Viaggio spettacolare con mia sorella

Siamo originari della Puglia, i nostri genitori si trasferirono in Australia prima della nostra nascita, per cui noi due abbiamo doppia cittadinanza. Eravamo già grandi quando in un incidente, i nostri persero la vita. Informammo i famigliari dal paese che ci invitarono ad andare, i nonni materni erano troppo vecchi per viaggiare ma volevano conoscerci, prima che fosse troppo tardi, considerata l’età avanzata. Ne parlai con mia sorella Giulia e ci mettemmo d’accordo, lei aveva paura dell’aero ma riuscii a convincerla. Siamo entrambi scapoli e pur avendo avuto le nostre esperienze, in questo periodo siamo soli.
Mia sorella mi ha sempre attratto, mi sono fatto molte pugnette, (seghe) pensando a lei. E bona, una gran fica, forse non devo dirlo, ma resta il fatto che è la verità. Io non so cosa pagherei per scoparmela e non me ne frega nulla dei ben pensanti, il mio sogno è chiavarmela e per Giove, un giorno ci riuscirò. Organizzai per il viaggio; una sera, seduti sul divano a guardare la Tv, lei si mise con la testa poggiata al bracciolo e con i piedi verso di me, aveva tirato le gambe un po’ su e le si vedeva la mutandina, lei mi guardava con uno sguardo di sfottò.
– Che fai mi sbirci sotto al vestito e ti stai pure eccitando? Si vede il gonfiore del tuo arnese.
– La smetti? Cosa credi che sia fatto di ferro? Ti metti lì a cosce aperte, mi fai vedere la mutandina che si è ridotta così tanto che si è messa tra le labbra della fica, credo che sia normale che il mio arnese si gonfi.
– Che farai dopo, ti sparerai una sega? Magari penserai di fottere me, sii sincero, ammettilo che ti fai le seghe pensando a me. Sei cosi timido che non hai il coraggio di chiedermi di scopare.
– Ehi, ti ha dato di volta il cervello? Non sono timido, è che sei mia sorella, mi fai arrapare guardandoti, sei sempre mezza nuda ma di là a scoparti ce ne vuole.
– Che, hai paura? O sei bigotto? Pensi all’incesto? Sai quanti rapporti incestuosi ci sono in giro per il mondo? E poi non dire stronzate, ho controllato la cronologia del pc e vai spesso su siti italiani di racconti incesti reali, perché ci vai? Di sicuro vuoi sincerarti se lo fanno anche altri, è vero o no? Nega se ne hai il coraggio.
– Non nego, sono curioso, ora basta! Esco, ci vediamo.
– Il solito non posso venire con te?
– No, vado a cercarmi una ragazza per farmi una scopata va bene?
– Sei il solito stronzo! Vai a scopati la prima puttana che incontri. Se vai con una questa notte, farai cilecca e farai una figuraccia, l’italiano, il casanova, con questi baffetti da stronzo, sembri il bell’Antonio.
Uscii dalla stanza sbattendo la porta, non capivo o non volevo capire, anche lei voleva la stessa cosa? Cioè scopare? Adesso che siamo soli, si fa sempre più difficile stargli lontano, non aveva sbagliato dicendo che io la desideravo, solo il buon senso mi bloccava ma non so fino a quando avrei potuto resistere. Dopo aver fatto la doccia ed essermi cambiato, ero sulla porta, non mi andava di lasciarla cosi arrabbiata, tornai sui miei passi, bussai alla sua porta, entrai era distesa sul letto, con la gonna che era salita su, le scopriva un bel po’ le cosce.
– Ti aspetto, preparati che usciamo. Vuol dire che anche questa notte mi farò una sega?
– Lo sapevo sei un amore, il mio amore. Dove andiamo?
– Dove vuoi tu, mangiamo una pizza, prima!
– Mi sta bene, adesso dammi il tempo di prepararmi.
Non ci mise molto, uscimmo, ci recammo alla pizzeria “La bella Napoli’’ come dice l’insegna, è gestita da un napoletano e fa una pizza favolosa. Dopo aver mangiato andammo in discoteca, era piccola ma era la più vicina a casa, dopo alcuni balli, suonarono un lento, lei mise le mani dietro al mio collo e si strinse a me. Spinse il ventre contro il mio e quello stronzo del mio cazzo, come se avesse una volontà propria, si ingrossò, lei lo senti ed iniziò a muovere il corpo.
– La smetti? Hai intenzione di farmi godere nei pantaloni? Sai che bella figura ci facciamo.
– Ti piace vero?
– Certo che mi piace, ma smettila! Vuoi capire chi siamo?
Non mi rispose, mise la mano tra noi e mi tastò il cazzo, la scostai in malo modo.
– Tu sei uscita di senno, torniamo a casa!
Durante il tragitto restammo in silenzio e per tre giorni non ci parlavamo. Arrivò il giorno di partire, glielo comunicai.
– Io non vengo, cosa vuoi che mi interessi in viaggio con te che non mi parli? Mi dici che senso ha? Che vacanza sarebbe? Ma tu lo vuoi capire, chi siamo? Cosa credi che non mi faccia male questo atteggiamento? Solo Dio sa quanto vorrei prenderti tra le braccia, quanto desidero baciarti e dirti ti amo. Vorrei portarti a letto tenerti nuda, baciarti e leccarti in ogni parte del corpo ma non possiamo capisci? Partiamo e sarà un bella vacanza.
– Vengo se facciamo la pace. Ti chiedo solo un bacio! Dai non è nulla non andiamo oltre, se accetti davvero saremo felici dai nonni. Accetta dai, un bacio cosa vuoi che sia, me lo dai?
Fece il viso di chi t’implora, con un sorriso accattivante e sensuale, come potevo dire di no? Fu lei a prendere l’iniziativa, si avvicinò e con un sorriso smagliante poggiò la sua bocca sulla mia, mi diede la lingua, non ci vidi più, la strinsi forte e come un affamato succhiai la sua lingua. Mai un bacio fu più bello e carico di sensualità; manco a dirlo mi eccitai, il cazzo presso contro di lei, che sentendolo iniziò a strofinarsi, le misi le mani sul culo, quante notti avevo sognato quel culo stupendo, le sollevai la gonna, era senza mutande, le passai le dite tra le natiche.
– Caro andiamo, portami sul letto, ti desidero… ti voglio.
– No baby non possiamo, preparati che dobbiamo andare.
Mi allontanai da lei, “io preparo il mio bagaglio”, non sorrideva più. Era delusa ed io più di lei, non avevo avuto la forza di continuare, meglio non pensarci. Due ore dopo arrivò il taxi che ci portò all’aeroporto. Il viaggio fu lungo ma non parlammo di noi; al nostro arrivo cerano due nostri cugini, anche loro erano fratello e sorella. Dopo i saluti, ritirai i bagagli, partimmo e dopo un’ora arrivammo dai i nonni materni, baci e abbracci, le solite cose, parlavano un dialetto stretto che facevo fatica a capire, per fortuna ci veniva in aiuto Marisa, mia cugina. Arrivarono parenti ed a tavola, offrivano cibi a noi sconosciuti, finalmente arrivò l’ora di ritirarci. Con il fuso orario e le ore di viaggio, eravamo distrutti, le nostre camere, erano al piano di sopra.
– Buona notte Giulia. Che ne pensi?
– Che devo dirti? Sono molto affettuosi, io non li capisco. Sei stanco? Ti va di parlare un po’? Che progetti hai per domani?
– Entra, per poco sono stanco. Ho pensato di fare un giro per la zona.
– Come vuoi, dimmi la verità, ti è piaciuto il bacio? Per me è stato bello, che dico, bellissimo.
– Non lo nascondo che è stato bellissimo.
– Possiamo baciarci, magari anche qualche carezza? Hai paura che potremmo non fermarci e scopare?
– L’hai capito! E quello che mi fa paura, baciarci toccarci si potrebbe, se non andiamo più in là.
– Allora non parlare più baciami, toccami, voglio sentire le tue mani sul mio corpo.
– Se salgono i nonni, come la mettiamo?
– Non credo lo facciano, abbracciami e baciami.
Non si discuteva, era sempre stata cosi, voleva vincere sempre. Cercai la sua bocca, le diedi la lingua, le misi la mano tra le cosce e sentii che lei mi sbottonava i pantaloni, mi tirò fuori il cazzo e iniziando a segarmi lentamente. Le scostai l’orlo della mutandina e dopo tanta attesa e tanti sogni le toccavo la fica, presi il clitoride tra le dite, lo strizzai e stuzzicai per un po’, lo lasciai, le misi due dita dentro ed iniziai a chiavarla. Mio Dio quanto avrei voluto sbattergli il cazzo in fica e fotterla sino a sfiancarla, lei smise di baciarmi, si inginocchiò, prese il cazzo, lo leccò tutto intorno alla cappella, lo mise con la testa all’insù. Mi lecco le palle, cercò di prenderne una in bocca, le presi la testa e la guidai a prenderlo in bocca, lo prese iniziando ad andare su e giù, l’accompagnavo nel movimento, mi sembrava che mi succhiasse l’anima, volevo esplodere, glie lo dissi:
– Sto per venire baby!
Pensai: si tirerà indietro, invece, mi strinse le palle per farmi ritardare la sborrata, appena si rese conto che ci era riuscita, riprese a pompare, non resistevo più la pressai giù ed al momento che ce l’aveva dentro per tutto quello che poteva schizzai, lei ingoiò per non soffocare. Il cazzo mi sembrava che non volesse smettere di sputare sperma, era come se dovesse liberarsi di tutta quella accumulata nel tempo, la lasciai libera di fare quello che desiderava fare, lo trattenne ancora in bocca poi lo leccò fino a pulirlo. Adesso, dopo avermi fatto un pompino con ingoio dovevo pensare a lei.
– Baby vieni, stenditi, voglio farti godere, desidero leccare la fica.
– Non lo sai quando mi farebbe piacere e quanto io lo desidero, ma non puoi farlo, pensa da quando tempo non mi faccio la doccia, un bidet mi sento sporca e di sicuro puzzo. A domani amore, adesso che abbiamo rotto il ghiaccio troveremo il modo e me la leccherai per tutto il tempo che vorrai. Ho notato che non toglievi gli occhi dalla cuginetta, ti piace vero stronzo mio?
– Non puoi dire che non sia una bella ragazza.
– Bella lo è, non c’è dubbio, ma tu hai fatto colpo, le ho chiesto se è fidanzata, dice che è libera, te la vuoi fare?
– Ma tu pensi che io abbia solo quello in testa?
– Si è così, tu vivi pensando alla fica e come vedi una che ti piace, pensi a come portartela a letto e non per dormire. Vero?
– Anche io ho visto che il cuginetto ti faceva il filo, trovava tutte le scuse per toccarti. Adesso vai a dormire, qua in campagna si alzano presto.
Mi baciò a stampo sulla bocca e andò via ridendo. Dopo avermi messo a letto, pensai a quello che era successo, cercando una scusa per discolparmi. Mi dissi che era scritto, inevitabile, che doveva accadere, poi pensai a mia cugina Marisa. Era veramente una gran fica, bella e per di più era libera, non lo so il perché pensai, che magari le sarebbe piaciuto venire in Australia e per la prima volta nella mia vita, pensai a lei come moglie, sorridendo caddi in un sonno profondo, mi svegliò il canto dei galli, li maledissi, avrei dormito fino a tardi. Sentivo dei rumori al piano di sotto, così decisi di alzarmi.
– Buongiorno nonna, dov’è il nonno?
Riuscii a capire che dava da mangiare agli animali, mi offri il caffè, dopo averlo bevuto andai fuori, si respirava un’aria fresca e piena dei profumi dei fiori che riempivano tutto il davanti della casa. In lontananza vidi nonno che lavorava, andai da lui, dopo avergli dato il buongiorno, lui cercava di spiegarmi come si governavano gli animali, io che ero abituato a vivere in città, di animali non ne capivo un accidente. Tornammo a casa, la nonna aveva preparato la colazione, non avevo mai visto nulla del genere, c’era di tutto a tavola, scese anche Giulia.
Dopo colazione avremmo pensato a cosa fare, arrivarono Marisa e Danilo con un auto.
– Ragazzi abbiamo pensato di fare un giro nei dintorni per farvi conoscere la zona.
– Volentieri!
Intervenne il nonno che parlò con Danilo, non riuscivo a capire, lui mi tradusse, in pratica i nonni ci chiedevano di restare per sempre con l’oro, non avevano altri nipoti, volevano lasciare tutto a noi, ecco il motivo del suo dire nelle stalle. Giulia ed io ci guardammo, i vecchi ci guardavano con gli occhi pieni di speranza.
– Danilo, di loro che apprezzo moltissimo quello che vogliono, ma dobbiamo rifletterci, in Australia abbiamo il nostro lavoro, i nostri beni, io dovrei cambiare lavoro, fare il contadino, non lo so e posso. Giulia, che ne pensi tu?
– Dobbiamo decidere ognuno cosa fare.
Danilo tradusse ed i vecchi risposero: “pensateci, è la vostra terra di origine”.
Nel salire in auto, Marisa fece sedere Giulia davanti, io con lei dietro. Ci fecero conoscere tutta la zona, ci portarono alla spiaggia, bellissima, comprammo dei costumi, Marisa mi sfido in una gara di nuoto, capii che era una scusa per restare da soli, come ci allontanammo dalla riva abbastanza da non essere visti lei si fermò, mi venne vicino.
– Cugino, è da stamani che mi guardi, se hai voglia di baciarmi fallo adesso. Da quando ti ho conosciuto desidero che mi baci.
– Non le diedi più tempo di parlare, gli tappai la bocca con la mia, accolse la lingua, iniziando il gioco, si aggrappò con le gambe a me, il bacio anche se era eccitante, era salato, nei movimenti l’acqua, ci veniva sul viso.
– Credo che se vogliamo ancora baciarci in mare, dobbiamo portare dello zucchero!
Ridendo tornammo a riva, era sera quando ritornammo a casa dai nonni. I nostri cugini restarono per la cena, appena finito ci cambiammo e uscimmo di nuovo, ci portarono sul lungomare era bellissimo, Giulia, si era messa sotto il braccio di Danilo, e io con Marisa…
– Dimmi, quel bacio per te cosa rappresenta, un desiderio o altro?
– Non lo so, dal primo momento che ti ho visto ho desiderato essere baciata, il motivo come ti ho detto non lo so. E per te?
– Che devo dirti? E stato lo stesso per me ed a dire il vero, il pensiero che quando partiremo, non ti vedrò più, mi fa star male.
– Davvero? E lo stesso anche per me.
– Per adesso non è niente di impegnativo, ma te lo chiedo lo stesso, verresti in Australia?
– Di trasferirmi, non mi pongo problemi, ma il motivo della venuta, cosa vorresti da me?
– Non ne parliamo più, vediamo come si evolvono i fatti e decideremo.
– D’accordo, tu cosa hai deciso per i nonni?
– Adesso desidero solo una cosa, stare con te da soli, come possiamo fare?
– Me la vedo io, aspettami.
Parlò con il fratello in dialetto, lui fece il segno di andare, mi sorrise e mi fece il segno di ok. Cambiammo strada, mi portò in un parco, c’erano molte coppie appartate, lei scelse un albero, si poggiò e mi tirò a se. Iniziammo a baciarci, le accarezzavo il culo, non potevamo di più ma ero contento lo stesso. Non sempre in un incontro si deve per forza fare sesso, come era ovvio mi ero eccitato ed il cazzo pressava contro di lei.
– Caro lo so che vorresti scopare, qua non si può, ma se vuoi domattina ti vengo a prendere. Ma tua sorella ti lascerà libero?
– Tu fai in modo che tuo fratello, la venga a prendere.
– Io non ho la macchina, ho un motorino.
– Tu vieni, prenderemo un auto in affitto.
Restammo ancora un poco, baciandoci e scambiandoci carezze, io le tastavo il culo, lei mi accarezzava il cazzo da sopra i pantaloni. Ritornammo sul lungo mare, gli altri due ci attendevano al chiosco dei gelati e bibite, ci riportarono a casa, i nonni dormivano, salimmo al piano superiore in silenzio, Giulia mi disse:
– Ti raggiungo tra poco!
Entrai in camera, per prima cosa feci la doccia, di sicuro Giulia avrebbe fatto lo stesso, di lì a poco arrivò, indossava il pigiama, per modo di dire, una camicetta corta, scollata e trasparente. Il pantaloncino della stessa stoffa era da sballo e non perché fosse mia sorella, pensai: fortunato chi se la scopa, perché non io? In quel momento decisi che quella era la notte giusta, non volevo pensare più se fosse giusto o immorale, che accada quello che deve accadere. Non mi interessava più. Sorridendo ci avvicinammo sino a toccarci, ruppi gli induci, la presi tra le braccia con la forza del possesso, era come dirle sei mia conducendo il gioco, le nostre bocche si cercarono, le nostre mani esploravano i nostri corpi a vicenda, ci aiutammo a restare nudi.
– Baby spegni la luce, i nonni potrebbero salire.
– Solo un attimo, desidero guardarti, ti desidero così tanto amore! Questa notte se tu lo vuoi e senza indugi, voglio e desidero scopare con te, leccare tutto il tuo corpo, lo vuoi? Siamo ancora in tempo per fermarci.
– Come fai a non capire che è quello che voglio? E da tantissimo tempo che aspetto questo momento, non parlare più, amami! Chiavami, fammi gridare di piacere.
Non dissi più nulla, ripresi a baciarla, ci stendemmo sul letto, iniziai a baciarla iniziando dalla gola, scendendo lentamente, mi fermai tra i seni erano di una misura abbondante, mi beai, glieli accarezzavo con le guancie, presi un capezzolo tra i denti e l’altro con due dite, uno lo leccavo e lo martellavo con la punta della lingua che sembrava elettrica e l’altro lo stringevo, reagirono indurendosi, lasciai i capezzoli eccitati e scesi giù, mi fermai sul ventre, era cosi duro e liscio da sembrare levigato. Mi dedicai all’ombelico, un po’ rientrato, le misi la punta della lingua, glielo leccavo, nel frattempo le mie mani non trovavano un attimo di pace nell’esplorare il suo corpo.
– Girati verso di me, dami il cazzo! Fai in modo che possa ricambiare il piacere che mi stai dando.
Mi girai, era la classica posizione del sessantanove, la girai facendola mettere su di me, si aggiustò aprendo le cosce, aveva la figa depilata, si mise a pochi centimetri dalla mia avida bocca, il buco del culo era uno spettacolo, bello da guardare, sono un cultore del buco del culo, provai a passare la punta della lingua tra le labbra della fica, le grande labbra si aprirono, mi sembrava un frutto maturo, misi la lingua nella fica e la mossi come se la stessi chiavando, lei aveva preso il cazzo lo leccava e mi masturbava molto lentamente, mi accarezzava le palle, le stringeva delicatamente, capii il suo gioco, non voleva che sborrassi e a me stava bene. Volevo chiavarla, avevo pronto il preservativo, quanto mi sarebbe piaciuto fotterla senza quell’ affare ma il rischio era troppo grande, ci mancava di restare gravida e saremmo stati a posto. Si continuò ancora per un bel po’, mi tolsi dalla posizione del sessantanove e mi distesi su di lei
– Cara lo vuoi? Ti voglio chiavare.
– Chiavami baby è una vita che aspetto questo momento.
– Un attimo!
Stesi la mano e sul comodino c’era il preservativo, lei mi guardava incuriosita, me lo infilai.
– Amore perché l’hai messo?
– Non voglio che resti incinta, è meglio non rischiare.
Tornai a stendermi su di lei che aprì le cosce, mise i piedi sul materasso, guidai il cazzo ed entrai in lei, in quella figa calda e accogliente, il sogno di anni si era avverato. Lei mi abbracciò e sollevo i piedi, li poggiò sulle mie cosce, iniziai a chiavare piano, desideravo godermi ogni attimo di quel momento, ci baciavamo come degli invasati.
– Amore che bello! Chiavami baby! Che bello sentire il tuo cazzo che mi trapana la fica… ti amo amore mio! Chiavami più svelto, fammi godere tanto.
– Si baby, è bello chiavarti! Dobbiamo farlo sempre!
Aumentai il ritmo, dopo alcuni minuti mi fermai la feci mettere alla pecorina, è una posizione che mi piace molto, mi piace vedere il mio cazzo che entra ed esce dalla fica. Iniziai a scoparla di brutto, le misi un dito nel culo.
– Baby che bello, scopami il culo, mettimi due dita nel culo.
Ne misi due e le pompavo il culo, la chiavavo, ero al limite…
– Sto per sborrarti in fica baby, che bello!
Venni e fu bello per davvero, mai una scopata era stata cosi fantastica, anche lei mi gridò il suo piacere, le tappai la bocca, gridava così forte che ebbi paura che svegliasse i nonni. Mi tolsi e mi distesi al suo fianco, ci scambiammo un bacio.
– Hai visto quanto è stato bello? Non ho mai goduto cosi tanto e tu che non volevi, adesso come hai promesso, scoperemo sempre e mi devi fare anche il culo amore mio. Mentre lo facevamo ho pensato che saresti uscito dalla fica e mi inculavi.
– E no amore mio, il culo voglio fartelo, ma voglio dedicarmi solo a lui, domattina mi viene a prendere Marisa, tu che fai?
– Lo stesso, viene Danilo.
– E’ bene che tu lo sappia, ho tastato il terreno, ho chiesto a Marisa se viene con noi in Australia.
– Come si vede che siamo uguali, ho fatto lo stesso anche io.
– La risposta, vuoi vedere che è uguale? Che farete i nonni vogliono che restate qua.
– Mio Dio è vero, la stessa risposta. Tu hai deciso, qualcosa?
– Mi tenta fare il contadino, chi l’ha mai fatto cosa ci capisco, non lo so veramente, tu che ne pensi?
– Come te, è bello qui ma a casa abbiamo il nostro lavoro, gli amici, è difficile decidere di cambiare tutta la nostra vita.
– Vai a letto, decideremo con calma, buona notte baby.
Ci scambiammo un bacio ed andò via. Come al solito mi svegliai all’alba, scesi giù, baciai nonna sulla guancia, nonno come sempre non c’era, di sicuro era alla stalla per accudire gli animali, presi un’arancia ed andai da lui, mi accolse con un sorriso, e mi fece la solita domanda,
– Hai deciso?
Istintivamente risposi “si resto”, non lo so perché avevo accettato di restare, ero contento, mi ero liberato da un peso, ero anche felice. Il nonno mi abbraccio e piangeva di gioia, tornammo a casa, lui mi teneva a braccetto, spiegò a nonna, mi abbracciò anche lei. Alle nove arrivò Marisa.
– Marisa, per favore, spiega loro, che è vero che resto ma non nell’immediato, devo tornare a casa, sistemare tutto, vendere la casa e altro. Poi non lo so se Giulia voglia restare in Australia, oppure anche lei accetta.
Spiegò loro come era, annuirono, dissero che era normale, mentre si discuteva, arrivò Danilo a prendere Giulia. Io e Marisa partimmo con lo scooter, fu un’impresa, con le strade di terra battuta, notai che non prese la strada che portava in città, si inoltro in una strada, sempre di terra battuta, costeggiata da alberi di ulivi secolari.
– Dove andiamo?
– Ti porto a vedere un posto bellissimo e staremo da soli, contento?
– Certo!
Iniziai ad essere stanco di stare seduto, essere sballottato da quella minuscola moto. Arrivammo finalmente e restai a bocca aperta, c’erano vigneti a perdita d’occhio ed un vecchio casolare.
– Vieni ti faccio vedere dove facciamo il vino.
– Questi vigneti e la terra sono tuoi?
– Miei? Io sono povera. Se restate è tutto vostro, i proprietari sono i tuoi nonni, mi sono fatta dare le chiavi, entriamo.
Aprì la porta ed un odore di vino mi saltò al naso, c’erano botti, il torchio, mi prese per mano guidandomi, in una piccola stanza c’era un letto, mi guardò sorridendo.
– Caro come vedi uniamo l’utile al dilettevole, mi vuoi ancora scopare?
– Certo, sicuro che lo voglio, nemmeno devi chiederlo.
– Vorrei tu sapessi due cose prima che scopiamo, la prima è: non credere che vado con tutti; la seconda è: ti prego sii gentile per me è la prima volta. Non guardarmi meravigliato, non l’ho mai voluto fare con nessuno, con te lo voglio dal primo momento che ti ho visto.
Non risposi, la baciai sulla punta del naso.
– Non devi giustificarti, non penso niente di male di te!
La baciai, dandole la lingua e lei fu felice di accettare, si strinse a me, le accarezzavo il culo, le sollevai il vestito, misi la mano nella mutandina, sentii che non aveva un pelo, la fica era rasata, le passai il dito tra le labbra, cercai il clitoride, stuzzicandolo, lei mi sbottonò i pantaloni, prese il cazzo e me lo accarezzava lentamente.
– Cara ci spogliamo? Desidero vederti nuda, di sicuro sei favolosa.
Assentì e ci spogliammo, restammo nudi, era come avevo detto ed immaginato, favolosa. La feci stendere sulla branda, la baciai tra i seni, erano piccoli ma sodi e duri come due bocce. Succhiai i suoi capezzoli mentre lei mi accarezzava la testa.
– Amore prendimi, non voglio più attendere, desidero sentirti dentro di me, fai piano, ho visto il tuo cazzo e mi fa un po’ paura, al pensiero che e così grande e deve entrare dentro alla mia piccola fica, non indugiare, dammelo, scopami e fammi sentire donna, mi auguro la tua donna.
Guidai il cazzo e diedi una leggera spinta, entrai in lei con la cappella, diede un piccolo grido, diedi un altro colpo di reni entrai del tutto nel suo corpo, era mia, mi fermai per darle il tempo di abituarsi.
– Amore dimmi quando sei pronta, che posso iniziare a chiavarti.
– Adesso puoi, chiavami, che bello averlo fatto con te.
Iniziai molto lentamente, lei mi baciava per tutto il viso e mi chiamava amore, non pensai di usare il preservativo, l’avevo portato, ma quando lei mi disse che era vergine, pensai che non era bello, per lei, la sua prima volta farlo con il preservativo. Non racconterò di come finì la scopata e quello che avvenne dopo, il motivo? Marisa, oggi è mia moglie e da quella scopata, è nato un bel maschietto.

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