Nel blog L’esistere del mondo è un monstrum infinito, alla data del 5 ottobre del 2010, abbiamo letto un lungo racconto di un giovane di 21 anni che dice di chiamarsi David. Il racconto porta il titolo “San Valentino Story”, un bellissimo, credibilissimo, intenso racconto in cui David ci narra, con stile letterario, una esperienza molto particolare – e il racconto è molto vicino alla trama del celebre, audace e discusso, film Soffio al cuore di L. Malle; però il fatto narrato da David è circoscritto a un pomeriggio, pur lasciandosi intendere che ci sarà, per forza!, un seguito –; si tratta di un suo rapporto sessuale, un amplesso, con la madre; una donna ancora giovane, bella senz’altro, come ce la descrive appassionatamente l’innamoratissimo David: sul biondo-fulvo, abbastanza alta, snella ma discretamente formosa. È più giovane all’apparenza dei suoi quarant’anni; una madre che conosce da tempo la passione nascosta del figlio e che lei, donna molto calda, ha deciso, finalmente!, di appagare, fortemente attratta dalla sua prestanza corporea; è disposta persino, presa dal desiderio, a correre qualche serio rischio, con l’incesto, sia al livello morale-affettivo, che ne risentirà, sia pratico, turbamento dell’assetto familiare a cui è pervenuta faticosamente dopo il naufragio del suo matrimonio, fino all’evento, fisicamente possibile, e problematico: una gravidanza dal figlio! Davide è uno studente universitario; per discrezione non dice di quale Università, dove la madre insegna una disciplina che ha a che fare con l’arte. Lui la chiama alla francese, in modo convenzionale, sempre per ragioni di riservatezza, Silvy; anche il suo nome è inventato, come anche quello di Amanda, che abbiamo inventato noi che scriviamo, e di cui parleremo in seguito brevemente, ma con lo spicco che merita; è una bambina, una piccola creatura; il primo accenno la connette strettamente, indissolubilmente a Silvy e a David. La vicenda, come detto molto particolare, vede i due protagonisti, Silvy, la madre, o se preferite, la mamma, e David, consumare questo sconvolgente episodio di sesso – ma l’abbiamo già chiamato, appunto, apertamente e liberamente, incesto, oggi di gran “moda” nel dibattito sull’istituto della famiglia – durante una breve vacanza di Carnevale, nel 2010 il giorno di San Valentino, che è il giorno degli innamorati. Questo avviene presso Pescasseroli in Abruzzo dove erano andati in vacanza, nei propositi dichiarati, per godere delle abbondanti nevicate e quindi sciare. L’atto sessuale, in sé grave e foriero di guai, è consumato ovviamente con grande trasporto dai due stretti consanguinei, circostanza che non sembra preoccuparli, anzi. I particolari li conosciamo dalla narrazione di David, ma altri li apprendiamo dall’altra protagonista, Silvy, esaltata come donna, che li ricorda con immenso piacere, con tutto quanto ne è venuto di nuovo nel suo corpo; e qui vengono riferiti in parte, soprattutto in relazione a quello che sarà lo sconvolgimento della loro vita futura. Hanno passato, loro due soli, le notti, comunque dall’imbrunire in poi, in una casetta, forse un villino/chalet, confortevole, riscaldata, di loro proprietà. David ci prepara al racconto esponendo i problemi della sua famiglia, in particolare puntando sulla estraneazione della figura del padre, ridotto in una miserevole condizione di emarginazione, in preda altresì a problemi di alcolismo, il tutto a causa di un gravissimo dissesto finanziario. Quindi madre e figlio sono proposti in partenza come effettiva coppia, e vedremo in quali termini. Tra i due il pomeriggio di San Valentino è stato un qualcosa di travolgente; se tra loro era iniziato “qualcosa” negli anni, nei mesi e giorni precedenti, quel pomeriggio, complice una bottiglia di vino buono, i sensi scatenati li porteranno a congiungersi carnalmente senza alcuna remora, principalmente di morale, e non tenendo conto in alcun modo del fattore genetico; la madre, quarantenne s’è detto, è ancora pienamente in età fertile.
È ben noto altresì che le giunzioni sessuali fra stretti consanguinei sono particolarmente fertili, ciò dipendendo verisimilmente dall’ardore, almeno da parte di uno dei pertners, ben di più se da parte di tutti e due, che porta al rapporto incestuoso. Una persona, che la sapeva lunga in proposito, affermava che “quella faccenda”, il liquido seminale, tra consanguinei “attacca maledettamente”. Ma come condannare la coppia in questione? Al loro posto… Lei è ancora giovane, si è detto sopra, bella, purtroppo insoddisfatta sessualmente, lui, altrettanto bello, è assai più giovane, ma i 21 anni ne fanno un uomo; sono soli e i loro ben formati corpi in una saletta opportunamente riscaldata (grazie a ciò i due si spogliano rapidamente) si cercheranno, impetuosamente soggiacendo poi, nudi, a plurimi orgasmi nei loro amplessi, anche per le ripetute libagioni(così Lea Massari nel film di Malle). David da questo pomeriggio fino al termine della vacanza, che diventa tutt’altro che spensierata, come volevano far credere, possiederà Silvy, felicissima di farsi possedere dal giovanotto, già da lei desiderato, ben dotato altresì sessualmente. Sono trascorsi da quell’episodio così eccezionale e da quel racconto cinque anni, perché siamo nel 2015, ma non sappiamo il seguito, il racconto si ferma qui. Cosa è successo in questi anni? Desideriamo saperlo non per banale curiosità o altro. Il racconto di David è impostato in tono letterario, certamente fondato su delle verità, su qualcosa molto “importante” sperimentato dallo stesso narratore. Il racconto è bello e coinvolgente, e tocca temi scottanti. Al racconto di David riteniamo di poter offrirne un altro, altrettanto verosimile, perché madri che cedono ai figli ce ne sono state in abbondanza, e tuttora ce ne sono, eccome! Ne parleremo abbastanza diffusamente senza con questo voler colpevolizzare la donna. Quindi andiamo avanti con il nostro “continua”, aggiungendo e integrando, mantenendo però i nomi dei protagonisti, Silvy e David(lo meritano per quello che hanno vissuto, e perché sono belli) e dei luoghi della seduzione; è facile immaginare cosa può succedere a due freschi amanti, di quel genere poi!, e questo sulla base di esperienze analoghe vissute da chi scrive in un lungo lasso di tempo, tra i suoi 14 e 23 anni, con una a lui vicinissima persona, bella come Silvy e altrettanto disposta a farsi conquistare, e conquistata… A quell’infuocato pomeriggio di sesso, madre e figlio, hanno certamente fatto seguito notti di ulteriore sesso scatenato, senza inibizioni. David nella sua narrazione non riferisce che le penetrazioni, tante ci risulta, siano stati godute con qualche precauzione dai due insoliti e scatenati amanti, insoliti, ma non tanto, stando alle ricerche con l’apporto del DNA. Silvy, la mamma, un giorno ci pensava ed era sicura che il suo David dovesse avere avuto in quei giorni e in quelle notti almeno una quindicina di orgasmi(che poi non sono un primato), tutti “dentro” di lei, ai quali non corrispondevano certo i suoi, ben più numerosi, per costituzione; ma la sua soddisfazione era piena; aveva scelto bene il partner. Allora ne ricaviamo che non c’è stata alcuna precauzione. Lei, a quanto pare, “pillole” non ne ha usate in quelle particolari circostanze; d’altra parte il marito di Silvy, il padre di David, è da tempo fuori causa, e nella vita della donna non ci sono da tempo tracce di amanti, pur avendo un sesso molto sensibile; tiene troppo al suo David, da cui, vedremo, è attratta da quando è uscito dalla pubertà. Andando via dalla città, fuori diverse notti con questo bel giovane, cosa le sarà passato per la mente? Loro soli lassù, la notte… A dire il vero Silvy da un bel po’, più di un anno a questa parte, si è accorta che David ha nei suoi confronti pensieri e comportamenti “proibiti”, ma che tuttavia non la scandalizzano; “lui”, è chiaro, vede in “lei” piuttosto la donna, con quelle forme(!), che la mamma(di cui non ha più bisogno). Ne è certo turbata, ma anche piacevolmente turbata; ciò non le dispiace affatto.
Qualcosa da seguire, con tatto, in particolare per non ferire la sua sensibilità, per non farlo sentire in colpa; semmai cercare di tenerselo più vicino e non mostrare intenti moralistici; del resto non può girare per casa vestita come una monaca di clausura. E al mare allora? David però la pensa diversamente, ora che è un giovanottello; a vedere la madre girare per casa in sottoveste e qualche volta soltanto in reggiseno e mutandine “va su di giri”. Non mancano poi gli “incidenti” connessi all’uso della doccia! Spettacoli non cercati, non spiati dal ragazzo. Mamma Silvy ha tra le cosce un delicato triangolo peloso anch’esso come i capelli biondo-fulvo, soltanto più scuro, come l’oro brunito. Ah!, metterci dentro il proprio “affare”, immaginava David; schizzarci dentro quello sperma che lui la notte perdeva in vani sogni; sogni che però l’aiutavano a non masturbarsi. Intanto adesso siamo in inverno. Si sa, per i ragazzi la mamma è la prima donna della loro vita, tutti se ne innamorano, a meno che in famiglia non ci sia una procace sorella; è la promiscuità dei sessi e dei sensi che eccita il desiderio carnale; e se la mamma è bella e giovane l’innamoramento può arrivare alla passione e scatenare sentimenti incontrollabili, fra questi la gelosia; per tale motivo soprattutto Silvy tiene alla larga i corteggiatori. È una studiosa, occhialuta, una ricercatrice; ha studiato questi problemi per conto proprio, problemi da affrontare nelle dovute maniere, senza tuttavia preoccuparsene troppo: il “complesso di Edipo”, etc.; semmai ci sarebbe anche il “complesso di Giocasta”!, pensava lei ironicamente. Studia arte; Fidia nei rilievi del Partenone mostra il giovinetto Cupido/Eros che fruga audacemente sotto i veli che coprono le celebri cosce della celebre madre, nientemeno che Afrodite; anzi le mette una mano proprio in mezzo alle cosce, presenti gli altri dei dell’Olimpo! Un episodio l’aveva però abbastanza di recente allertata, e molto impressionata, e resa più attenta alle mosse del figlio, ma sempre in un atteggiamento di materna benevolenza, certo mista alla agitazione quando viene chiamato in causa l’altro sesso in vista sotto gli occhi della donna a cui si dovrebbe da quel punto di vista il massimo rispetto. Dopo quell’episodio passava il tempo a pensare e a cercare di spiegarsi quell’improvvisata. Come detto, ne era uscita con una forte agitazione. Era entrata cautamente un pomeriggio nella camera dove stava dormendo David per cercare alcuni capi di vestiario nell’armadio. David stava facendo il sonnellino pomeridiano; la porta non era chiusa e quindi lei era entrata senza preoccuparsene. Quando il figlio dormiva lei si fermava spesso a contemplarlo con compiacimento. Bello anche quando dormiva. La camera era nella penombra e lei nella penombra vide. Suo figlio, oramai ventenne, dormiva supino, come dire a pancia in su, e lei vide chiaramente nella penombra: dalla apertura davanti del leggero pigiama, faceva caldo, era uscito, in erezione, il “pisello”, anzi il “pisellone” di David. Non era tutto fuori, ne vedeva la metà. Rimase sbigottita, era la prima volta che gli vedeva, ora fatto uomo, la sua parte anatomica più segreta e in quel modo. Quella che provava era una vera emozione che le gonfiò il cuore e lo fece battere fitto, ma la donna che era in lei si sentì anche fremere. Dovette deglutire più volte. Ricordava assai bene che lui da ragazzo, dormendo qualche volta insieme, le si era audacemente appoggiato abbracciandola anche, e lei aveva sentito la sua “faccenda” dritta e indurita, e abbastanza grande per la sua età. Una notte poi si svegliò perché aveva sentito un frugamento in mezzo alle cosce; una mano stava cautamente cercando di arrivare alla sua “cosina”; lei però era lì ben protetta perché, avendo le mestruazioni, vi aveva sistemato un bel po’ di “pezze”, come aveva imparato dalle donne di casa che, almeno la notte, non ricorrevano ai sistemi di assorbimento moderni. L’intruso, suo figlio, dovette battere, deluso, in ritirata! L’ultima volta che capitò di avere un contatto fisico nel lettone con David, dopo una mezz’ora del solito licenzioso abbraccio, con lui “appiccicato” letteralmente al suo fondoschiena, abbraccio che lei aveva tollerato in silenzio, avvertì nel suo ragazzo un ansimare sospetto mentre lui tendeva a stringerla più forte. Cessato il respiro affannoso, aveva lasciato la presa del suo corpo, armeggiato con un fazzoletto che aveva sotto il cuscino, e si era poi addormentato. Ci aveva pensato parecchio: David aveva goduto da maschio del suo corpo e aveva avuto alla fine un orgasmo, evidente, molto poco filiale; ma non capitò più niente perché oramai era troppo grande per stare nel letto insieme a “mammà”. Silvy non ebbe sentimenti di riprovazione per il desiderio sessuale che era emerso da quei primi contatti con David diventato un giovanotto; la propria avvenenza non poteva sfuggire all’attenzione del suo maschio più prossimo, escluso naturalmente quel rottame che era diventato il marito! Anche David dunque era attratto dalle sue doti naturali, che lui aveva sotto gli occhi quotidianamente; e lei non poteva farci niente. Guardò a lungo l’ “affare” approfittando della sua dormita; era ragguardevole nelle dimensioni; del resto David non era un piccoletto.
Se ne compiacque(chissà cosa stava sognando!); ebbe la fantasia fuggevole, perversa, ma non volontaria si giustificava, di cosa avrebbe provato se fosse entrato dentro di lei; con questo pensiero, di cui si vergognava, ma non troppo…, si ritirò, appoggiando la porta silenziosamente. Sorrideva maliziosamente; beata la fidanzata che se lo potrà gustare. E invece si sbagliava… Aveva ancora gli occhi e la mente fissi a quello spettacolo, da non dimenticare che era in “astinenza” da più di cinque anni, quando di lì a poco la “cosa” si ripeté. L’ “affare” di David era di nuovo in bella mostra; anzi questa volta era più visibile, non tutto, ma se ne vedeva la maggior parte. Silvy ebbe una scossa; si sentì sotto attacco, da suo figlio!; quello era un atto volontario e lei vi era coinvolta come la femmina desiderata; David fingeva di dormire. Lui l’aspettava e quella era una esibizione; per un momento suo figlio la intimorì; ricordava quante volte le era capitato di imbattersi in quei maniaci che si appostano per mostrare alle donne le loro immonde nudità. Le spiacque che l’avesse fatto in quel modo il suo David; da lui non se lo sarebbe mai aspettato, e lui non sapeva che di quella esibizione oscena non c’era proprio bisogno perché Silvy, un po’ alla volta, si stava avvicinando a lui come donna. Comunque quello era un segnale da prendere sul serio se intendeva continuare l’avvicinamento; doveva essere più “esplicita”; il nudismo, prima involontario, ma in seguito sempre più spinto, aveva fruttato l’inevitabile eccitazione. Un po’ si sentiva in peccato, ma non ne poteva più. Suo figlio voleva fare l’amore con lei nel modo più esplicito, la insidiava apertamente; in parole povere, molto povere, per andare direttamente alla sostanza, questo pensava ora: David desiderava mettere il suo attributo maschile, che lei aveva visto grande e dritto in esposizione, nella sua vagina, da dove era uscito 21 anni prima, e versarle dentro il suo sperma; un incesto dunque con suo figlio, con il rischio di concepire insieme un bambino! Questa volta il turbamento la prese tutta, ma l’offerta di sesso che veniva da David non poteva lasciarla cadere! Fra qualche anno certamente avrebbe perso molto della bellezza che ancora la faceva desiderabile. Giovane, nonostante i quaranta, lo era ancora per sua fortuna; dimostrava molto di meno. Corteggiatori tanti; anzi si doveva difendere dai colleghi, persino dagli studenti. Il sesso aveva avuto una notevole parte nella sua prima gioventù; l’aveva sperimentato direttamente molto presto perché le piaceva, perché era una donna calda, molto calda.
Aveva un bel visetto, soprattutto un bel fondoschiena, molto apprezzato, e anche le tette non erano male, quindi molti ragazzi intorno; in discoteca spopolava. Alla fine, non ancora diciottenne, ci era cascata in pieno con un giovane, un po’ più grande di lei, che le piaceva più degli altri, ed era rimasta incinta dopo un intenso e prolungato rapporto sessuale. Si erano sposati, era nato David, e di questo era assai contenta. Poi aveva ripreso a studiare seriamente, si era laureata ed era arrivata dove era arrivata; a quarant’anni da compiere fra poco, faceva ricerca e insegnava all’Università. Con il sesso per il sesso aveva chiuso, ma purtroppo il matrimonio era andato a rotoli a causa di quel maledetto dissesto finanziario che aveva fatto perdere la ragione al marito, peccato proprio perché il papà di David come maschio era veramente in gamba, da buon siciliano, e nei primi anni ce n’era voluta per non riempirsi di figli; e adesso lei era rimasta praticamente sola con Davide. Doveva la sua carriera universitaria, e il non trascurabile stipendio, al professore con cui si era laureata; uno studioso, abbastanza lontano dai 50, di grande prestigio, particolarmente severo agli esami, ma anche parecchio “chiacchierato” per i rapporti troppo stretti che intratteneva con le allieve, alcune neppure ventenni. Le studentesse lo trovavano “affascinante”, gli studenti maschi certamente no; arrivavano a definirlo il “prof. porcellone”, epiteto in parte meritato; si sa, l’ambiente universitario è anche caratterizzato dal costume, universalmente diffuso, di scambi di sesso tra i “grandi” professori, nomi celebri, e studentesse avvenenti, spesso “disponibili”. Al tempo della laurea aveva mostrato nei confronti di Silvy un interesse abbastanza contenuto, circoscritto, sembrava, all’argomento della tesi. Dopo, però, la discussione della tesi e conseguente voto, altissimo, tutto cambiò. I loro rapporti, i loro incontri erano diventati molto frequenti; lui le chiese di legarsi a lui “a filo doppio”, disse proprio così; l’avrebbe aiutata nei concorsi all’Università. Iniziò così una storia di viaggi per congressi, mostre, incontri in altre città, notti addirittura passate fuori di casa, casa dove aveva marito e figlioletto! Fece due concorsi e li vinse. Silvy però sentì subito intorno a sé un’atmosfera di sospetto; c’era aria di maldicenze. Il professore era un bell’uomo e aveva quella brutta fama, ma non era certo il solo. Per lei era uno studioso che meritava il massimo rispetto; aveva classe e lei nutriva nei suoi confronti anche un vero trasporto tra l’affettivo e il sentimentale. Tutto fu risolto da un energico intervento della moglie del suo idolo; impose al marito di cambiare città e relativa Università. La “Dott.ssa Silvy” andò a salutarlo nella nuova sede; due ore nel suo studio, e la sera era di ritorno a casa; non l’avrebbe più visto Da allora erano trascorsi diversi anni, c’era il problema del marito, sempre più nel degrado mentale e anche fisico, e adesso questa novità di David che si faceva avanti con quei torbidi propositi; lei pensava anche che fosse una questione di ereditarietà; suo figlio aveva preso dai genitori su quel versante. David era bello, lei gli voleva un bene speciale anche per questo. Era abbastanza alto, ben fatto, colto, gentile, ma anche virile. Notava che le ragazze lo guardavano. Era orgogliosa di lui; l’avesse conosciuto da ragazza ci sarebbe andata a letto molto volentieri.
Se buon sangue non mente, come maschio doveva saperci fare. E ora? Lui la desiderava apertamente, c’era sotto una grande passione, lei la sentiva irresistibile; prudente e rispettoso, era però arrivato al limite dell’autocontrollo e aveva preso quelle iniziative così esplicite. Silvy, andando in macchina all’Università ci pensava, richiamava alla memoria anche quelle audacie notturne nel lettone, arrivava persino a sorriderne, “hai capito il mio maschiaccio!, e cosa vuole fare alla sua mamma?”, addirittura alle fantasie, fantasie erotiche che cercava di allontanare. Si figurava con l’immaginazione il suo David a letto con la fidanzata; metteva il preservativo?; cercava di vedere il suo getto di liquido seminale; come sarà stato?, abbondante pensava, e la ragazza la “pillola” la prendeva?, allora lui con quel bello strumento del piacere, e della riproduzione, entrava liberamente e le eiaculava “dentro”. E lei, niente! Era a digiuno di sesso da anni e questo anche per riguardo a lui; lui, il “suo” David soprattutto, e sopra tutti! Non aveva avuto più bambini e questo ora le dispiaceva, e quelle fastidiose mestruazioni che le ricordavano la sua inutile fertilità, che le erano così insopportabili; pensava persino di farle arrestare lei, almeno una volta, con una gravidanza. Sai che scandalo se si fosse fatta mettere incinta dal suo David! Ci pensava come anche poteva succedere senza…invito, senza preliminari. La notte dormiva da sola; lui si sarebbe infilato nel lettone accanto a lei… Ci rideva, ma la notte anche lei faceva sogni “proibiti”. Ah!, certo, lui era lì a disposizione. Silvy si sentiva una donna a metà, anzi meno della metà. Un amante l’avrebbe trovato facilmente; passarci, tra una mestruazione e l’altra, una notte insieme! Riprendere in mano quell’ “affare”, in bocca, tra le gambe, anche nel di dietro, visto che tutti glielo ammiravano. Si sarebbe data a David anche quel pomeriggio, appena tornata a casa! Il pensiero di quel congegno così deliziosamente e maliziosamente inventato dalla natura le faceva fremere, anche lì in mezzo al traffico, “quella cosa” piacevolmente pelosa che aveva davanti nelle mutandine e sotto in mezzo alle cosce. Quello che temeva di più era di imbattersi nell’uomo sbagliato sul versante “sesso”, poco dotato e frettoloso, magari anche volgare, mentre lei voleva stare a lungo con la “patatina” scossa dai colpi di un membro virile forte e ben modellato, come la persona che la penetrava. Con David certo questi rischi non si correvano; ed era proprio immorale con tali problemi, lei sola al mondo con questo amatissimo figlio, pensare a lui come partner in un letto e goderselo? Certo era suo figlio, l’incesto non era contemplato nelle possibilità che comunque le si aprivano davanti; ma aveva quasi quarant’anni ed era a bocca asciutta; perché complicarsi la vita cedendo ad un estraneo, che ancora non conosceva? Del resto nessuno di quelli che le stavano intorno la soddisfacevano. Invece David! Come ci sarebbe tornata volentieri sul lettone a dormire abbracciata a lui! Ripensando morbosamente con la fantasia agli eventuali amplessi con il suo “ragazzo”, pendeva però su di lei la minaccia, il rischio, di rimediarci una bella gravidanza; una volta concessasi a lui come avrebbe fatto poi a tenerlo a bada, a controllarne le voglie scatenate proprio da lei? Era stata madre, aveva generato, sapeva come quei microscopici affarini possono venire da qualsiasi parte ed entrare nel corpo vivo della donna, e inguaiarla! Ma David era bello, e aveva un bel…, se n’era resa conto anche se non aveva visto tutto. Ancora la “pillola”?, mah!, solo l’idea le toglieva il desiderio; “imbrigliare” i milioni di esserini che sono nel liquido seminale del suo possibile amante! Gestiva la sua biancheria intima, i suoi pigiami, i suoi fazzoletti, le sue salviette da bagno; non voleva che lo facesse la colf, tra l’altro una malevola curiosa. C’erano ora abbondanti tracce di sperma rinsecchito su questi tessuti. Non pensava che lui si masturbasse, ma i sogni che faceva in questi ultimi tempi erano segnati da un acceso desiderio. Desiderio di chi? Aveva avuto delle congiunzioni carnali con la fidanzata, ma non doveva esserne stato molto soddisfatto; infatti si erano lasciati.
La ragazza, freddina, non si era fatta mettere incinta, oppure lui era stato particolarmente attento. Chi desiderava adesso? Questa donna si che l’avrebbe voluta mettere incinta; la sconosciuta, ma Silvy sapeva bene chi potesse essere, era signora, regina dei suoi pensieri; le vescichette seminali di David dovevano essere “replete”, come dicono i medici, del seme destinato a quella regina! Ora Silvy era agitatissima; fremeva al pensiero di quel pene mezzo fuori, offerto a lei! Desiderava mettersi a letto con lui. Per mesi si era arrovellata nell’atroce dubbio di essersi sbagliata; le advances notturne da lei subite negli anni passati potevano essere giudicate quasi normali “ragazzate”(lo sentiva dire dalle amiche più disinibite), ma le veniva sempre in mente per rassicurarla la seconda esibizione. David faceva finta di dormire, non c’erano dubbi. Alla fine i tormentosi pensieri la indussero a proporre quella vacanza, loro due soli, sulla neve nel non lontano Abruzzo. Voleva vedere, capire che cosa ne poteva venire. Di fare la zitella, da sposata, non ne poteva più e il corpo, la bella bocca, tutto, del suo David, erano diventati dominanti negli occhi e nella mente. E partirono, sei giorni; il viaggio non era lungo, sarebbero arrivati presto, e lei avrebbe subito risolto i suoi enigmi. Se non fosse successo niente, in città avrebbe cercato un uomo; sarebbe andata a ballare e un cavaliere l’avrebbe trovato, un uomo per riprendere quelle emozioni. Voleva congiungersi a letto con un bel fusto, ben fornito nei pantaloni(ballando la donna lo sente subito con chi ha a che fare), e capace di farla godere e a lungo, sperando al contempo di non imbattersi in un essere, oltre che grossolano, violento, l’altro aspetto del sesso da temere. David era per adesso la sua scelta. Era immorale, scostumata? Non le importava assolutamente, voleva andare a letto con lui. Di due cose era certa, lui la desiderava e aveva tra le gambe il mezzo, lo strumento che lei avrebbe voluto vedere in tutta la sua completezza e…provarlo. L’amore tenero e sentimentale? Certo, ci sarebbe stato anche quello; brutalità da suo figlio non c’era da aspettarsele, e ciò era importante, David in questo senso era una garanzia. Adesso era il suo apparato femminile, quello preposto alla generazione, in mezzo alle gambe con tutti gli accorgimenti perché questa avvenga, che prepotentemente le chiedeva soddisfazione, con le parti più superficiali che aspettavano il membro, la verga, del maschio; e le parti più interne che sentivano la necessità di essere bagnate, “accarezzate” dalla emissione dopo lo scuotimento nell’amplesso… Vai alla SECONDA PARTE
Estate 2015
Ulisse