai.
– Così tanto sei felice? Solo perché ti ho permesso di mettermi, la mano tra le cosce?
– Non solo per quello, e qualcosa che non mi riesco a spiegare bene nemmeno a me stesso. Penso che toccarti baciarti portarti per mano, tutto nel’insieme, mi rende felice, e vorrei che questo incanto non finisse mai.
– Sta a te, per me va bene. Provo qualcosa di fantastico anche io. Sono consapevole che, non si dovrebbe, ma se tutto ciò ci rende felice, va fanculo quello che si può e quello no.
– Mi rendi ancora più felice!
Arrivammo al parcheggio, era deserto, come prendemmo posto, stava per mettere in moto.
– Un attimo amore.
– Che ce.
Un attimo mi chinai verso di lei, capi e mi venne incontro, la baciai sulla bocca, passai la punta della lingua tra le labbra, forzai un po.
– Amore che vuoi fare? Cosa vuoi da me? Perché ti prendi gioco di me?
– Non mi prendo gioco di te, desidero baciarti come uomo, e non come figlio, come l’uomo che ti ama.
– Come già ti ho detto, a casa tra le parete della nostra casa, ma fuori non voglio.
– D’accordo! Sai, adesso che e la prima volta, il desiderio e tantissimo.
– Posso capire, ma calmati andiamo a casa.
Arrivati a casa, portammo la spesa su, come finimmo di metterla a posto, la guardai, mi sorrise, la presi per i fianchi.
– Sei bellissima!
Non gli diedi il tempo di rispondere, la baciai, e questa volta trovai le labbra socchiuse, gli diedi la lingua, l’accettò ebbe inizio un gioco di lingue, misi la mano lungo la coscia e gli sollevai il vestito, ero in procinto di mettere, la mano tra le cosce, quando mi respinse delicatamente.
– Calmati! Dopo, se ci tieni così tanto, ci coccoliamo un po, adesso mi devo cambiare, e darmi una rinfrescata.
– Ok dopo faro una doccia.
– Penso di farla anch’io.
– Ti aiuto?
– In cosa vuoi aiutarmi?
– A fare la doccia, ti lavo la schiena.
– Tu sei pazzo, mi devo mettere nuda davanti a te?
La baciai di nuovo.
– Sei bellissima, e non sai quanto lo desidero.
– Amore, ma ti senti? Io sono tua madre.
– Lo so chi sei, ma io provo qualcosa di meraviglioso, nel toccarti e baciarti, vorrei stringerti e accarezzarti, e per questo che vorrei anche vederti, so bene che tutto questo non e normale, ma non m’importa, sono al settimo cielo.
– Davvero sei così felice?
– Non immagini quanto!
La baciai di nuovo dandogli la lingua, dopo un po’ mi scostai e gli dissi
– Ti prego, desidero mettere la mano nella mutandina, vuoi?
– Dopo la doccia ti accontento, adesso mi sento sporca.
– Possiamo farla insieme?
– Se ci tieni, va bene. Non resterai deluso, vedendomi nuda.
– Mai.
– D’accordo, ma a questo punto, meglio riempire la vasca, che ne pensi?
– Bellissimo.
Andammo nel bagno, apri il rubinetto dell’acqua, lei inizio a spogliarsi e anche io, resto nuda prima lei.
– Sei stupenda amore.
– Davvero lo pensi?
– Perché mentirti?
– Anche tu sei bello, hai un fisico, bellissimo.
Ero ancora con i pantaloni, me li tolsi insieme alle mutande, dato che ero eccitato, il cazzo scatto fuori, e dato che sono ben dotato, almeno così mi e stato detto, e penso che sia vero, quando e duro si mette, un po’ verso su, e la capocchia tutta scoperta, color rosso porpora, era lucida per il forte eccitamento, lei lo guardo e disse.
– Ammazza ragazzo come sei messo! Da bambino sapevo che era grande per la tua età ma poi non ti avevo visto più, farai felice le tue donne.
La presi per mano e l’aiutai a salire nella vasca, ci immergemmo nell’acqua calda e profumata uno di fronte al’altro.
– Amore sono diventata pazza. Stare nudi in una vasca, da bagno.
– Per me e bellissimo. Non sono mai stato così felice come adesso, mi sembra di vivere in un sogno e ho paura di svegliarmi.
– Non stai sognando e tutto vero, adesso ti passo la spugna, e tu fai con me altrettanto.
Inizio dal torace e io pure i seni erano piccoli, ma duri, scesi sul ventre, e di li sul monte di venere, lasciai la spugna, e misi la mano, lei sorrise, misi un dito dentro, e iniziai ad andare dentro e fuori.
– Accostati un po’ di più a me amore.
Si accosto tanto che eravamo a contatto con i corpi il seno pressava contro il mio torace io ero al settimo cielo, la baciai sulla bocca poi per tutto il viso.
– Sei bellissima amore!
– Si amore, tutto e bello ma che stiamo facendo? Stiamo per diventare amanti.
– Si amore, e così bello e provo qualcosa mai provato prima.
– Anche per me e lo stesso.
– Usciamo? Desidero portarti sul letto e baciare tutto il tuo bellissimo corpo.
– Siamo pieni di schiuma, mettiamoci in piedi, e con il getto finiamo, di sciacquarci.
Ci mettemmo in piedi, regolai l’acqua, e glie passai per tutto il corpo.
– Girati amore!
Si giro, si appoggio a me, spinse il culo verso il cazzo, e nella posizione che si trova il mio cazzo si mise tra le natiche. La baciai sul collo, misi una mano sul ventre, e la spinsi leggermente sul cazzo, scesi con la mano e la misi tra le cosce la penetrai con un dito, ed iniziai andare dentro fuori.
– Amore mi fai impazzire! Sentire questo grosso cazzo tra le natiche…
– E tu mi fai impazzire! Tutto il tuo corpo e bellissimo amore, non resisto più desidero chiavarti, vuoi?
– Amore non lo sai quando lo vorrei, ma non posso farti entrare da dove sei uscito.
– Io desidero entrare dentro di te sentirti mia.
– Abbi pazienza, amore si troverà il modo di accontentarci tutti e due, adesso dallo a me che ti sciacquo io.
Glielo passai e lei si giro, mi sorrise, inizio a passarlo per tutto il corpo, mi lavo il cazzo.
– Girati che ti lavo la schiena.
Mi girai ed inizio a passarmi il getto dell’acqua sulla schiena e scese giù sino al culo, lo mise anche dal disotto mi sciacquo, anche i coglioni.
– Resta così.
Chiuse l’acqua, e mi abbraccio da dietro senti il seno pressare contro di me e poggio la fica sul mio culo.
– Sai che ho un gran desiderio che a volte la notte non mi fa dormire?
– Dimmi se posso fare qualcosa lo farò.
– Sogno di mettermi su una donna e chiavarla nel culo, desidero sentire cosa si prova a stare di sopra come un uomo.
– Capisco ma dovresti prima procurarti un cazzo, se no come fai?
– Lo credo che non ci sia problema procurarne uno, solo con chi.
Devo premettere che da un po’ di tempo tutto quello che può entrarmi nel culo, me lo metto e godo come un matto, così non mi sembra vero che lei può essere disponibile.
– Puoi farlo con me, a un patto che dopo io lo faccio a te.
– E ti fai inculare?
– Si se lo vuoi! Basta che ti fai inculare tu visto che non vuoi chiavare, che ne pensi?
– Sarebbe fantastico, solo ci sono due problemi da superare.
– Quali?
– Il primo come procurare un cazzo di gomma, io ho vergogna di andare in un negozio di sex, almeno se non ci vai tu.
– Quello si può prendere tramite internet, arriva a casa in forma anonima, dopo guardiamo quale e il più adatto.
– Va bene, l’altro problema e che tu lo hai così grosso, che mi massacri, anche perché non lo mai preso nel culo.
– E tu cosa credi che quelli che vendano siano piccoli? E poi con delicatezza e un po’ di vasellina ti entrerà.
– La fai facile tu!
– Lo e se, io ti preparo.
– E come?
– Ti lecco il buco così tanto e la fica che sarai tu a chiederlo.
– Mi lecchi il buco del culo?
– Sì e bellissimo, sai? Non l’hai mai provato?
– No, mi fai venire voglia di provare.
La feci girare, mi inginocchiai dietro di lei gli allargai le natiche, come era bello il suo buco del culo. Di colore roseo, con timore reverenziale, poggiai la punta della lingua, la mossi rapidamente, come se era elettrica, la feci chinare, per lavorarci meglio. Gli misi un dito nella fica, leccavo il suo bel buco, la chiavavo con le dite.
– Amore mio che bello, ti prego adesso andiamo sul letto, così ti succhio il cazzo, posso darti piacere.
Nudi come, eravamo, andammo in camera da letto, ci stendemmo sul letto, e rapidamente prendemmo nella posizione del sessantanove, lei su di me. Che fica, e io di fighe ne vedo, quasi tutti i giorni. La cosa che mi colpi, fu la sorpresa, il suo, clitoride, era come un pistolino, iniziai a stuzzicarlo con la punta della lingua, cazzo si stava indurendo. Prese la dimensione, di un piccolo cazzo, come un bambino di tre o quattro anni, lo presi in bocca, lo stuzzicava con la lingua e si indurì del tutto. Era come fare un pompino. Lei nel frattempo mi faceva, il pompino, mi fece sobbalzare quando prese una palla, in bocca, e lavorava di lingua. Io mi beavo di fare un pompino a una donna, che era mia, mamma. Non mi interessava tanto, eravamo in prossimi al godere, lei mi strinse la testa tra le cosce e si rilasso poggiandosi completamente sul mio volto, e io schizzai, nella sua bocca, ingoio tutto e pulì la cappella, poi si tolse, ci abbracciammo. L’indomani mattina prima di uscire, fummo d’accordo che veniva allo studio nel pomeriggio, di solito non torno a casa per il pranzo, anche perché non ce nessuno che possa preparare. Mamma, lavora in uno studio di avvocati associati. Alle sedici, venne allo studio, ci scambiammo un bacio sulle guance.
– Vieni! Ce la ragazza che ti aiuta con il trucco e pettinatura.
– Mi prometti che, le controllo prima, se non mi vanno, le tagli?
– Sì, le porterò a casa, e poi come possono pubblicare, senza il tuo permesso e non mi permetterei mai.
– Va bene volevo, essere chiara.
– Sonia andiamo!
– Mara la mia assistente.
– Ma? Tua madre e veramente bellissima, non l’avevo, mai vista così da vicino, non viene mai.
– Lo so, era una modella, quando la conobbe mio padre, posava per mantenersi a gli, studi.
Mi chiamarono che mamma era pronta. Quando entrai, nella sala posa, vidi mamma con una vestaglia. Che mamma, bella la sapevo, vederla li nello studio, truccata per le foto era ancora più bella. Si tolse la vestaglia, iniziai a lavorare, cambiava i capi, è io? Stavo impazzendo dietro, mi era venuto un cazzo così duro, avrei potuto, rompere le noci. Dopo averla ripresa con tutti i capi.
– Mamma, abbiamo finito, ti puoi rivestire.
– Ho un po’ di freddo, non la finivi mai.
– Andiamo a cena fuori, non mi va di mettermi ai fornelli.
– Ho un po’ di lavoro, qualche ora. Che fai? Vai a casa? O resti qua?
– Resto, leggo un po’, tu finisci con comodo.
Passo più di un ora, finalmente terminai, la mia assistente chiudeva, e una bella ragazza, credo che sì abbia preso una cotta, per me, per adesso ne o troppe di ragazze pronte a darmi la fica, che mettermi con una sola, sono troppo giovane, e non voglio rovinarmi la vita. Quando parli con una ragazza, fanno tutte lo stesso, discorso, voglio, un ragazzo, per uscire farci delle scopate, senza impegno, commetto l’errore di crederci, non passera un mese, che ci scopi, che inizierà a dirti, io voglio qualcosa di più dal nostro rapporto, non ci metterà molto, ti dirà andiamo a vivere insieme, e di li ti porterà a spingerti, a farle la proposta di matrimonio, non sono contro il matrimonio. Sono io che sono ancora, giovane, una riflessione, (noi uomini, il sesso forte, che illusione, ci siamo creati per illuderci, e la donna, il sesso forte, pensate un attimo, se lei non apre le cosce, come si fa a scopare, comanda lei, la donna l’essere più bello del creato).
Ci recammo, sul lungo mare, era una stupenda serata. Ci sono ristoranti, uno a fianco all’altro, servono pesce alla brace, tutto quello che, vuoi mangiare! E buonissimo, non devi bestemmiare, chiedendo piatti a base di carne, solo esclusivamente pesce. Ordinammo alcune pietanze, si fini con il tiramisù e un buon caffè.
– Dove andiamo? Non ho tanta voglia di tornare a casa.
– Io speravo che volevi tornare, così passavamo un po’ di tempo a baciarci.
– Avremo tempo, domani e sabato non lavoriamo. Per tanto possiamo benissimo fare le ore piccole. Vieni scendiamo sulla spiaggia, a questa ora l’acqua, e stupenda. – Mica vorrai fare il bagno!
– No, passeggiamo a piedi nudi, nell’acqua, lo hai mai fatto?
– No.
– Andiamo! Voglio provarci!
Scendemmo sulla spiaggia, la sabbia era ancora, calda, ci togliemmo le scarpe, tenendoci per mano, entrammo nell’acqua.
– E bello avevi ragione!
Sorridendo felici ci scambiammo un bacio a stampo sulla bocca. Poco più avanti, cerano delle barche capovolte, mi appoggiai su una di essa, e mise lei appoggiata a me.
– Amore come e bello! Sono solo una pazza, sto qui con te e non come tua madre. Ho l’impressione, di essere in compagnia del mio uomo e amante.
– Mamma cosa ci manca? Ci vogliamo bene, possiamo vivere questi momenti così stupendi. Ho il cuore che mi scoppia di felicità. Devo confessarti, prima, allo studio, mi hai fatto impazzire, mi sarebbe piaciuto stringerti e baciarti, solo il buon senso mi ha fermato.
– Per fortuna!
– Sai che teatrino con le ragazze, un bellissimo spettacolo.
Mi feci scivolare a terra portando lei con me.
– Marc, ce la sabbia!
– E calda e asciutta.
Si poggio con la testa sul mio torace, l’abbracciai mettendogli le mani sul ventre. Strofinai il viso tra i suoi capelli.
– Hai un profumo bellissimo.
– Ti piace? E nuovo, me la consigliato un amico.
– Hai un amico che ti fa la corte?
– Non dire stupidaggini, e un omosessuale, lavora nello stesso ufficio, e un ottimo avvocato.
– Sarei geloso! Sarebbe normale, che qualcuno vorrebbe portarti a letto, e scoparti.
– Non mi interessa nessuno.
Mosse la schiena come a volersi grattare.
– Che hai?
– Penso che sia l’agganciò del reggiseno che mi da fastidio.
– Perché non lo sganci, lo togli.
– Come faccio? Mica mi posso togliere la camicetta e poi non mi piace resta senza.
– A che ti serve? Il tuo seno si mantiene su senza fare uso di questa tortura.
– La fai facile tu!
– Io la tiro fuori dalla gonna e tu lo slacci.
– Va bene.
Sollevai la camicetta, sino a mettere allo scoperto l’aggancio del reggiseno, lo sganciai, glie lo tolsi, restai con le mani sotto la camicetta, le spostai davanti, misi le mani a coppa, a coprire i due seni.
– Che fai? Trovi tutte le occasioni, per allungare le mani?
– Eh certo amore, girati un attimo.
Si giro, e la baciai, socchiuse le labbra, era un invito a dargli la lingua. Ebbe inizio il gioco più bello che ci possa essere tra un uomo e una donna, nel frattempo, il cazzo pressava contro i pantaloni, si aveva l’impressione, che gridava “liberami, dammi aria, sto male soffoco”. Non potevo, accontentarlo, non eravamo in una posizione adatta e nemmeno il luogo, difatti, sentimmo delle voci avvicinarsi. Tolsi rapido le mani dai seni, ci alzammo, riprendemmo a passeggiare.
– Marc, torniamo a casa?
– Sì, inizia a rinfrescare nel pomeriggio. Che ne pensi se veniamo a stenderci al sole un’altra volta?
– Domani verso le undici vorrei andare dai nonni, e molto che non ci andiamo.
– Sì amore, così posso vedere e cavalcare il mio cavallo.
– Mi fa paura, quando ti vedo su quel cavallo, e bello ma e così nero, mi incute paura.
– E docile come un cagnolino.
L’anno prima, mio nonno visto il mio amore per quel cavallo, mi disse ragazzo e tuo, ovvio che doveva restare da lui, non potevo portarlo in un appartamento. Tornammo a casa.
– Io vado a farmi la docci? O vuoi prima tu?
– No, fai prima tu, io chiamo i nonni, gli avviso che domani saremo a pranzo da loro. Dopo aver fatto la doccia e avermi rasato, andai in camera da letto accesi la tv, avevo adosso un accappatoio, guardavo la tv mentre aspettavo mamma i miei occhi iniziarono a chiudersi facevo fatica a tenerli aperti, mi addormentai, come uno stupido mi sveglio mamma.
– Marc svegliati, tra poco dobbiamo partire.
– Scusami mi sono addormentato, come uno stupido.
– Amore e di cosa devo scusarti? Eri stanco, e anche io mi sono addormenta subito. Questa sera al nostro ritorno abbiamo tutta la notte per coccolarci, alzati che facciamo tardi.
Poco dopo uscimmo, per arrivare dai nonni ci vuole più di un’ora.
– Mamma, dimmi quando eri ragazza, perché dovevi lavorare, i nonni sono agiati, economicamente.
– Litigai con il nonno, non voleva che venissi a studiare in città, lui mi minaccio che non mi aiutava, era la nonna di nascosto che mi dava dei soldi. Incontrai tuo padre e lui mi propose di posare, il resto lo sai. Devo dire che quando portai papa, a casa dai miei, li conquisto, lo rimprovero. Quando vide le mie foto sui giornali papa gli spiego che non cera nulla di male, non erano fatte per riviste per solo uomini, bensì per la moda, erano riviste che compravano solo le donne, sì calmo, da quel giorno furono grandi amici, e questo e tutto.
– Io penso che il nonno fosse geloso di te, della tua bellezza, e voleva proteggerti.
– Lo credo anch’io! Quando siamo giovani si vuol fare di testa propria, senza ascoltare a chi ti vuol bene.
Lasciato la statale, presi la strada che porta alla contrada, dove vivono i nonni, è un pezzo di strada alberato molto fitto, sembra un luogo incantato, viene un momento che dall’impressione di entrare in un tunnel, gli alberi da destra a sinistra si toccano e formano il tunnel, a destra e sinistra ce il lago. Sono anni da quando non ci passo, resto sempre affascinato. Passata quella zona sì imbocca una stradina di terra battuta, anch’essa circondata di alberi secolari, mi fermai al lato della strada.
– Perché ti fermi?
– Ho voglia di baciarti.
– Tu sei un dolce pazzo, può passare qualcuno.
– Chi vuoi che passi. E va bene baciami.
Iniziammo a baciarci, lingua contro lingua, la sua bocca era fresca, misi la mano sulla coscia, sali sotto al vestito, indossava calze auto reggente, che delizia e che goduria sentire quel calore, stavo per scostare la mutandina, ma lei me lo impedì.
– Matto mio, basta così, andiamo abbiamo una casa.
Ridendo e felici riprendemmo il cammino, tempo di dieci minuti entrammo nella tenuta, la nonna una matrona con due zizze enorme, mi sono sempre posto la domanda come fa a sostenere quel peso, mi abbraccio, avevo paura che mi stritolasse e di origine dell’Olanda, bravissima, io ero l’unico nipote, mi viziava e mamma si arrabbiava, lei furba mi faceva l’occhiolino, non conosco tutta la loro storia, di come si sono conosciuti, so solo che si conobbero durante la guerra. Erano in attesa per il pranzo, io seduto a fianco della mamma, spostai la coscia sino a toccare la sua, mi guardo e sorrise.
– Mimo, smettila.
Dopo pranzo
– Mamma vado, dal mio amico, vieni?
– Sì vengo, ho voglia di passeggiare un po’.
Per andare alle stalle, a piedi era un pezzo di strada, il nonno usava la jeep, la presi e ci recammo alle stalle, il mio cavallo mi senti, nitri di gioia, scuoteva il capo. Gli accarezzai la fronte.
– Non vorrai cavalcarlo.
– No, non ho neanche il vestito adatto, andiamo giù alla pozza d’acqua.
Fa parte, della proprietà, e abbastanza grande e pulita, da potersi fare il bagno. Al nostro arrivo, delle anatre si alzarono in volo, un tronco di un vecchio albero aveva esteso le sua grande radici sino all’acqua, ci mettemmo a sedere, la prima cosa fu di cercare la sua bocca, ci baciammo a lungo, misi la mano sotto al vestito, scostai l’orlo della mutandina, iniziai a stuzzicarle il clitoride.
– Amore mio basta non qui, ho paura.
– Non ce nessuno e non viene nessuno, lasciati andare.
Mi inginocchiai davanti a lei, misi le mani sotto al vestito e le tolsi le mutandina, misi la testa tra le cosce, lei mi copri il capo, con il vestito, apri le cosce, iniziai a leccarle la fica, muovevo la lingua come un mulinello, le misi un dito in fica e un altro nel culo, andavo dentro fuori.
– Amore mio che bello! Continua sto sbrodolando, sembra un fiume in piena, che bello, così, si così, vengo.
Mi presso sulla fica e strinse le cosce, continuava a stringere e ripetere che bello, (tra tante esperienze avute nella mia vita sessuale, mi piace tutto quello che mi fa godere e quando lecchi la fica e lei raggiunge l’apice del godimento, stringe le cosce, e ti pressa su.). Mi rimisi a posto, mi sorrise.
– Siediti tu e abbassati i pantaloni, dammi il gigante, questo cazzo così bello.
Si inginocchio lei questa volta, prese il cazzo e inizio dalla capocchia, leccava come era un cono gelato, scese sotto le palle, lo prese in bocca e inizio a salire e scendere. Lo prendeva tutto, sino a che poteva, lo lasciava piano, arrivava alla punta, lo riprendeva di nuovo, arrivai al limite e sborrai, la trattenni con la testa senza che si poteva muovere, (io ho un piccolo problema non lo so se e di tutti, quando mi fanno un pompino se la donna continua, non resisto, mi fa un solletico sulla capocchia) mi tolsi i vestiti, restai nudo.
Mi inginocchiai davanti a lei, misi le mani sotto al vestito e gli tolsi le mutandina, misi la testa tra le cosce, lei mi copri il capo, con il vestito, apri le cosce, iniziai a leccarle la fica, muovevo la lingua come un mulinello, gli misi un dito in fica e un altro nel culo, andavo dentro fuori.
– Amore mio che bello! Continua sto sbrodolando, sembra un fiume in piena, che bello, così, si così, vengo.
– Ma, che fai matto?
– Il bagno!
Mi tuffai in acqua.
– Mamma l’acqua e stupenda, vieni buttati.
– Che mi devo mettere nuda.
– Dai chi ti vede, coraggio.
– Cosa mi fai fare, sono cose da ragazzi.
– E tu cosa sei? Dai non pensarci!
Si denudo, entro in acqua.
– Tu sei un pazzo ed io ancora di più!
– L’acqua, e stupenda, e poi gli innamorati fanno cose da pazzi.
– Ma tu ti senti cosa, dici, o pure apri la bocca per fare rumore? Ti piace sentirti quante cazzate dici?
– Scusami perché? Non ci vogliamo bene?
– Sicuro, amarsi e d’amanti, no mamma e figlio.
– Io sento di amarti come donna, non litighiamo per delle stupidaggini.
Gli diedi un bacio poi m’immersi, misi il viso sulla fica, lei mi tiro su.
– Marc ritorniamo dai nonni, non e giusto che siamo venuti a fargli una visita e noi ci appartiamo.
I nonni alla nostra partenza ci riempivano, di prodotti della terra, qualche pollo ruspante e del loro vino. Ritornammo a casa, messo a posto le provviste, mi sdraiai sul divano, mi raggiunse, si mise al mio fianco.
– Guardiamo la tv?
– No, lascia stare! Desidero andare sul letto, leccarti tutta, farti impazzire sotto ai colpi della mia lingua.
– Dopo faremo quello che vorrai, mi avevi detto che si comprava il cazzo di gomma. Hai cambiato idea?
– No, vado a prendere il portatile.
Tornai con il pc, cercai il sito interessato, iniziammo a sfogliare le pagine, mi fermai su uno abbastanza grande, aveva anche le palle e le cinghie.
– Che ne pensi, di questo?
– Mi sembra troppo grande, poi decidi tu. Sarai tu a prenderlo nel culo.
– Penso che vada bene. Hanno fatto la foto portandolo in primo piano. Vediamo ancora, mi soffermai su uno doppio. Va bene questo perché sono due. Quando lo devi allacciarlo te ne metti uno in fica con l’altro mi inculi, così mentre chiavi me, ti chiavi te stessa, e il piacere sarà reciproco.
– Compralo.
– Li prendiamo entrambi, non si sa mai. Gli faccio arrivare allo studio. Li comprai, contenta?
– Dimmi e desidero la verità, perché lo fai? Per accontentarmi?
– Ne posso fare a meno, sei mia madre, e ti dico tutta la verità, non lo so cosa mi prende, sia chiaro non sono gay, a volte mi viene il desiderio di mettermi del tutto nel culo e mi masturbo. A volte immagino di fare un pompino, e questa e la verità. Non mi sento un gay, non mi spiego questo desiderio.
– Non sei gay, e se fosse chi sene frega? Io credo che tu sei come tuo padre, che nella vita e nel sesso gli piaceva provare e fare tutte le esperienze.
– Non mi giudichi?
– Io giudicarti? Amore come potrei? Ora mi viene un’idea se ti va, ti ho parlato del mio collega gay, io credo che lui gli piacciono sia gli uomini che le donne e credo che lui vuole scoparmi. Io ci parlo, organizziamo una cena e faremo una scorpacciata di sesso, così provi. Non l’hai mai provato?
– Una sera, in un bar incontrai un travestito, gli parlò di varie cose, gli confidai il mio desiderio, andai a casa sua, ci scambiammo carezze, lui mi guido a prendergli il cazzo e masturbarlo. Lui prese il mio, poi mise la mano sulla mia testa, mi presso a prenderlo in bocca, ero a pochi centimetri, mi bastava aprire la bocca, mi tirai indietro lo pagai e andai via. E questo e tutto.
– E quando ci pensi che fai? Hai rimpianti?
– Si non ti nascondo, che penso quel cazzo alla portata della bocca. Mi masturbo, sono gay vero.
– Ma no quando mai? Guarda qua che cazzo duro che ai fatto, andiamo a letto, che o voglia di rifare il pompino. Sei d’accordo per l’amico? Vuoi che organizzo la cena?
– Organizza pure!
Andammo a letto nudi ci baciavamo come matti, non trovavamo pace, ci girammo nella posizione del sessantanove, lei si mise di sopra, gli leccavo fica e culo, dopo un bel po’ ero stanco, la lingua mi doleva, la girai le misi a pancia sotto.
– Amore vuoi provare a farti inculare?
– Lo voglio! Predi un po’ di crema, devi lubrificarlo per bene.
Presi la vasellina, la spalmai sulla capocchia, ne presi un po’ con un dito, lo misi sul buco del culo, entrai dentro portando la vasellina, entravo e uscivo.
– Ti fa male amore?
– No, e piacevole!
– Vuoi che ti inculo? Dimmelo che lo vuoi, sei calda, al pensiero di essere inculata? Ti stai bagnando tutta, di la verità.
– Smettila non fare lo stronzo, rompimi il culo, fammelo sentire nello stomaco, e una vita che aspetto di provare a prenderlo nel culo. Entra!
Poggiai il cazzo al buco e spinsi la capocchia, trovo la sua strada, entro, lei diede un grido.
– Mio dio che male! Ma perché sono così stupida? Mi fa un male da cani.
– Vuoi che mi tolga, se ti fa così male?
– No, che vuoi fare? Ora sei dentro restaci, lascia che mi ci abitui.
– Posso entrare del tutto?
– Perché, non sei entrato?
– No, c’è solo la capocchia dentro. Posso?
Non attesi la conferma, spinsi delicatamente, entrai del tutto.
– No, basta, fa troppo male! Mi sento morire, mi hai aperta tutta.
– Un attimo adesso ti passa.
– La fai facile tu, voglio vedere quando arriverà il cazzo.
Misi la mano dal sotto, iniziai a masturbarla, non passo molto tempo che inizio, a rilassarsi. Iniziai ad incularla, lentamente, la vasellina aiutava, lei inizio a muovere il culo, veniva incontro al cazzo. Era come aveva paura che poteva uscire.
– Amore, mi sento bene con questo palo che mi pompa il culo. Continua, non ti fermare, ho la fica che mi cola, non o mai goduto così tanto.
– Ti farai inculare ancora?
– Tutte le volte che vorrai, e troppo bello.
– Io sto per venire, ho le palle che mi scoppiano. Ti sborro in questo bel culo che hai. Mi hai chiuso il cazzo come in una morsa, di come e stretto amore mio.
Sborrai una quantità esagerata di sperma. Attesi un po’, poi iniziai a uscire lentamente sino a uscirne del tutto e mi distesi al suo fianco.
– Marc, va a lavarti, non indugiare.
– Perché tutta questa fretta?
– Devi capirlo da solo dove sei entrato, vai!
Riflettendoci, e vero, inculando senza preservativo, si entra in un canale di batteri. Dopo avermi fatto la doccia, tornai a letto, andò lei a fare la doccia.
– Siamo d’accordò che viene l’amico?
– Ti ho detto si, solo che non parlerà? E più importante, devo assistere mentre lui ti scopa, questo non mi va giù e frustante vederti scopare con un altro.
– Lo so non saprei cosa fare.
– E semplice se lo vuoi.
– Dimmi che ti frulla per la mente?
– Riposiamoci, e più tardi o domattina scopiamo noi, così quando vedo che lui ti scopa, non sarà così doloroso.
– I cazzi di gomma quando arriveranno?
– Lunedì, al massimo martedì, perché?
– Bene quando li porterai a casa, mi fai provare a incularti? E dopo mi scopi, ti sta bene?
– Stupendo amore mio, ti amo.
– Mi chiedo, quando durerà questo tuo amore? La prima modella in cerca di notorietà, e mi scarichi?
– Non dire stupidaggini ti prego, dormiamo.
– Sì, stringimi forte a te amore.
Ci addormentammo abbracciati. Mi svegliai alle dieci, ero solo a letto, quando entro, mamma, con un bicchiere di succo d’arancio.
– Ben svegliato amore, che facciamo?
– Buongiorno, vieni qua e ti faccio vedere che facciamo.
– Che hai per la testa? Mi sento tutta rotta e in più questo stronzo di buco mi prude.
– Lo so il motivo, gli piace e vuole essere coccolato.
– Ah sì? Dimmi che mi vorresti inculare di nuovo, lo vedo come sei arrapato! Solo il pensiero e c’è l‘hai, duro.
– Dai alza il lenzuolo. Vieni qua, fatti amare.
– Amare? Che parolone, tu vuoi solo una cosa, il mio culo.
– Stamattina ti piace sfottere vero? Ma io accetto tutto vieni qua.
– Hai vinto tu! Se vuoi inculare vai a prendere un preservativo, se no non si fa nulla.
– Vado a prenderlo! Come sai che c’è l’o? Frughi tra le mie cose?
– Non frugo, ho visto la confezione nel cestino dei rifiuti. Vai a prenderlo, se non, mi vado a vestire e il mio culetto te lo do stasera.
– Un attimo e arrivo.
– Vieni in cucina, devo provarlo come dico io.
Presi il profilattico e andai in cucina, non capivo cosa aveva in mente.
– Siediti, abbassati i pantaloni!
Feci come mi aveva ordinato, si inginocchio davanti a me e prese il cazzo, lo lecco tutto in torno alla capocchia, lo prese in bocca, inizio a fare su e giù, prese il profilattico, me lo mise, prese la crema per il viso e la spalmo per bene su tutto il cazzo. Si tolse la vestaglia, si mise a cavalcioni su di me, prese il cazzo lo guido tra le natiche e inizio a spingere giù sino a che il cazzo, entro con la capocchia, si fermo per un attimo, diede un colpo impiantarsi e lo prese del tutto sino a toccarmi le palle.
– Così lo sento veramente tutto, che meraviglia, mi sento piena! E come e duro!
Aveva messo le mani sulle mie cosce, saliva e scendeva, io alle sue spalle vedevo il mio cazzo comparire e scomparire nel culo.
– Marc, che bello e, godo, e così bello. Cosa mi sono persa in tutti questi anni?!?
Non ci vuole molto che gridai il mio godimento, sborrai, nell’attimo che schizzai la tenni ferma e ben piantata sul cazzo, grido anche lei il suo piacere.
Dopo averci dato una ripulita lei svolgeva i lavori casalinghi, io in camera mia scaricai le foto sul PC le sfogliavo controllandole, tutte erano bellissime, anche perché la modella e bellissima. La chiamai, mi raggiunse, le guardo.
– Avevi ragione tu, sono belle e tu sei un artista.
– Se le vedono i nonni?
– E chi se ne frega? Pensi che alla mia età debba, nascondermi da loro?
– E i colleghi?
– Anche di loro! Già mi sbavano dietro, così si rifanno gli occhi. Vai, sono belle, puoi darle al cliente!
– Tra poco e pronto, dopo pranzo usciamo? Ne ai voglia?
– Andiamo in spiaggia, ceniamo sul lungo mare.
– D’accordo buona idea.
Un’ora dopo uscimmo, avevamo indossato i costumi. Si passo una bella serata. L’indomani mattina, arrivo il corriere con il pacco, iniziai a pensare a quello che sarebbe al mio ritorno a casa. Il pensiero di lei con il cazzo allacciato con le cinghie, che si preparava per incularmi… inizia ad essere eccitato, ero nervoso, desideravo lasciare il lavoro per tornare a casa. Era inutile, mamma era al lavoro. Dopo qualche ora non resistevo, volevo scopare, farmi una sega. La fortuna mi venne incontro, come se aveva ascoltato le mie preghiere. Resto solo con l’assistente, molte volte, scopavamo solo per il piacere di farci una scopata. Era una donna di quaranta cinque anni bella e sposata con un emerito stronzo (se ce una situazione, che non digerisco e la violenza sulle donne, cosa si prova, vi sentite più macio, siete dei falliti, e le vostre donne vi mettono le corne, vi lasciano, poveri stupidi). Il marito era un violento, e così era anche cornuto! Le chiesi se aveva voglia di scopare.
– Un attimo, chiudo la porta a chiave!
Andò nel retro. Quando si decideva di scopare non si perdeva tempo si abbassava le mutandine alzava la gonna o abbassava i pantaloni e si metteva alla pecorina. Per lei non era una scopata ma una vendetta verso il marito. Aveva un culo stupendo, mi prometteva varie volte di darmelo, rimandava sempre ma questa volta lo volevo. Era come a volere una rivincita, per quello che mi attendeva, non era colpa sua, non potevo farci nulla, volevo il culo. Presi un po’ di saliva con il dito la spalmai sul buco del culo.
– Vorrei incularti, vuoi? E tanto che aspettiamo.
– Inculami! Quello che non ho mai voluto dare a quello stronzo. Sono vergine di culo, fai piano!
Guidai il cazzo, spinsi e dolcemente entrai.
– Cazzo che dolore! Ma che cazzo mi e venuto dire di sì!?!
– Abbi pazienza, tra poco ti piacerà.
– Vorrei vedere te con questo palo nel culo! Continua, pompami il culo, fammi godere, così adesso e meno doloroso e inizia a piacermi. Si Marc! Chiavami così!
– Non ti sto chiavando! T’inculo, e ti piace prenderlo!
– E vero, adesso vai più forte inculami, così, godo, sborrami nel culo! Che bello! Oh mio dio, non ho mai goduto così tanto.
Sborrai nel culo e mi fermai un attimo, appoggiai su di lei.
– Marc, togliti, esci piano!
Ci demmo una lavata, non ci baciavamo mai.
– Come e andata?
– Mi hai fatto godere così tanto, non immaginavo che potevo godere così tanto prendendolo nel culo.
– Ce sempre la prima volta.
Con una risata riprendemmo il lavoro, avevo mandato le foto di mamma al cliente e la risposta era stata ottima. Erano entusiasti, le foto servivano per un servizio di moda intimo dedicato alle donne over cinquanta. Era un buon affare. Tornai a casa che erano le venti.
– Ciao mamma, sono a casa!
– Ciao! Che cosa e quel pacco? Non dirmi che sono i due cazzi che attendavamo?
– Sono quelli.
– Amore mio, che bello! Apri, desidero vederli!
Aperto la scatola, quando vide quello con le palle resto sorpresa e anch’io.
– Marc è grande! Vuoi provarlo?
– Guardiamo l’altro e dopo si decide.
– Questo è un po’ più a misura, quale devo mettermi io?
– Questo più piccolo come vedi e obbligatorio.
– Quale vuoi provare.
– Per la prima volta questo, anche se è più grande, quello con due ti troveresti impacciata.
– Non ti farà male? E così grande.
– Lo proviamo, a patto che dopo ti fai scopare.
– Se mi vuoi scopare così tanto possiamo farlo dopo l’inculata, un altro giorno.
– No, i patti sono patti!
– Ceniamo, dopo mi fai provare cosa si prova a prenderlo nel culo.
– Quando ho fatto da solo e stato diverso.
– Come vuoi amore, ho preparato una cena fredda.
Dopo cena nessuno di noi due aveva il desiderio di guardare la tv o altro, il nostro unico pensiero era andare sul letto e provare a fare sesso. La presi per mano.
– Andiamo, il mio buco freme e sono in uno stato di eccitazione dal momento che è arrivato il pacchetto, conoscendo il contenuto.
– Così tanto ti sei eccitato? Dimmi cosa vuoi che usiamo per lubrificante?
– Nel pacco c’è un flacone pubblicitario, e un lubrificante. Sai hai avuto successo con le foto, le ho vendute a un buon prezzo.
– Mi fa piacere! Sono curiosa, mi piacerebbe vederle sulla rivista. Ho parlato con il mio amico, e d’accordo. Non gli e sembrato vero. Ho organizzato la cena per venerdì.
– Gli hai spiegato il motivo dell’incontro?
– Certo che sì, era contentissimo.
– Eh ci credo! Convinto di venire qua a scoparti, incularmi e magari di essere inculato lui. Cosa gli hai detto di preciso?
– Che vogliamo provare se ti piace fare un pompino o prenderlo nel culo, curiosità, e solo sesso, senza impegnarsi nessun. Dopo l’incontro tutto finisce.
– Mamma, se questo dopo parla? A volte restano delusi di essere messi da parte e diventano vendicativi.
– Non ti preoccupare e una persona a modo, poi la prima cosa che farei, sarebbe di dargli del frocio che mi girava intorno. Alla fine chi lo crederebbe? Che una madre porta a casa un omosessuale per far inculare il figlio? Tranquillo!
– Credo che sia vero.
– Non succederà e un uomo serio, se no, non avrei mai rischiato.
– Non ne parliamo più, vado a farmi la doccia.
– Io rassetto e ti raggiungo.
Nel lavarmi, dedicai molto al mio buco del culo. Misi due dite dentro piene di sapone neutro, mi dedicai a farlo dilatare. Mi scopavo da solo, mi eccitai abbastanza e andai in camera da letto. Con me avevo preso, della crema per il viso di una nota marca, mi distesi sul letto coprendomi con il lenzuolo, accesi la tv. Non manco molto che mamma mi raggiunse, era nuda, aveva indossato una vestaglia così corta e di velo, praticamente nuda. Se la tolse, era un bel vedere, anche se conoscevo bene il suo corpo nudo mi faceva sempre lo stesso effetto. Iniziammo a baciarci accarezzarci, fu lei a prendere l’iniziativa. Inizio a mordicchiare i capezzoli, mi accarezzava il cazzo, gli chiesi di girarsi per poterle leccare la fica. Non volle, lentamente leccando per tutto il ventre scese giù sino, a prendere il cazzo in bocca. Inizio a fare un pompino, se continuava di sicuro mi faceva sborrare. Si fermo, mi leccava le palle si dedico al buco del culo, sentendo quella lingua, mi scombussolava nel profondo, una eccitazione mai provato prima. Mi lascio, prese il cazzo, quello con le palle, l’aiutai a metterlo. Allaccio le cinte, era strano vederla con quel grosso cazzo puntato dritto. Non solo era bella con il cazzo, poteva essere il sogno degli antichi greci, un ermafrodite. Lo unse con la crema.
– Sei pronto? Vuoi provare?
– Si amore, sei bellissima.
– Girati a pancia sotto.
– Non sarebbe meglio alla pecorina?
– Come vuoi tu.
Mi girai, mettendomi alla pecorina, senti che mi ungeva il buco del culo, mi prese per i fianchi, senti la punta del cazzo poggiarsi, forzo per penetrarmi, si fermo un attimo appena la capocchia entro. Aprendomi il culo non senti dolore, mi avevo infilato nel culo di tutto, delle zucchine enorme. Spinse ancora, entro del tutto.
– Amore che bello! Era una vita che lo desideravo. Dimmi quando posso incularti e iniziare a pomparti questo bel culetto!
– Ti piace sentire che voglio che mi inculi? Vuoi sentirti come se tu fossi un uomo vero?
– Si amore, come mi capisci!
– Allora scopami il culo, fammelo sentire. Voglio sentire che il cazzo mi sfonda il culo.
Inizio a muoversi, lentamente, io mi masturbavo, avevo un cazzo così duro, sembrava un manico di ferro. Iniziai a sentire un calore interno piacevole, non lo so se sono un gay, ma in quel momento non mi interessava più di tanto.
– Amore come lo prendi bene, ti scivola benissimo. Sembri una puttana con il culo sfondato. Dimmi ti piace che ti inculo? Promettimi che ti farai inculare ancora.
– Si trattami da puttana, mi piace e bellissimo. Mi piace come m’inculi, me lo devi dare sempre questo bel cazzo.
Ero arrivato al limite, stavo per sborrare.
– Maschione, più veloce, sto per godere, aumento il ritmo di entrata e uscita.
Schizzai tanta di quella sperma che ebbi l’impressione che non la finiva mai di buttarla fuori. Lei si sfilo lentamente, si distese, aveva il fiatone, la baciai.
– Mi giudicherai un omosessuale.
– No, a te piace tutto del sesso. E stato bello, quanto o goduto e anche tu, vero?
– Si non ho mai goduto così tanto.
– Lo rifaremo ancora?
– No questa sera, devo scoparti.
– Ti dispiace se rimandiamo? Sono finita.
– Come vuoi!
Ci addormentammo. Anch’io non ero tanto in forma, avevo goduto e tanto mi ero sfiancato. Mi svegliai nel cuore della notte, accesi la lampada sul comodino, andai in bagno, al mio ritorno nel mettermi a letto notai che era scoperta e nuda. Solo a guardarla il cazzo scatto si mise pronto all’uso, gli allargai le cosce, mi inginocchiai nel mezzo, guidai il cazzo, entrai in quella fica tanto desiderata. Restai fermo lei si sveglio, mi sorrise, alzo le gambe e le mise sul mio culo.
– Scopami amore mio, chiava forte, quanto ho atteso questo momento! Scopami e amami.
Ebbe inizio il gioco più antico dell’uomo, lei sotto i colpi del cazzo sembrava una invasata, mi morse sulla spalla, mi graffiava la schiena e a un tratto si inarco aderendo quanto più possibile a me e grido.
– Marc amore vengo, che bello! Bloccati bene piantato dentro.
Inizio lei a fare i movimenti mi teneva stretto a lei, grido il suo godimento, il piacere dell’orgasmo forte, al momento che lei si rilasso la scopai con più ritmo e venni. Sborrai in quella fica calda. Scopammo anche al mattino prima che si usciva per lavoro. Da quel giorno scopavamo tutte le sere, si alternava tra inculate e scopate.
Venerdì sera. Tornando a casa, mamma mi venne incontro.
– Amore fai la doccia, la cena e pronta e tra poco arriva Giacomo.
Mi diede un bacio a stampo, mi spinse lontano ridendo.
– Vai se no, so bene come finirà.
Trenta minuti dopo, rasato e profumato, guardandomi allo specchio, dissi a me stesso “Sei una puttana, mi sembra che sei in attesa del tuo amante”.
Appena in tempo bussarono al citofono rispose mamma, io e lei aprimmo la porta quando usci dall’ascensore, mi resi conto che mamma aveva detto il vero era un bell’uomo. Era elegantissimo da come si presento e mi porse la mano mostro la sua omosessuale resta un po’ sorpreso appena mamma chiuse la porta. Bacio mamma a stampo sulla bocca, non me l’aspettavo, bacio anche me, mi trovai con la sua lingua in bocca che mi frugava l’anima. Mi accarezzo il culo, sentivo il suo cazzo duro contro di me, ma che cazzo, stavo cambiando? Ero diventato omosessuale? Non lo ero, ne sono sicuro, mamma ci richiamo.
– Ei ragazzi la cena e pronta, andiamo a tavola.
Cenammo in allegria, lui aveva portato del vino buono, quando assaggio quello dei nonni, voleva bere più quello, si fece promettere quando andava via gli davamo una bottiglia. Finito di cenare mamma ci disse.
– Prendete un amaro, io rassetto un po’.
Presi i due bicchieri, versai l’amaro.
– Alla salute!
– Marc tua madre e molto bella, e lo sai? E ti ama molto, nessuna madre organizza un incontro come il nostro. Sei fortunato!
– Lo so e l’amore e corrisposto, guai se qualcuno gli farebbe del male. Ucciderei per lei.
– Ti capisco.
Mi si avvicino sorridendo mi accarezzo il viso, si chino, mi bacio di nuovo e le nostre bocche si fusero in un bacio appassionato. Mi apri la patta, tiro fuori il cazzo che era già duro, lo maneggiava con delicatezza, mi lascio per un attimo, capi che stava cacciando il suo fuori, di fatti, prese la mia mano mi guido a prenderlo. Provai una strana sensazione al contatto con il cazzo, quando ero stato con il travestito, era diverso, forse dovuto alla situazione che era una puttana. Lo faceva per i soldi, lui, Giacomo, era perché gli piaceva e provavo piacere anch’io. Ci masturbammo per un po’ senza smettere di baciarci, arrivo mamma e si mise dietro di me e mi accarezzava la testa.
– Ragazzi non lasciatemi in disparte dai giochi, andiamo in camera, da letto.
– Cara, non mi avevi detto che Marc a un bel cazzo grande e liscio. Sarà una delizia prenderlo in bocca e non solo, non sei gelosa che me lo coccolo un po’.
– Solo per questa notte, lo coccoliamo in due.
Non si perse tempo, restammo nudi e ci stendemmo sul letto, con mamma nel mezzo, mamma non era a conoscenza che avevo messo una video camera nascosta che inquadrava tutta la stanza, focalizzata sul letto, e prima con la scusa di andare in bagno, l’avevo fatta partire. Mamma si giro verso di lui, si scambiò un bacio a stampo lui voleva dargli la lingua, lei rifiuto, io la baciavo sul collo, scesi giù, gli leccai un po’ la fica da dietro.
– Un attimo Marc, girati, vieni vicino al cazzo di Giacomo. Ti dispiace? Gli mostro come si fa un pompino.
– Fai pure, e una goduria.
Mi troverò nella posizione di avere il cazzo a destra e la fica a sinistra, una leccata entrambi. Mamma prese il cazzo di lui lo lecco.
– Vedi amore, devi prima leccarlo tutto in torno, devi umidire la capocchia poi apri la bocca e lo lasci che entra dentro e con la lingua lo lecchi, vuoi provare?
Non risposi, stavo per fare quello che mi aveva detto, quando vidi quel cazzo a pochi centimetri dalla bocca, mi tirai in dietro, non sono un finocchio, che sto facendo, cosa mi spinge a farlo.
– Mamma, mi dispiace, se ci tieni e vuoi scopare con lui fate pure, io non voglio più partecipare, non mi va e non capisco cosa mi ha spinto a voler provare.
– Marc ci tenevi, così tanto.
– Lo so e colpa mia, non mi va.
– Magari vuoi provare a farti inculare.
– Nulla mamma, tu decidi cosa vuoi fare, io mi rivesto non m’interessa più.
Volevano obbiettare, mi alzai presi i miei vestiti usci dalla camera, li senti che parlavano e il rumore della porta che si chiudeva. Ero disteso sul letto nella mia camera, entro mamma.
– Caro e andato via, mi spieghi cosa e successo? Sembrava che andava tutto bene.
– Avete scopato?
– Ma no, e così presto, ha capito ed e andato via. Ne vuoi parlare?
– Che dirti? Quando mi sono visto il cazzo di lui vicino alla bocca mi sono posto la domanda, perché, e li ho capito che non volevo, credo che la mia era più curiosità che il desiderio di farlo.
– D’accordo può essere, così, e quando ti ai fatto inculare da me? Hai goduto molto, perché non provare, con un cazzo vero.
– Credo di non sbagliare quando dico che tra noi e diverso, sarà un insieme di cose perché sei tu, non lo so, per un attimo quando mi ha baciato mi ha dato il cazzo in mano ho provato piacere, credo alla novità, adesso ti prego non ne parliamo più vuoi.
– Certo come vuoi tu, vieni da me io mio malgrado, sono rimasta un po’ eccitata, per tanto ho voglia di scopare.
La segui in camera e scopammo.
Tutto andava per il meglio gli affari a gonfie vele, un giorno si guardava la tv e un prete parlava di un incesto, le sue parole per me che vivevo nell’incesto per altro meraviglioso, non mi turbo, ma a mamma si, così spense la tv.
– Marc, non ti turba che viviamo nel peccato?
– Per niente mamma, non ci penso.
– Io voglio dirti la verità così, non ci saranno ripensamenti e malintesi, devi sapere mi fa male dirtelo, sei grande e spero che capirai, io non sono tua madre, ti ho cresciuto come un figlio mio e ti amo come neanche una madre naturale potrebbe amarti come ti amo io, quando o conosciuto il tuo papa, tu avevi pochi mesi la tua mamma era morta, dandoti alla luce mi innamorai di tuo padre accettai anche te. Ora con quello che si e creato tra noi devi sapere la verità, mi auguro che non ti arrabbierai e non mi vorrai più bene, ne prenderei una morte.
– Amore mio io ti amo fino alla follia, non potrei mai e poi mai smettere di amarti. Detto questo io ero a conoscenza della verità.
– E come? Chi te lo ha detto? Nessuno e a conoscenza, neanche i nonni lo sanno, i tuoi quelli veri loro si ma non ci sono più, come ai fatto a venirne a conoscenza?
– Un giorno tu eri a lavoro, a me servivano dei documenti per lo studio, cercai nello studio tra tutti i documenti di papa e per pure caso mi trovai una lettera di papa, spinto dalla curiosità la lessi e li mi raccontava, tutta la storia, e come sai, io non sono nato in Italia, come sai negli U.S.A. la moglie prende il nome del marito, pensavo che era anche qui, poi ho scoperto che non e così. Questo e tutto.
– Mi accusi che non ti o raccontato la verità.
– Non ci pensare neanche per un istante ci amiamo possiamo sposarci se vuoi.
– Sei pazzo, che stai dicendo?
– Perché, non ti piacerebbe? A me si, vivere la nostra vita, da marito e moglie, alla luce del sole e se sarebbe possibile avere un bambino nostro.
– Sono solo un sacco di stronzate, io non posso avere figli, e poi allo scandalo ci pensi?
– Adesso, sai che ti dico? Scopiamo, e questa volta sarà diverso.
Oggi con il passare degli anni, vivo una vita piena, lei non accetto mai di sposarmi e forse aveva ragione lei, conobbi una ragazza, lei fu felice di portarmi all’altare. Ci siamo amati sempre, dopo il matrimonio non volle più scopare. Mi disse
– Come posso guardare tua moglie quando vado a letto con il marito?
Non ci fu verso di convincerla, qui finisce la mia storia, il resto non conta, non interessa a nessuno.