In un blog L’esistere del mondo è un monstrum infinito, alla data del 5 ottobre del 2010, abbiamo letto un lungo racconto di un giovane di 21 anni che dice di chiamarsi David. Il racconto porta il titolo “San Valentino Story”, un bellissimo, credibilissimo, intenso racconto in cui David ci narra, in buono stile, una esperienza molto particolare – e il racconto è molto vicino alla trama del celebre, audace e discusso, film Soffio al cuore di L. Malle; però il fatto narrato da David è circoscritto a un pomeriggio, pur lasciandosi intendere che ci sarà, per forza!, un seguito –; si tratta di un suo rapporto sessuale, un amplesso, con la madre; una donna ancora giovane, bella senz’altro, come ce la descrive appassionatamente l’innamoratissimo David, che è il suo unico figlio: sul biondo-fulvo, abbastanza alta, snella ma formosa nelle parti più appetite dal sesso “forte”. È più giovane all’apparenza dei suoi quarant’anni da compiere fra poco; una madre che conosce da tempo la passione nascosta del nostro David e che lei, donna molto calda, ha deciso, finalmente!, di appagare, fortemente attratta dalla sua prestanza corporea e dalla circostanza, caso singolare ma non rarissimo, che si tratta proprio di suo figlio, peraltro maggiorenne; è disposta persino, presa dal desiderio, a correre qualche serio rischio, con l’incesto, sia al livello morale-affettivo, che ne risentirà, sia pratico, turbamento dell’assetto familiare a cui è pervenuta faticosamente dopo il naufragio del suo matrimonio, fino all’evento, fisicamente possibile, e problematico: una gravidanza! David è uno studente universitario; per discrezione non dice di quale Università, dove la madre insegna una disciplina che ha a che fare con l’arte. Lui la chiama alla francese, in modo convenzionale, sempre per ragioni di riservatezza, Silvy; anche il suo nome è inventato, come anche quello di Amanda, che abbiamo inventato noi che scriviamo, e di cui parleremo più volte, brevemente, ma con lo spicco che merita; è una bambina, una piccola creatura; il primo accenno la connette strettamente, indissolubilmente a Silvy e a David.
La vicenda, come detto molto particolare, vede i due protagonisti, Silvy, la madre, o se preferite, la mamma, e David, consumare questo sconvolgente episodio di sesso – ma l’abbiamo già chiamato, appunto, apertamente e liberamente, incesto, oggi di grande momento nel dibattito sull’istituto della famiglia – durante una breve vacanza di Carnevale, nel 2010 il giorno di San Valentino, che è il giorno degli innamorati. Questo avviene presso Pescasseroli in Abruzzo dove erano andati in vacanza, nei propositi dichiarati, per godere delle abbondanti nevicate e quindi sciare. L’atto sessuale, in sé grave e foriero di guai, è consumato ovviamente con grande trasporto dai due stretti consanguinei, circostanza che non sembra preoccuparli, anzi. I particolari li conosciamo dalla narrazione di David, ma altri li apprendiamo dall’altra protagonista, Silvy, esaltata come donna, che li ricorda con immenso piacere, con tutto quanto ne è venuto di nuovo nel suo corpo; e qui vengono riferiti in parte, soprattutto in relazione a quello che sarà lo sconvolgimento della loro vita futura. Hanno passato, loro due soli, le notti, comunque dall’imbrunire in poi, in una casetta, forse un villino/chalet, confortevole, riscaldata, di loro proprietà. David ci prepara al racconto esponendo i problemi della sua famiglia, in particolare puntando sulla estraneazione della figura del padre, ridotto in una miserevole condizione di emarginazione, in preda altresì a problemi di alcolismo, il tutto a causa di un gravissimo dissesto finanziario.
Quindi madre e figlio sono proposti in partenza come effettiva coppia, e vedremo in quali termini. Tra i due il pomeriggio di San Valentino è stato un qualcosa di travolgente; se tra loro era iniziato “qualcosa” negli anni, nei mesi e giorni precedenti, quel pomeriggio, complice una bottiglia di vino buono, i sensi scatenati li porteranno a congiungersi carnalmente senza alcuna remora, principalmente di morale, e non tenendo conto in alcun modo del fattore genetico; e la madre, più o meno quarantenne s’è detto, è ancora pienamente in età fertile. È ben noto altresì che le giunzioni sessuali fra stretti consanguinei sono particolarmente feconde, ciò dipendendo verisimilmente dall’ardore, almeno da parte di uno dei partners, ben di più se da parte di tutti e due, ardore che porta al rapporto incestuoso. Una persona, che la sapeva lunga in proposito, affermava che “quella faccenda”, il liquido seminale, tra consanguinei “attacca maledettamente”. Ma come condannare la coppia in questione? Al loro posto… Lei è ancora giovane, si è detto sopra, bella, purtroppo insoddisfatta sessualmente, lui, altrettanto bello, è assai più giovane, ma i 21 anni ne fanno un uomo; sono soli e i loro ben formati corpi in una saletta opportunamente riscaldata (grazie a ciò i due si spogliano rapidamente) si cercheranno, impetuosamente soggiacendo poi, nudi, a plurimi orgasmi nei loro amplessi, anche per le ripetute libagioni; così Lea Massari nel film di Malle; ma ben più solido, e più credibile, il nostro protagonista rispetto al gracile figlioletto incestuoso del film francese, un film che dice assai poco e che in fondo lascia l’impressione di un qualcosa di autobiografico vissuto nella sua pubertà dal Malle, un Malle non eccelso.
Chi mette l’incesto con la sorella o la madre dentro un racconto, un romanzo, un film, deve avere avuto a che fare con esso, sia che l’abbia vissuto in prima persona, sia che l’abbia soltanto desiderato senza averlo potuto “godere”. David da questo pomeriggio fino al termine della vacanza, che diventa tutt’altro che spensierata, come volevano far credere, possiederà Silvy, felicissima di farsi possedere dal giovanotto, già da lei desiderato, ben dotato altresì sessualmente. Sono trascorsi da quell’episodio così eccezionale e da quel racconto cinque anni, perché siamo nel 2015, ma non sappiamo il seguito, il racconto si ferma qui. Cosa è successo in questi anni? Desideriamo saperlo non per banale curiosità o altro. Il racconto di David è impostato in un tono abbastanza elevato, certamente fondato su delle verità, su qualcosa molto “importante” sperimentato dallo stesso narratore. Il racconto è bello e coinvolgente, e tocca temi scottanti. Al racconto di David riteniamo di poter offrirne un altro, altrettanto verosimile, perché madri che cedono ai figli ce ne sono state in abbondanza, e tuttora ce ne sono, eccome! Un qualcosa di nascosto, sotterraneo, troppo vergognoso per impostarci un lavoro per il pubblico che faccia “cassetta”. Ne parleremo abbastanza diffusamente senza con questo voler colpevolizzare la donna. Quindi andiamo avanti con il nostro “continua”, aggiungendo e integrando, mantenendo però i nomi dei protagonisti, Silvy e David(lo meritano per quello che hanno vissuto, e perché sono belli) e dei luoghi della seduzione, È facile immaginare cosa può succedere a due freschi amanti, di quel genere poi!, e questo sulla base di esperienze analoghe vissute da chi scrive in un lungo lasso di tempo, tra i suoi 14 e 23 anni, con una a lui vicinissima persona, bella come Silvy e altrettanto disposta a farsi conquistare, e conquistata…
A quell’infuocato pomeriggio di sesso, madre e figlio, hanno certamente fatto seguito notti di ulteriore sesso scatenato, senza inibizioni. David nella sua narrazione non riferisce che le penetrazioni, tante ci risulta, siano stati godute con qualche precauzione dai due insoliti e scatenati amanti, insoliti, ma non tanto, stando ora alle ricerche con l’apporto del DNA. Silvy, la mamma, un giorno ci pensava ed era sicura che il suo David dovesse avere avuto in quei giorni e in quelle notti almeno una quindicina di orgasmi(che poi non sono un primato), tutti “dentro” di lei, ai quali non corrispondevano certo i suoi, ben più numerosi, per costituzione; ma la sua soddisfazione era piena; aveva scelto bene il partner. Allora ne ricaviamo che non c’è stata alcuna precauzione. Lei, a quanto pare, “pillole” non ne ha usate in quelle particolari circostanze; d’altra parte il marito di Silvy, il padre di David, è da tempo fuori causa, e nella vita della donna non ci sono da tempo tracce di amanti, pur avendo un sesso molto sensibile; tiene troppo al suo David, da cui, vedremo, è attratta da quando è uscito dalla pubertà. Andando via dalla città, fuori diverse notti con questo bel giovane, cosa le sarà passato per la mente? Loro soli lassù, la notte… A dire il vero Silvy da un bel po’ si è accorta che David ha nei suoi confronti pensieri e comportamenti “proibiti”, sempre più espliciti di anno in anno, ma che tuttavia non la scandalizzano, semmai all’inizio…; “lui”, è chiaro, vede in “lei” piuttosto la donna, con quelle forme(!), che la mamma(di cui non ha più bisogno). Ne è certo turbata, ma anche piacevolmente turbata; ciò non le dispiace affatto. Qualcosa da seguire, con tatto, in particolare per non ferire la sua sensibilità, per non farlo sentire in colpa; semmai cercare di tenerselo più vicino e non mostrare intenti moralistici; del resto non può girare per casa vestita come una monaca di clausura. E al mare allora? David però la pensa diversamente fin da giovanottello; a vedere la madre girare per casa in sottoveste e qualche volta soltanto in reggiseno e mutandine “va su di giri”. Non mancano poi gli “incidenti” connessi all’uso della doccia, accappatoi indossati in maniera approssimativa, uscite incaute dal bagno, ecc. Spettacoli non cercati, non spiati da quando era ragazzo, ragazzo che aveva cominciato a godere della propria erezione.
Mamma Silvy ha tra le cosce un delicato triangolo peloso anch’esso come i capelli biondo-fulvo, soltanto più scuro, come l’oro brunito. Ah!, metterci dentro il proprio “affare”, immaginava David; schizzarci dentro quello sperma che lui la notte perdeva in vani sogni; sogni che però l’aiutavano a non masturbarsi. L’inverno è la stagione più tranquilla da questo punto di vista; ma con il freddo le coperte del lettone qualche volta l’hanno attirato accanto alla sua mamma, al suo corpo così bello. Si sa, per i ragazzi la mamma è la prima donna della loro vita, tutti se ne innamorano, a meno che in famiglia non ci sia una procace sorella; è la promiscuità dei sessi e dei sensi che eccita il desiderio carnale; e se la mamma è bella e giovane l’innamoramento può arrivare alla passione e scatenare sentimenti incontrollabili, fra questi la gelosia; per tale motivo soprattutto Silvy tiene alla larga i corteggiatori. È una studiosa, una ricercatrice, ama portare gli occhiali per la miopia, non le lenti a contatto; ha studiato questi problemi per conto proprio, problemi da affrontare nelle dovute maniere, senza tuttavia preoccuparsene troppo: il “complesso di Edipo”, etc.; semmai ci sarebbe anche il “complesso di Giocasta”!, pensava lei ironicamente. Freud non ha certamente “centrato” la questione ricorrendo al mito greco; probabilmente Sofocle l’aveva letto si e no; Edipo ama sua madre del tutto incidentalmente; infatti si accecherà quando scoprirà l’inganno voluto dagli dei, e Giocasta, la madre, inorridita, si impiccherà. Ma quale complesso! Fu tutto un equivoco! C’è l’attrazione sessuale per un fatto del tutto naturale: la bellezza attira i sensi. L’incesto è contro natura, ma nello stesso tempo “è” una forza della natura. Studia arte Silvy; Fidia nei rilievi del Partenone mostra il giovinetto Cupido/Eros che fruga audacemente sotto i veli che coprono le celebri cosce della celebre madre, nientemeno che Afrodite; anzi le mette una mano proprio in mezzo alle cosce, presenti gli altri dei dell’Olimpo! Un episodio l’aveva però abbastanza di recente allertata, impressionata, e resa più attenta alle mosse del figlio, ma sempre in un atteggiamento di materna benevolenza, certo mista alla agitazione quando viene chiamato in causa l’altro sesso in vista sotto gli occhi della donna a cui si dovrebbe da quel punto di vista il massimo rispetto.
Dopo quell’episodio passava il tempo a pensare e a cercare di spiegarsi quell’improvvisata. Come detto, ne aveva riportato una forte agitazione. Era entrata cautamente un pomeriggio nella camera dove stava dormendo David, grande, sui vent’anni, per cercare alcuni capi di vestiario nell’armadio. David stava facendo il sonnellino pomeridiano; la porta non era chiusa(in seguito si sarebbe spiegata lo “studio” di quella porta aperta) e quindi lei era entrata senza preoccuparsene. Quando il figlio, da piccolo, ma pure giovinetto, dormiva lei si fermava spesso a contemplarlo con compiacimento; bello anche quando dormiva; aveva un bel corpo, forme che già inducevano al desiderio. La camera quel giorno era nella penombra e lei nella penombra vide. Suo figlio dormiva supino, come dire a pancia in su, e lei vide chiaramente nella penombra: dalla apertura davanti del leggero pigiama, faceva caldo, era uscito, in erezione, il “pisello”, anzi il “pisellone”. Non era tutto fuori, ne vedeva la metà. Rimase sbigottita, era la prima volta che gli vedeva, ora fatto uomo, la sua parte anatomica più segreta e in quel modo. Quella che provava era una vera emozione che le gonfiò il cuore e lo fece battere fitto, ma la donna che era in lei si sentì anche fremere. Dovette deglutire più volte. Ricordava assai bene che lui da fanciullo, dormendo qualche volta insieme, le si era audacemente appoggiato abbracciandola anche, e lei aveva sentito la sua “faccenda” dritta e indurita, e abbastanza grande per la sua età. Una notte Silvy si svegliò perché aveva sentito un frugamento in mezzo alle cosce; una mano stava cautamente cercando di arrivare alla sua “cosina”; lei però era lì ben protetta perché, avendo le mestruazioni, vi aveva sistemato un bel po’ di “pezze”, come aveva imparato dalle donne di casa che, almeno la notte, non ricorrevano ai sistemi di assorbimento moderni. L’intruso, suo figlio, dovette battere, deluso, in ritirata! L’ultima volta che capitò di avere un contatto fisico nel lettone con David, dopo una mezz’ora del solito licenzioso abbraccio, con lui “appiccicato” letteralmente al suo fondoschiena, abbraccio che lei aveva tollerato in silenzio ritenendolo una innocua “concessione”, si sa i maschi!, avvertì nel suo ragazzo un ansimare sospetto mentre lui tendeva a stringerla più forte.
Cessato il respiro affannoso, aveva lasciato la presa del suo corpo, armeggiato con un fazzoletto che aveva sotto il cuscino, e si era poi addormentato. Ci aveva pensato con qualche preoccupazione non disgiunta però da “altri” pensieri: David aveva goduto da maschio del suo corpo e aveva avuto alla fine un orgasmo, evidente, molto poco filiale; ma non capitò più niente perché oramai era troppo grande per stare nel letto insieme a “mammà”. Silvy non ebbe dunque sentimenti di forte riprovazione per il desiderio sessuale che era emerso da quei primi contatti con David diventato quasi un giovanotto; la propria avvenenza non poteva sfuggire all’attenzione del suo maschio più prossimo, escluso naturalmente quel rottame che era diventato il marito. Anche David era attratto dalle sue doti naturali, che lui aveva sotto gli occhi quotidianamente; e lei non poteva farci niente; e poi… poteva essere un buon segno, rassicurante, di virilità, come sentiva dalle amiche che si diffondevano sull’argomento. Guardò a lungo l’ “affare” approfittando della sua dormita; era ragguardevole nelle dimensioni; del resto David non era un piccoletto. Se ne compiacque(chissà cosa stava sognando!); ebbe la fantasia fuggevole, perversa, ma non volontaria si giustificava, di cosa avrebbe provato se fosse entrato dentro di lei; fu tentata anche dall’idea di toccarglielo, appena un poco, magari rimetterglielo dentro il pigiama…. Con questi pensieri, di cui si vergognava, ma non troppo, si ritirò, appoggiando la porta silenziosamente. Sorrideva con malizia; beata la fidanzata che se lo potrà gustare! E invece si sbagliava… Lei non lo sapeva in quei momenti, lo sappiamo noi adesso: era l’inizio della loro “storia”, sua e di David! Aveva ancora gli occhi e la mente fissi a quello spettacolo, da non dimenticare che era in “astinenza” da più di cinque anni, quando di lì a poco la “cosa” si ripeté.
Era entrata silenziosamente nella camera in ombra come l’altra volta. Noi però, a questo punto, ci facciamo domande sulla casualità e necessità da parte di questa madre di andare là; sembra infatti che la donna, nel caso da noi appreso e qui descritto, si muova, coscientemente o inconsciamente, come la preda attratta dall’esca. L’ “affare” del figlio era di nuovo in bella mostra; anzi questa volta era più visibile, non tutto, ma se ne vedeva la maggior parte. Silvy, pur guardinga, ebbe una scossa; si sentì sotto attacco!; quello era un atto volontario e lei vi era coinvolta come la femmina desiderata; David, suo figlio, oramai adulto, voglioso della madre, e scaltrito, fingeva di dormire. Lui l’aspettava e quella era una esibizione; per un momento, come mamma, suo figlio, il suo adorato figlio, la intimorì; ricordava quante volte le era capitato di imbattersi in quei maniaci che si appostano per mostrare alle donne le loro immonde nudità. Le spiacque che l’avesse fatto in quel modo il suo David; da lui non se lo sarebbe mai aspettato, e poi…quasi voleva dirglielo che di quella esibizione oscena non c’era proprio bisogno perché lei, un po’ alla volta, gli si stava avvicinando come donna; anche lei aveva il suo segreto! In spiaggia, da soli una volta tanto, lontano da tutti, avevano avuto momenti silenziosi di intimità e lei, in un troppo audace bikini, tuttavia non una novità, essendo abitualmente poco “costumata”, aveva captato negli sguardi e, anche visto esplicite nel costume di lui, le prepotenti voglie di averla del figlio; scaldata dal sole, e dall’eros!, ancora soli, si era aspettata sul finire della mattinata “qualcosa” da lui, … qualcosa di pericoloso, tremendamente eccitante; si erano guardati in viso più volte come per interrogarsi e lei, scesa in basso con gli occhi sul suo costume, e a David non era sfuggito, si era sentita fremere, sotto, la “cosa” tra le gambe; se lui si fosse appartato in cabina lei, persi ogni ritegno e le ragioni della prudenza, l’avrebbe forse seguito e lasciato fare! Giovanissima l’aveva fatto con i suoi due ragazzi, uno era proprio il papà di David! E questo primo incontro con suo figlio, che sapeva tanto di sesso in cerca di appagamento, era avvenuto solo pochi giorni prima, e adesso lei era lì davanti al suo letto a guardarlo in maniera assai poco materna. Quello era un segnale da prendere sul serio se intendeva continuare l’avvicinamento; doveva essere ancora più “esplicita”; il nudismo, prima involontario, ma in seguito sempre più spinto, aveva fruttato l’inevitabile manifestata eccitazione.
Lui e lei si avvicinavano ad un fatale, sconvolgente, incontro, soli in quella casa, soli nonostante la presenza della cameriera e del marito, sappiamo però, un povero derelitto. Si sentiva colpevole, in peccato per quanto del tutto laica, ma non ne poteva più. Suo figlio voleva fare l’amore con lei nel modo più esplicito, ora la insidiava apertamente; in parole povere, molto povere, per andare direttamente alla sostanza, questo pensava: David desiderava mettere il suo attributo maschile, che lei aveva visto e ammirato grande e dritto in esposizione, nella sua vagina, da dove era uscito 21 anni prima, goderla da marito e versarle dentro il suo liquido seminale; un inconfessabile incesto dunque con suo figlio, con il rischio, facilissimo, di concepire un bambino! E lei doveva pur immaginarsi che da quella mattina al mare, davanti a lei in bikini, vogliosa come lui, proprio questo era quanto passava adesso per la mente, nei sensi, del suo amato David, furiosamente, come un vento di follia provocato dalla impudicizia materna: possederla, possederla a lungo in un letto e ingravidarla! Questa volta il turbamento la prese tutta; l’offerta di sesso non poteva lasciarla cadere, anche perché doveva rimanere un segreto “in famiglia”; lei non voleva esporsi troppo per il piacere che voleva raggiungere a tutti i costi. Uscita dalla camera e riprese le faccende di casa prima di mettersi a studiare, riprese certi pensieri oramai entrati nella sua testa; da giorni ci ragionava addirittura, freddamente; principalmente: fra qualche anno avrebbe perso molto della bellezza che ancora la faceva così desiderabile. Giovane, nonostante i quaranta, lo era ancora per sua fortuna; dimostrava molto di meno.
Corteggiatori tanti; anzi si doveva difendere dai colleghi, persino dagli studenti. Il sesso aveva avuto una notevole parte nella sua prima gioventù; l’aveva sperimentato direttamente molto presto perché le piaceva, perché era una donna calda, molto calda. Aveva un bel visetto, belle gambe, soprattutto un bel fondoschiena, molto apprezzato, e anche le tette non erano male, quindi molti ragazzi intorno; in discoteca spopolava. Alla fine, non ancora diciottenne, ci era cascata in pieno con un giovane, un po’ più grande di lei, che le piaceva più degli altri, ed era rimasta incinta dopo un intenso e prolungato rapporto sessuale senza alcuna precauzione. Si erano sposati, era nato David, e di questo era assai contenta. Durante l’amplesso che precedette quelli che produssero il concepimento di David Silvy non fu trovata dal suo nuovo ragazzo “come mamma l’aveva fatta” in quella delicata cosina; ma lei era troppo appetitosa per essere messa da parte; un nonnulla per un giovane scatenato su un così bel corpo. Quindi, lei incinta, erano andati dritti al matrimonio. Il novello sposo trovò la più ampia e focosa soddisfazione la prima notte da soli potendo godere, oltre alla pur sempre deliziosa “fichetta”, per primo del pronunciato e armonioso fondoschiena della sposina. Silvy sapeva bene che una penetrazione da dietro poteva comportare guai grossi ai tessuti; le lacerazioni in quel posto erano contro natura e si rischiava grosso nella giunzione carnale. Tutti quelli con cui aveva avuto a che fare, non proprio molti, dopotutto era una ragazza per bene, ci avevano provato; ma lei aveva sempre detto un no reciso, con la minaccia volta per volta di allontanarsi dal pretendente. I primi giorni del matrimonio furono purtroppo funestati da ciò che aveva concesso, finalmente, al suo maritino… Per tre giorni non ci fu verso di muoversi dall’albergo; i primi due giorni addirittura immobilizzata tra il letto e la poltrona, confortata, accarezzata dall’artefice di tanto disastro, che comunque cercava di compensarsi con quanto rimaneva disponibile del suo corpo, che, certo, aggiungendo anche la bocca, non era poco. Una visita medica era da escludere pur nel guaio che passavano; no, troppa vergogna! Il personale dell’albergo, visibilmente compassionevole, ma si ridacchiava anche, era molto compreso del loro…dolore; c’era anche stima e ammirazione per la gagliardia dimostrata dallo sposo e per la evidentemente appena trascorsa integrità della sposa, almeno così la vedevano.
Giovinetta ancora esile ma già ben “fornita” nei punti giusti, era stata sedotta, pienamente consenziente e consapevole, da un fratello della mamma, non sposato, qualche anno sotto i quaranta, da uno zio dunque, lo zio Dino; quasi un incesto, come recita in proposito la legge che proibisce le nozze tra zii e nipoti diretti, se non in casi passati per un tribunale; tuttavia ritenute dal contorno familiare nozze scandalose quando avvengono … Gli uomini le piacevano, e molto; quando andavano al mare tutti insieme, lei già a 10, 11 anni, gli uomini belli, ben torniti, se li mangiava con gli occhi. Lo zio Dino era atletico, addirittura “formoso”, come un divo del cinema; lei gli guardava anche il lato B. Trovava bello pure suo padre… Non provava alcuna vergogna a pensare a quello che i maschi hanno davanti per entrare dentro di loro, le donne, in mezzo alle gambe, per far nascere i bambini. Un giorno sarebbe toccato anche a lei; sapeva che la penetrazione avviene con quell’ “affare” diventato dritto, grosso e duro, e che la prima volta si poteva sentire molto dolore.
Loro, gli uomini, i ragazzi, i suoi amichetti diventati grandi, con “quella cosa” lasciano dentro la pancia delle femmine per metterle incinte un liquido denso, lattiginoso, e quando avviene questo tutti e due, maschio e femmina, provano un grande piacere. Dalla mamma, in chiesa, a catechismo per la prima comunione, seppe che tutto ciò è peccato se non si è sposati. Aveva 8 anni, ma alla festa e al banchetto dopo la prima comunione aveva visto tra gli amici di papà, con la moglie, un uomo elegante, alto, pieno di fascino che lei non poteva fare a meno dal guardare e a lungo. Gli si avvicinò, ancora con l’abitino candido indossato per la comunione, e ci si mise a scherzare e anche a civettare; sua nonna la riprese per questo e arrabbiata la mandò lontano tra i suoi coetanei… Quando si lavava, sotto la doccia, nella vasca o sul bidè tutti quegli uomini le danzavano davanti come fantasmi tentatori; irresistibile trovava lo stropicciamento che si passava a lungo sulla sua “patatina”. Una predisposizione dunque a quanto sarebbe avvenuto all’incirca tre decenni dopo con il suo unico figlio, David, diventato un gran bel giovanotto e ardito attentatore delle sue ancora fresche grazie; e fu il pomeriggio di San Valentino, con quello che ne seguì.
Suo zio Dino, che in realtà si chiamava Osvaldo, ma il nome non gli piaceva, aveva capito che Silvy aveva parecchio di Lara del “Dottor Zivago”; da più che esperto di donne, riconobbe in lei, novello Viktor Komarovskij(però lo zio era tutta un’altra cosa; bello da morirci!), riconobbe in lei una femmina “da letto”, come Lara; la ragazza lo guardava in un modo! Le chiese di venire un pomeriggio a trovarlo nel suo lussuoso appartamento, da scapolo impenitente, nel più esclusivo quartiere della città. Non si poteva dire di no ad un tale rubacuori, con la fama d’altronde di essere un vero gentiluomo con le donne, come Casanova(ma lei non lo sapeva), che non mise mai nei pasticci neppure una delle sue numerose amanti. Ci andò, pronta a tutto, lusingata certamente dall’invito di una persona così attraente e …desiderabile, e aveva solo 16 anni appena compiuti. Suo zio l’accolse come si accoglie una donna ad un convegno amoroso. L’abbracciò e la baciò subito sulla bocca; poi delicatamente e premurosamente la fece accomodare sul divano. Senza troppa fretta passò dalle carezze sui bei capelli biondi agli elogi della sua bocca appena baciata; le disse che aveva delle bellissime…ginocchia; riprese a baciarla e le aprì la camicetta scoprendole il seno ancora in sviluppo ma già pronunciato. Tutto quello che stava avvenendo seriamente in “quella” direzione era la prima volta in senso assoluto per Silvy. Di lì a qualche minuto i suoi jeans erano sul pavimento. Sapeva quello che stava per avvenire, ma non aveva paura, anzi sentiva in basso un sottile fremito, un principio di orgasmo come quando si masturbava lavandosi. Lo zio Dino cominciò a spogliarsi; il suo corpo, alto e abbronzato, era quello di un ventenne, e lui evitò di mostrarle subito, brutalmente, il sesso in erezione. Ma qui sbagliava perché la nipote non si sarebbe affatto scandalizzata; si sarebbe scandalizzata se il suo uomo le avesse esibito un “affare” sottodimensionato; lei, frequentatrice da almeno due anni di discoteche, di “quelli”, ballando e fuori nei boschetti, ne aveva “sentiti” e visti … e con le amiche se ne parlava; solo che si trattava di ragazzi, spesso neppure sviluppati pienamente, con i quali non valeva la pena di fare sesso; sapevano soltanto dare “la botta” quando riuscivano a farsi la ragazza.
Meglio aspettare; emancipata si, vogliosa, parecchio, ma stupida no. Questa volta era almeno incuriosita, e si aspettava l’esibizione. Lui la portò sul letto e finì di spogliarla, con lei suggestionata, quasi incantata, dal suo muoversi amoroso e sensuale e attratta dal buon sentore, quasi un profumo, di quel corpo virile. Non si era sbagliata: meglio un uomo fatto che un ragazzo, a 17/18 anni ancora ragazzino! Le si mise tra le gambe aperte e senza furia, piano piano, cominciò la penetrazione. Era passata mezz’ora da quando era entrata in quell’appartamento. Sentì il membro, grande e duro, che entrava lacerando un velo della sua carne, l’imene integro; non ci fu un grande dolore; sentì come tante punture di spillo. Vide poi che di sangue ne era sprizzato molto poco. L’amplesso era cominciato e lei sentì il cuore battere fitto, sotto la lingua la saliva del primo bacio con il suo ragazzo, le palpebre stringersi sugli occhi, le labbra serrarsi, ed entrò in un godimento fisico mai provato, con quella “cosa” dura che le si muoveva dentro la sua nudità più intima; la sua prima volta! Lui ci sapeva fare; non si mosse da quella posizione per tutto il tempo fino all’orgasmo, che seppe sapientemente ritardare dando colpi ora leggeri, ora decisi, nella tenera vagina mentre le toccava ansimando i glutei, il seno ancora duro, come la primizia di un frutto prelibato, e la baciava continuamente ovunque sul visetto. Silvy era come stordita, non le importava nulla di nulla, purché quella “cosa” continuasse. Provava con quel bell’uomo la parte più dolce della vita! Ma a lui improvvisamente, nel pieno dell’amplesso, arrivò la passione per la bella, intatta, fanciulla e dal suo membro in orgasmo schizzò abbondante lo sperma.
E qui la sorpresa per Silvy: il suo improvvisato amante estrasse sveltamente il membro e le eiaculò fuori della vagina sulla pancia, lontano anche dai peli dorati, dal delicato triangolo sopra e intorno alla vagina appena penetrata! La sorpresa cancellò in parte il piacere dell’amplesso, ma alla fine lei concluse che aveva goduto parecchio e che il pericolo della gravidanza non c’era più. Si erano sdraiati sul letto, nudi tutti e due; fecero pulizia con i fazzoletti e le salviette del bagno e stettero una buona mezz’ora abbracciati a parlare e a bisbigliare. Ma lo zio Dino era si prudente, rispettoso, ma un amante focoso lo era certamente, con una così bella ragazza poi! Da lì a poco la fece alzare, appoggiarsi alla sponda del letto e da dietro la penetrò ancora, stringendola al seno e godendo con il corpo i ben modellati glutei. Questa volta andò molto più per le lunghe, e Silvy, pur dolorante per lo sfregamento sulla ferita appena ricevuta, quasi si sentì venir meno dai ripetuti, prolungati, orgasmi che provava adesso, per la prima volta e in quella posizione. Dopo un’altra mezz’ora lo sperma dell’amante finì sulla sua schiena. Si rivestirono, Silvy si mise con l’aiuto di lui due fazzolettini sul pube non più vergine, presero appuntamento per il prossimo incontro, lo zio riattaccò il telefono e lei tornò a casa. Si era fatto buio, era quasi ora di cena e mamma volle sapere dove fosse stata tutto il pomeriggio; papà ancora non era tornato.
Silvy disse che era stata con il suo ragazzo; “dove?”, le chiese la madre, “in giro” rispose, “tutto il pomeriggio?”, “no, siamo andati anche a casa sua”, “a fare cosa?”, incalzò la madre, e lei, “a fare quello che fanno tanti ragazzi della mia età”, “allora, mettiamo su famiglia? Non si studia più?”, “stai tranquilla mamma, non succederà nulla!”. La storia con lo zio Dino andò avanti poco più di un mese. Intanto mamma sembrava aver sospettato qualcosa, e questo era il pericolo maggiore per lui, a prescindere dall’effettivo, grave, reato di abuso su una minore. Un pomeriggio sua madre telefonò proprio mentre loro erano sul letto, lui non aveva staccato il telefono; parlò con il fratello del più e del meno, ma fu chiaro che pensava che Silvy stesse lì. Quando tornò a casa la guardò in un modo strano, ma non le disse nulla. Bisognava finirla, anche perché era entrata in campo la gelosia del suo amante; Silvy se ne allontanò bruscamente. Il seduttore però, da quel gentiluomo che era, rimase impassibile, e non le manifestò rancore; si eclissò e tornò tranquillamente dalla donna che al momento aveva messo da parte per godersi la vezzosa e disinibita nipote; e gli era andata bene. Al battesimo di Amanda c’era; le si avvicinò, le fece tanti complimenti e auguri; con David non parlò. Prima di andarsene si avvicinò ancora a Silvy, che aveva Amanda in braccio, le diede un bacio sulla fronte e le disse che l’aveva amata con il cuore e che spesso la pensava, con qualche rimpianto, dopo così tanto tempo. Anche Silvy per tanti anni aveva tenuto lo zio “sciupafemmine” nel fondo dei suoi ricordi; tra la gente del popolo si dice: “ogni donna penserà sempre per tutta la vita a quello che gliel’ha rotta per primo”.
Tra i suoi ricordi c’erano però, molto vivi, anche i primi momenti del matrimonio. Ma ora c’era sopra tutti David e la loro incontenibile passione che, pensava, dopo Amanda, l’avrebbe portata ad una nuova gravidanza; del passato ora solo un’eco smorzata, trascurabile. Loro due avevano in mente solo il futuro. Dopo la relazione con lo zio ad un ballo Silvy conobbe un giovane molto prestante, spiritoso, con un bel volto espressivo e quasi se ne innamorò. Fecero l’amore, ma Silvy, dopo l’esperienza appena passata si era votata alla pillola. Conobbe quello che sarebbe stato poi il papà di David; lasciò il giovane prestante e spiritoso, e si mise con lui; e fu un vero uragano di sesso scatenato. Tralasciò di prendere la pillola, concepirono David e si gettarono nell’avventura del matrimonio; l’abbiamo detto prima. Aveva ripreso a studiare seriamente, si era laureata ed era arrivata dove era arrivata; a quarant’anni da compiere fra poco, faceva ricerca e insegnava all’Università. Con il sesso per il sesso aveva chiuso, ma purtroppo il matrimonio era andato a rotoli a causa di quel maledetto dissesto finanziario che aveva fatto perdere la ragione al marito, peccato proprio perché il papà di David come maschio era veramente in gamba, da buon siciliano, e nei primi anni ce n’era voluta per non riempirsi di figli; e adesso lei era rimasta praticamente sola con David. Doveva la sua carriera universitaria, e il non trascurabile stipendio, al professore con cui si era laureata; uno studioso, abbastanza lontano dai 50, di grande prestigio, particolarmente severo agli esami, ma anche parecchio “chiacchierato” per i rapporti troppo stretti che intratteneva con le allieve, alcune neppure ventenni. Le studentesse lo trovavano “affascinante”, gli studenti maschi certamente no; arrivavano a definirlo il “prof. porcellone”, epiteto in parte meritato; si sa, l’ambiente universitario è anche caratterizzato dal costume, universalmente diffuso, di scambi di sesso tra i “grandi” professori, nomi celebri, e studentesse avvenenti, spesso “disponibili”. Al tempo della laurea aveva mostrato nei confronti di Silvy un interesse abbastanza contenuto, circoscritto, sembrava, all’argomento della tesi. Dopo, però, la discussione della tesi e conseguente voto, altissimo, tutto cambiò. I loro rapporti, i loro incontri erano diventati molto frequenti; il suo “signore e capo” le chiese di legarsi a lui “a filo doppio”, disse proprio così; l’avrebbe aiutata nei concorsi all’Università. Iniziò così una storia di viaggi per congressi, mostre, incontri in altre città, notti addirittura passate fuori di casa, casa dove aveva marito e figlioletto! Fece due concorsi e li vinse. Silvy però sentì subito intorno a sé un’atmosfera di sospetto; c’era aria di maldicenze. Lui era un bell’uomo e aveva quella brutta fama, ma per Silvy era uno studioso che meritava il massimo rispetto; aveva classe e lei nutriva nei suoi confronti anche un vero trasporto tra l’affettivo e il sentimentale.
Tutto fu risolto da un energico intervento della moglie del suo idolo; impose al marito di cambiare città e relativa Università. La “Dott.ssa Silvy” andò a salutarlo nella nuova sede; due ore nel suo studio, e la sera era di ritorno a casa; non l’avrebbe più visto. Da allora erano trascorsi diversi anni, c’era il problema del marito, sempre più nel degrado mentale e anche fisico, e adesso questa novità di David che si faceva avanti con quei torbidi propositi; lei pensava anche che fosse una questione di ereditarietà; suo figlio aveva preso dai genitori su quel versante. David era bello, lei gli voleva un bene speciale anche per questo. Era abbastanza alto, ben fatto, colto, gentile, ma anche virile. Notava che le ragazze lo guardavano. Era orgogliosa di lui; l’avesse conosciuto da ragazza ci sarebbe andata a letto molto volentieri. Se buon sangue non mente, come maschio doveva saperci fare. E ora? Lui la desiderava apertamente, c’era sotto una grande passione, lei la sentiva irresistibile; prudente e rispettoso, era però arrivato al limite dell’autocontrollo e aveva preso quelle iniziative così esplicite. Silvy, andando in macchina all’Università ci pensava, richiamava alla memoria anche quelle audacie notturne nel lettone, arrivava persino a sorriderne, “hai capito il mio maschiaccio!, e cosa vuole fare alla sua mamma?”, addirittura alle fantasie, fantasie erotiche che cercava di allontanare. Si figurava con l’immaginazione il suo David a letto con la fidanzata; metteva il preservativo?; cercava di vedere il suo getto di liquido seminale; come sarà stato?, abbondante pensava, e la ragazza la “pillola” la prendeva?, allora lui con quel bello strumento del piacere, e della riproduzione, entrava liberamente e le eiaculava “dentro”.
E lei, niente! Era a digiuno di sesso da anni e questo anche per riguardo a lui; lui, il “suo” David soprattutto, e sopra tutti! Non aveva avuto più bambini e questo ora le dispiaceva, e quelle fastidiose mestruazioni che le ricordavano la sua inutile fertilità, che le erano così insopportabili; pensava persino di farle arrestare lei, almeno una volta, con una gravidanza. Sai che scandalo se si fosse fatta mettere incinta dal suo David! Ci pensava come anche poteva succedere senza…invito, senza preliminari. La notte dormiva da sola; lui si sarebbe infilato nel lettone accanto a lei… Ci rideva, ma la notte anche lei faceva sogni “proibiti”. Ah!, certo, lui era lì a disposizione. Silvy si sentiva una donna a metà, anzi meno della metà. Un amante l’avrebbe trovato facilmente; passarci, tra una mestruazione e l’altra, una notte insieme! Riprendere in mano quell’ “affare”, in bocca, tra le gambe, anche nel di dietro, visto che tutti glielo ammiravano, e a lei in fondo non dispiaceva. Si sarebbe data a David quel pomeriggio stesso, appena tornata a casa! Il pensiero di quel congegno così deliziosamente e maliziosamente inventato dalla natura le faceva fremere, anche lì in mezzo al traffico, “quella cosa” piacevolmente pelosa che aveva davanti nelle mutandine e sotto in mezzo alle cosce.
Quello che temeva di più era di imbattersi nell’uomo sbagliato sul versante “sesso”, poco dotato e frettoloso, magari anche volgare, mentre lei voleva stare a lungo con la “patatina” scossa dai colpi di un membro virile forte e ben modellato, come la persona che la penetrava. Con David certo questi rischi non si correvano; ed era proprio immorale con tali problemi, lei sola al mondo con questo amatissimo figlio, pensare a lui come partner in un letto e goderselo? Certo era suo figlio, l’incesto non era contemplato nelle possibilità che comunque le si aprivano davanti; ma aveva quasi quarant’anni ed era a bocca asciutta; perché complicarsi la vita cedendo ad un estraneo, che ancora non conosceva? Del resto nessuno di quelli che le stavano intorno la soddisfacevano. Invece David! Come ci sarebbe tornata volentieri sul lettone a dormire abbracciata a lui! Ripensando morbosamente con la fantasia agli eventuali amplessi con il suo ragazzo, pendeva però su di lei la minaccia, il rischio, di rimediarci una bella gravidanza; una volta concessasi a lui come avrebbe fatto poi a tenerlo a bada, a controllarne le voglie scatenate proprio da lei? Era stata madre, aveva generato, sapeva come quei microscopici affarini possono venire da qualsiasi parte ed entrare nel corpo vivo della donna, e inguaiarla! Ma David era bello, e aveva un bel sesso, se n’era resa conto anche se non aveva visto tutto. Ancora la “pillola”?, mah!, solo l’idea le toglieva il desiderio; “imbrigliare” i milioni di esserini che sono nel liquido seminale del suo possibile amante! Gestiva la sua biancheria intima, i suoi pigiami, i suoi fazzoletti, le sue salviette da bagno; non voleva che lo facesse la colf, tra l’altro una malevola curiosa. C’erano ora abbondanti tracce di sperma rinsecchito su questi tessuti. Non pensava che lui si masturbasse, ma i sogni che faceva in questi ultimi tempi erano segnati da un acceso desiderio. Desiderio di chi? Aveva avuto delle congiunzioni carnali con la fidanzata, ma non doveva esserne stato molto soddisfatto; infatti si erano lasciati. La ragazza, freddina, non si era fatta mettere incinta, oppure lui era stato particolarmente attento. Chi desiderava adesso? Questa donna si che l’avrebbe voluta mettere incinta; la sconosciuta, ma Silvy sapeva bene chi potesse essere, era signora, regina dei suoi pensieri; le vescichette seminali di David dovevano essere “replete”, come dicono i medici, del seme destinato a quella regina! Ora Silvy era agitatissima; fremeva al pensiero di quel pene mezzo fuori, offerto a lei! Desiderava mettersi a letto con lui.
Per mesi si era arrovellata nell’atroce dubbio di essersi sbagliata; le advances notturne da lei subite negli anni passati potevano essere giudicate quasi normali “ragazzate”(lo sentiva dire dalle amiche più disinibite), ma le venivano sempre in mente per rassicurarla la seconda esibizione e, prima, i silenziosi e inequivocabili approcci al mare provocati dai suoi bikini. David faceva finta di dormire, non c’erano dubbi. E poi la durezza sperimentata dell’ “affare” di suo figlio giovinetto aveva lasciato come una impronta sul suo corpo; la “sentiva” ancora a distanza di anni. Alla fine i tormentosi pensieri la indussero a proporre quella vacanza, loro due soli, sulla neve nel non lontano Abruzzo, vacanza possibilmente segreta, da non fare sapere troppo in giro tra colleghi, parenti e amici. Voleva vedere, capire che cosa ne poteva venire. Di fare la zitella, da sposata, non ne poteva più e il corpo, la bella bocca, tutto, del suo David, erano diventati dominanti negli occhi e nella mente. E partirono, sei giorni; il viaggio, in auto, lei alla guida, non era lungo, sarebbero arrivati presto, e lei avrebbe subito risolto i suoi enigmi. Se non fosse successo niente, in città avrebbe cercato un uomo; sarebbe andata a ballare e un cavaliere l’avrebbe trovato, un uomo per riprendere quelle emozioni. Voleva congiungersi a letto con un bel fusto, ben fornito nei pantaloni(ballando la donna lo sente subito con chi ha a che fare), e capace di farla godere e a lungo, sperando al contempo di non imbattersi in un essere, oltre che grossolano, violento, l’altro aspetto del sesso da temere. David era per adesso la sua scelta. Era immorale, scostumata? Non le importava assolutamente, voleva andare a letto con lui. Di due cose era certa, lui la desiderava e aveva tra le gambe il mezzo, lo strumento che lei avrebbe voluto vedere in tutta la sua completezza e…provarlo. L’amore tenero e sentimentale? Certo, ci sarebbe stato anche quello; brutalità da suo figlio non c’era da aspettarsele, e ciò era importante, David in questo senso era una garanzia. Adesso era il suo apparato femminile, quello preposto alla generazione, in mezzo alle gambe con tutti gli accorgimenti perché questa avvenga, che prepotentemente le chiedeva soddisfazione, con le parti più superficiali che aspettavano il membro, la verga, del maschio; e le parti più interne che sentivano la necessità di essere bagnate, “accarezzate” dalla emissione dopo lo scuotimento nell’amplesso.
David per il viaggio e la vacanza non ha portato – nonostante i suoi torbidi pensieri – una provvista di condom, neanche uno, parrebbe; del resto farmacie ce ne sono dappertutto. È incredulo riguardo a un possibile cedimento di sua madre su quello che a lui preme particolarmente. La desidera pazzamente da qualche anno; la sogna spesso, lei sotto, lui sopra, e ha frequenti polluzioni notturne. Comunque è partito felice con Silvy, chissà… Forse prendendola sul lato affettivo, sentimentale…, e poi sono soli. Studia, ha gli esami, e tutto sommato non sa molto della donna in generale. Mamma è generosa di nudità in casa e lui due volte ha creduto di risponderle con i suoi mezzi; era grave quello che aveva fatto, si aspettava e temeva una reazione brusca da parte di lei, invece niente; buon segno pensava. Ci aveva provato, forse lei non avrebbe dimenticato la sua “proposta”. Qualche volta, nel più lontano passato, nel lettone, lui giovinetto, le aveva fatto sentire il “pisello”, anzi, il “pisellone” eretto, ma non ne erano derivate novità nei loro rapporti, che erano rimasti del tutto normali. Ma l’occasione non si presentò più. Adesso, lassù, dormiranno insieme, per non avere freddo? Però la loro casetta è ben riscaldata d’inverno. Ma proprio soli non saranno; hanno dei conoscenti di città che vengono spesso a cercarli; di loro David è geloso perché capisce che ce ne sono attratti da sua madre. Stava un po’ con il fiato sospeso per i dubbi sul comportamento di lei; se andavano per sciare e stare con quelle persone era meglio per lui non essere partito; e poi si aspettava anche che sua madre si sarebbe presto messa con qualcuno; sapeva che gli uomini le piacevano e che sessualmente aveva un passato non proprio da educanda, considerati anche i sei mesi di matrimonio che i suoi genitori avevano speso per metterlo al mondo, e a lui non risultava di essere nato prematuro. Sulla spiaggia, quella mattina in particolare, aveva visto nei suoi occhi, nei suoi sguardi, dove essi posavano, qualcosa che l’allontanava dall’immagine di una madre, e il bikini significava molto in quel frangente; si rammaricava, avesse avuto più coraggio!, forse lei si aspettava molto da lui… E poi quella storia con il suo professore; c’erano state delle discussioni tra la mamma e papà che non voleva che andasse in giro per congressi, mostre, senza che lui la potesse seguire, almeno controllare. A casa telefonano diversi uomini, la cercano, la invitano…
Da questa vicenda e dai suoi insperati sviluppi, davvero insperati per David, ora più che soddisfatto, appagato nei sensi dalla bella madre-amante, desideratissima per anni!, da questa vicenda, appunto, si potrebbe ricavare il soggetto per un qualcosa di più ampio, come potrebbe essere un film di carattere intimistico, ma certamente un po’ “forte” per il risalto che vi ha il sesso, un film impostato su un argomento scottante e delicato, oggi venuto in primo piano(pensiamo anche alla fortuna del libro “Proibito” della Suzuma): la proposta di legge per il riconoscimento dei figli generati da incesto, esclusa la violenza. Intanto figuriamoci cosa avverrà negli uffici anagrafici preposti, una volta approvata questa riforma del diritto di famiglia, con la folla degli iscritti alla registrazione: padri, fratelli, figli con le rispettive partners, senza alcun pudore; molti, maschi e femmine, passati con gli anni da torbidi amanti a rispettabili vecchietti. Se queste persone avranno veramente il dovuto coraggio se ne potrebbero vedere e sentire delle belle, soprattutto i primi giorni! Chi leggerà questo scritto andrà subito con il pensiero alla figura, qui introdotta, della piccola Amanda e intuirà il seguito della relazione tra Silvy e David. I dati statistici dei numeri danno, purtroppo, l’assoluto primato ai figli nati da padre + figlia, spesso con risonanze giornalistiche per la crudezza di certe vicende, il più delle volte a livello di reato grave; si hanno però anche notizie, sempre in base al DNA, tutte cose che scopriamo da poco, di un buon numero di nati, oltre che da sorella + fratello, da incesto madre + figlio, in genere madre quarantenne e figlio ventenne, anno più, anno meno, proprio come i nostri due protagonisti; altre volte si tratta di donne ben mature incautamente ritenutesi al sicuro oltre un certo limite di età e che non se la sono sentita di abortire, peraltro rassicurate riguardo al nascituro dagli odierni mezzi diagnostici. Il vizioso figlio-amante, ora anche padre, non lontano dai trenta, ha voluto fare sesso con la mamma non lontana dai cinquanta? Se la veda lui ora con la tardona ingravidata! Tuttavia, questo, il filone madre-figlio, nessuno parrebbe avere un interesse diretto a metterlo in primo piano. Non sono note apparizioni di madri in tribunali accusate di aver indotto un figlio a ingravidarle; quale figlio, quale madre ci andrebbe? I tribunali, l’abbiamo detto, si occupano nel penale soprattutto del rapporto incestuoso padre-figlia. Negli States sono finite in tribunale, e condannate a pene severe, giovani mamme che hanno intrattenuto rapporti incestuosi con figli minorenni; ma non si parla di gravidanze. E sulla stampa, almeno qui in Italia, non appaiono mai questioni legali connesse al riconoscimento sollevate da uno di questi figli, la cui eventuale ed effettiva presenza è contemplata dalla normativa giuridica già nei secoli scorsi. L’attrazione sessuale tra figlio e madre, e viceversa, è al centro dell’interesse da quando esiste il mondo, e i guai nelle famiglie causati da tale attrazione non si contano, da secoli. È chiaro che i numeri segnalano soltanto la punta dell’iceberg del fenomeno “incesto” sotto le sue varie specie; quante invece le storie non raccontate! Vengono segnalati figli da incesto con patologie serie, ma pure figli del tutto normali. La regola, comunque, è che se i genitori sono sani, per quanto strettamente consanguinei, i figli nascono sani.
Per l’appunto, Silvy; è tornata, insieme a David, in città, a casa e all’insegnamento universitario, estasiata, persino quasi indolenzita per i tanti e prolungati rapporti carnali con il suo “ragazzo” nella casetta in montagna. Ne siamo contenti per lei, dopo il lungo digiuno! Lui l’ha amata e anche rispettata per l’affetto filiale che le porta e per gratitudine; è stato una sorta di principe azzurro che fa bene, assai bene, la sua parte anche a letto con la sua principessa; meglio dire con la sua signora e regina. Sappiamo nei dettagli quanto accaduto quel pomeriggio proprio dal racconto che ne fa David nella “San Valentino Story”; deve essere stato il pudore, il rispetto verso mamma Silvy a non fornirci il seguito, le naturali, impreviste soprattutto dalla donna, “conseguenze” di quel pomeriggio. David, con quanto è successo, tocca letteralmente il cielo con il dito, come si dice, ma è spesso tormentato dal dubbio di aver sognato. Un sogno stupendo, ma un sogno da cui potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro: quel viaggio, tutti quei baci su quel visetto, tutto quell’amore, tutte quelle emozioni, deve aspettare qualche giorno prima di crederci. Una cosa è certa; è stanchissimo e dorme in piedi, anzi seduto in macchina. Ogni tanto allunga la mano per toccare li seno, oppure le gambe di Silvy per accertarsi che sia tutto vero. Hanno fatto una cosa molto strana, fuori dell’ordinario e della morale comune, ma è stato bellissimo forse proprio per questo; lei è magnifica nuda, sia davanti che dietro, una sorpresa per lui nonostante le anticipate nudità in casa; un’attrice, ma di quelle belle, proprio belle; giovane, giovane. Giunti, dopo tanti amplessi totalmente “liberi”, al livello delle confidenze tra amanti, David le aveva chiesto se potevano continuare “così”, cioè senza precauzioni; Silvy lo aveva rassicurato con il suo grazioso sorriso, grazioso ma questa volta anche malizioso: si, potevano continuare “così” ancora qualche giorno, e… qualche notte, fino a quando glielo avesse detto lei.
Da aggiungere che Silvy sentiva ora un vero e proprio beneficio fisico dalle generose emissioni del suo giovanissimo amante nel profondo del suo “apparato”, rimasto all’asciutto per così tanto tempo! Appena tornati, David la vuole rivedere subito senza niente indosso e baciarla ancora per ore. Ma i loro contatti sono ora ben difficili; in casa c’è troppa gente che va e che viene, la cameriera, i parenti, il marito di Silvy, quello vero, cioè il padre di David, con tutti quei problemi. Lei pensa seriamente al divorzio e al modo comunque di non starci più insieme; sul viaggio, in qualche momento di lucidità, quello ha avuto a che dire; lo si dovrà comunque preparare in vista delle novità, il “divorzio breve” è ancora di là da venire. Anche di notte è quasi impossibile ritrovarsi liberi, figurarsi!, come lassù. Passano un bel po’ di giorni, settimane, prima che David torni a godere pienamente del corpo di Silvy, sempre però immutabile nel suo innamoramento rimasto intatto. Sono due ore di godimento sessuale pieno, ancora una volta travolgente, nella camera da letto della madre. Sono chiusi a chiave dentro per evitare sgraditissime e inopportune sorprese; l’appartamento non è disabitato. Il padre dorme in fondo al corridoio, in una sua camera; lo si sente russare e tossire; meglio, così possono capire i suoi movimenti. La cameriera non c’è. Lo fanno, come altre volte, in piedi, nudi ovviamente; lei appoggiata alla sponda del letto, chinata in avanti, lui dietro che la possiede con il membro nella vagina mentre la stringe alla vita, al seno, aderendo quasi ferocemente al suo “culetto”, con questo volendosi dire che Silvy ha un fondoschiena sodo, non invaso dalla cellulite, smagliature, pieghe. David, dopo due orgasmi, dopo averla baciata a lungo tra la peluria della “fichetta” – anche questa va detta così –, toccata a lungo e baciata su tutto il corpo e ricambiato, si ritira felice. Ma poi a lui nei giorni che seguono la mamma sembra un po’ cambiata, anche nel viso, più seria, pensierosa; ogni tanto accusa dei malesseri, non riesce a volte a finire il pranzo o la cena. Una volta, entrato da lei “per darle il bacio della buona notte”, si era offerto di rivestire il suo “affare” con il profilattico, lei però gli aveva detto, con voce che pareva stanca, che non occorreva. Strano! Però era la prima volta che lo avrebbe messo, l’altra volta non ci aveva pensato, e quindi non si era allarmato per qualcosa di misterioso che poteva esserci nell’aria. La mattina, stanchi per la notte d’amore, si erano fatti sorprendere insieme nel letto dalla cameriera tornata presto dal permesso. Questo non ci voleva. David sentiva con inquietudine in quei giorni che stava avvenendo un cambiamento nella loro vita; temeva che si sospettasse di loro, magari che venissero separati.
Ma c’era ben altro e questo era dovuto proprio all’amore sbocciato tra lui e la sua Silvy, seguito subito da quella cosa strana, insolita, inquietante, che fa pensare, l’incesto, inquietante ed eccitante, da loro due goduto nel sua perversione di fondo; c’era qualcosa di nuovo, di diverso, se poteva esserci ancora qualcosa di diverso tra loro. La novità, grossa, riguardava Silvy e naturalmente lui in prima persona, ma gli fu tenuta segreta dalla sua amante per almeno un paio di settimane, amorevolmente, e anche con qualche timore. Silvy, non molto tempo dopo il ritorno a casa, un po’ se l’aspettava, si era resa conto senza alcun dubbio del grande cambiamento che stava avvenendo in lei: aspettava un bambino! Lassù, in montagna, era rimasta incinta, incinta del suo David! Le mestruazioni quel mese erano saltate, non erano venute. Il suo David, quell’esserino che venti, ventun anni prima, aveva tenuto in braccio e allattato, ora l’avviava dunque alla seconda maternità. Lassù ci aveva rimediato il suo secondo pancione! Quasi incredula, guardava adesso una sua fotografia incorniciata in argento che tenevano, lei e il papà di David, sul comò in camera da letto; c’è lei, Silvy, con sul volto ancora i segni delle fatiche del parto, che ha in braccio David di pochi mesi; è sorridente; un sorriso raggiante da bambina; David ha una espressione vivacissima, sembra quasi un animaletto, una bestiolina. Chi glielo avesse detto, vent’anni dopo! Di quanto avvenuto Silvy se ne dava la responsabilità: vittima della sua lussuria scostumata, anche se temperata dal vero amore che nutriva per suo figlio. Ma era stato tutto così tremendamente…dolce, piacevole, indimenticabile! E David, anche lui non esente da colpe, come avrebbe preso la notizia? Ci pensava preoccupata. Si sarebbe allontanato da lei? Si sarebbe disinteressato di “loro”, di lei e del bambino, come fanno cinicamente tanti “seduttori” dopo aver goduto del corpo della donna? David aveva 21 anni compiuti, non era un ragazzo; nei suoi confronti aveva adottato con calcolo i modi, le tattiche della seduzione, approfittando anche della sua arrendevolezza di madre.
E il bimbo che lei aspettava era anche suo, per la vita! Queste idee la spaventavano; non poteva vivere senza di lui anche se il loro legame non sarebbe mai stato riconosciuto; desiderava sentirlo vicino in questo momento così difficile. In Silvy il dubbio sulla fedeltà, sulla lealtà di David durò assai poco; erano si due perversi che si erano trovati, ma “tutto” discendeva dall’amore che li legava; lei ne era sicura e pensava al futuro. Poteva vivere ancora con lui almeno altri cinque, sei anni, sette anni, e poi si sarebbe presa qualche decisione. Non lo voleva fare assistere all’arrivo della sua vecchiaia. Soprattutto temeva che lui, un giorno, incontrata una donna più adatta alla sua età, potesse rinfacciarle il suo passato e le preferisse ora una giovane non toccata da altri uomini; quante unioni naufragano quando subentra la stanchezza e uno dei partners perde giorno dopo giorno la giovinezza e l’avvenenza! E tra loro due c’era una differenza di vent’anni! Ora comunque bisognava far passare questo momento e pensare alla creaturina che aveva in grembo. Aveva perso la testa per il suo bel giovanotto, così distinto, e nello stesso tempo virile; era stato così dilettevole nel piacere proibito di possederla, tenendo nell’amplesso l’orgasmo conclusivo lontano il più possibile! Quel pomeriggio nella saletta riscaldata avevano bevuto, ma erano rimasti del tutto consci di quello che facevano fuori delle regole e avevano goduto con il cuore in tumulto e il respiro corto. Lei era riuscita egregiamente, lucidamente, a far credere ai conoscenti che erano venuti a invitarli per la festa di San Valentino a ballare nella loro villa, che erano molto stanchi, che avrebbero fatto uno spuntino e sarebbero andati a letto; anzi David già dormiva. Non era vero, lui si era nascosto con il cuore gonfio di apprensione perché temeva che “quelli” gli portassero via la donna, la sua amata non ancora posseduta. Conosceva sua madre; era una appassionata del ballo; ci perdeva la testa quando ballava. Durante una festa lei si era messa a far coppia fissa con un bell’uomo e David, ragazzetto, aveva capito e se ne era andato piangendo.
Tutti i presenti lo avevano notato e molti lo dissero alla madre; Silvy, abbastanza imbarazzata per l’interesse malizioso di chi le stava intorno, piantò il bel fusto e raggiunse suo figlio quasi correndo; salutò gli amici e tornò a casa con lui. Adesso che lei potesse andare via a ballare con quelli che le ronzavano intorno era l’angoscia calata su di lui; ma lei, anche questa volta scelse di stare con il suo ragazzo; quel pomeriggio era la parte essenziale del suo “progetto”! David di lì a poco si era dimostrato un amante eccezionale; manteneva la promessa fatta con le sue due esibizioni dell’estate. E le parti sembravano invertite: lui l’uomo fatto, maschio efficiente, lei la ragazza soggiogata dalla sua forza. Andate via quelle persone, David era uscito dalla sua cameretta e si era avvicinato a Silvy che lo aspettava in piedi, in camicetta e gonnella, al centro della saletta. Dopo qualche parola rotta dall’emozione per il piacere che si annunciava, avevano subito cominciato con un bacio lunghissimo, un bacio appassionato, sono madre e figlio, non dimentichiamolo!, con le lingue che si avvolgevano l’una all’altra, la saliva che spudoratamente passava dalla bocca di lei alla bocca di lui; lo strumento del piacere di David era salito altissimo e lui glielo premeva contro. Aveva messo subito le mani e la bocca al seno che Silvy gli offriva; era passato ansimando al fondoschiena; e poi la mano, le mani, fra le desideratissime cosce materne; si era messo a baciarle con le labbra e la lingua, caduto in ginocchio. Era arrivato a baciare le mutandine sul triangolo fra le cosce; aveva sentito l’odore e il sapore della vagina, che lo stordirono portandolo fino al colmo del piacere; era finalmente sua! Un po’ alla volta si erano tolti di dosso maglie, magliette, pantaloni lui, la camicetta, la gonnella lei, il reggiseno e la biancheria intima. Adesso David voleva penetrarla nei suoi intenti “contro natura”, fecondarla, ingravidarla…; lei, al contrario cercava di prolungare quei magici momenti di amore; riuscì a farlo rientrare in sé, a ricordargli amorevolmente, dolcemente, che c’era anche lei, con i suoi diritti nella battaglia d’amore; avevano davanti tutta la notte e i giorni a venire; desiderava, stringendolo forte, che lui si mettesse con il viso tra le sue gambe aperte, ora che si era tolta le mutandine; “amore mio, tutto quello che vuoi, ma, prima, baciami un pochino…, qui…”; e lui, proprio lui, quello da lì uscito miagolando vent’anni prima, ci sarebbe rientrato per renderla madre…
Pensava però anche di averlo messo nei guai, lei, la madre, pur facendolo felice al massimo, aggiungiamo “straordinariamente” felice. E lei! Si era scoperta una femmina quasi insaziabile, eppure un marito lo aveva avuto, altri uomini l’avevano posseduta, ed era sopravvissuta per cinque anni ad un matrimonio “bianco”. Si consolava però al pensiero che siamo tutti, donne e uomini, un po’ ninfomani. L’importante è che l’amore fisico non diventi un vizio e che il partner o la partner siano all’altezza, e allora ne vengono fuori di emozioni, di spinte spasmodiche verso il piacere assoluto! Temeva di aver fatto una brutta figura con David; ma no!; David in “quei” momenti era talmente stravolto da accorgersi a male pena di essere al mondo! Anzi avrà ricavato ancora più piacere, avrà ancora più goduto dalla sua partecipazione all’amplesso, così attiva, così accesa. Vero amore più sesso, vero sesso più amore: questo erano loro due abbracciati bocca su bocca nel letto matrimoniale di Pescasseroli. Alcune sante erano sicuramente ninfomani, solo che rivolgevano il loro orgasmo all’adorazione di Cristo o del Padreterno! E David che nel colmo del godimento, prossimo alla eiaculazione, con voce soffocata, arrivava a chiederle un bambino! Sentiva ancora la sua voce mentre usciva il getto del suo sperma ben dentro la vagina: “sei mia! ti voglio mettere incinta!”. Capirai, una cosa da niente! Dovrebbe essere contento di esserci riuscito. Ma era proprio la passione incontenibile di David, della sua stessa carne!, che esaltava la sua passione; era la loro congiunzione, così nuova per lei, a farne un’altra donna, a quarant’anni; conosceva adesso con l’incesto il vero piacere! Voleva andare fino in fondo, farsi possedere da suo figlio all’infinito. Silvy quel pomeriggio vedeva per la prima volta integralmente, con tutto l’apparato del maschio, la sua verga eretta verso l’alto, altri dicono “pene”, “membro”, e ben altri nomi di bassa lega. Era uno strumento del godimento, fornito dalla natura, bellissimo, armonioso; era duro, durissimo nella penetrazione, ma caldo e delicato al tatto, come lei lo sentiva quando con la mano l’accompagnava alla fessura fra le cosce, fra i piccoli ricci dei peli sottili del colore tra l’oro e l’ambra. E quella verga, con il glande nudo che pareva un piccolo aratro carnoso, dopo essere passata per la sua dolcissima bocca, e i teneri baci, la inondava nel profondo, sotto il suo ventre, del liquido seminale di lui; e lei poi provvedeva con un buon numero di salviette del bagno a detergere i due sessi, asciugando anche l’abbondante “sperma femminile” schizzato nella parte interna delle cosce dalle piccole ghiandole in orgasmo della sua vagina. Spesse volte la donna quando capisce nell’amplesso la volontà del maschio sopra di lei di ingravidarla anche contro la sua volontà, si eccita enormemente; evidentemente l’istinto della maternità nella donna rimane vivo anche nell’atto sessuale, connaturato con questo; sessualità e maternità nella donna sono congiunte strettamente. Momenti di congiunzione totale ora tra Silvy e il suo amante; verrebbe da dire “comunione”, dei due innamorati. E Silvy sapeva quando in lei era sbocciato il fiorellino, Amanda, la loro bambina. Fu quel pomeriggio, dopo le cinque, il giorno di San Valentino, quando lei aveva rifiutato, gentilmente ma fermamente, di andare a ballare dai vicini. Piacere immenso, da lei fermamente voluto, ancora di più perché unico nel mondo intorno a loro. David, nudo, si era disteso supino sull’ampio divano; lei gli era andata sopra e il suo amante l’aveva penetrata dal basso spingendo con la forza delle reni; aveva dato dei colpi forsennati che l’avevano fatta impazzire, quasi urlare dal piacere, e poi stringendola al petto, baciandola sul viso, sugli occhi, l’aveva riempita del suo sperma. Erano rimasti in uno stato quasi di incoscienza, ma si erano ripresi rapidamente. Non dovevano perdere neanche un momento di quelle ore. Fuori nevicava.
Sulle piste da sci, nei ristoranti non li videro più e neppure vennero a cercarli. Uscivano, lui o lei, soltanto per rifornirsi dello stretto necessario per sopravvivere, o per acquistare una bottiglia di vino buono. Mangiavano, bevevano e dormivano, dormivano tantissimo…per recuperare le forze, soprattutto David. Lui era tutto preso dalle fattezze della madre, ora che la vedeva nuda con tutta comodità e libertà nel loro “nido”, le stanze ben riscaldate; nuda, qualche volta con gli occhiali da miope, l’abbiamo detto; almeno questo difetto!; quadretto insolito e delizioso: una bella bionda nuda con gli occhiali! Ma se li toglieva quando arrivava il momento… Era abbastanza alta, una vita sottile, il collo leggermente lungo, elegante, ben tornito che reggeva la bella testolina dai capelli tagliati corti “alla maschietta”; le gambe!, le cosce!, bellissime e sode. Tutta la figura mostrava con la sua solidità anche una preparazione atletica; infatti era stata, prima di entrare all’Università, per un paio d’anni, insegnante di educazione fisica nelle scuole medie, forse un po’ impacciata in alcune discipline sportive, tranne il nuoto, dalle sue dotazioni da “maggiorata”. Soltanto delle quasi impercettibili rughe agli angoli degli occhi e sulla fronte potevano richiamare i suoi quarant’anni, da compiere; trent’anni al massimo le dava chi non la conosceva.
In conclusione, quasi una “sventola”! Al mare indossava dei bikini mozzafiato, ne abbiamo parlato; David, diventato un giovane prestante, se c’era gente intorno a lei, e ce n’era sempre, si eclissava per non mostrarsi così indecentemente eccitato dal corpo della madre. Da soli, cercava di nascondere con l’asciugamano la sua imponente erezione, ma non sempre ci riusciva, e lei in maniera sorniona faceva finta di non vedere, ma spesso lo guardava… e lui, abbiamo visto, ricambiava gli sguardi, tutt’altro che innocenti da entrambe le parti. Il di dietro, ora che lei, esaltata dal sesso, girava senza nulla indosso per casa, così anche lui, più volte aveva strappato al figlio slanci di ammirazione, “ehi!, che bella la mia mamma!”. E lei, voltatasi verso di lui sul letto o sul divano, gli andava addosso, offesa per finta, mettendoglisi con la “fichetta” sul viso… per castigo; e per castigo lo “costringeva” per un bel po’ a eccitarla con la bocca e la lingua, dopo di che lui poteva penetrarla, godersela, facendola godere per l’ennesima volta, con il lascito dentro del suo sempre abbondante seme, che si “divertivano” di lì a poco a vedere colare giù tra le cosce mentre lei, indosso soltanto una leggera vestaglietta semi-aperta davanti, attendeva alle faccende di casa. Giacché sua madre da ragazzo l’aveva introdotto affettuosamente nel campo dell’arte classica, che lei insegna all’Università, a David guardandola da dietro veniva in mente “Callipige”, il nome che si dà ad una statua di Afrodite che mostra le terga nude, stupendamente modellate dall’antico scultore greco. Callipige in greco significa appunto “dalle belle natiche”! Silvy, “mamma Callipige”! Tutti giochetti libidinosi di amanti, che però facevano sul serio; di lì a poco più di nove mesi avranno la più bella bambina di questo mondo!
Un regalo invece della punizione. Ben fatto per forma e dimensioni era il seno, pieno, dai bei capezzoli che lui “tirava” senza tregua, in piedi, a letto, mentre mangiavano, persino nel bagno dove raramente la lasciava sola. Dunque per David una donna del tutto nuova, una scoperta. Quanti amplessi! I giorni e le notti scorrevano velocemente; capivano che quella era una occasione unica e che ne dovevano approfittare il più possibile. Lì, isolati dal mondo, nessuno poteva disturbarli. Al risveglio nel lettone verso le undici o mezzogiorno, senza neppure lavarsi, le lenzuola spudoratamente macchiate in più punti dalle emissioni dei loro sessi, erano subito in piena frenesia erotica; e Silvy era arrivata a chiedergli di possederla del tutto…liberamente, senza pudori, avendo sentito dietro di sé fin da quando era fanciullo il suo naturale desiderio. Quanti giovinetti nel lettone hanno gustato “quel posto” della mamma! E quante mamme si sono compiaciute dell’intraprendenza peccaminosa del loro maschietto! David l’aveva posseduta “lì” con lo slancio dei suoi vent’anni e lei l’aveva trovato bellissimo e aveva voluto che lo facesse ancora altre volte. C’era stato dunque anche “quello”, ma David era soprattutto preso dalla passione per il pube di lei nel quale si immergeva senza sosta con la impetuosa, tenace, volontà di avere un figlio; un’ossessione comune nei maschi che vivono una vicenda incestuosa. L’unica obiezione che Silvy gli faceva sul gravoso peso che per lei ne sarebbe derivato, oltre alla sua preoccupazione, che si teneva per sé, di generare un bimbo con problemi, era quella che riguardava l’ormai magro bilancio familiare con la costosa malattia del padre di David, non disgiunta dal problema pendente degli esami per la laurea ancora lontana. Quando lui gli parlava del suo desiderio di paternità lei gli metteva un dito sulla bocca, richiamo al silenzio(dopo tutto era sua madre!), che era un modo di richiamarlo alla realtà; però gli si sottometteva totalmente, purché godesse, insieme a lei! Aveva un piccolo segreto che la rassicurava, di cui non lo aveva messo a parte, con tutto quello che sentiva per il suo adorato compagno di letto.
Incinta! Aveva pensato di farla franca, a David l’aveva appena accennato; era uscita dalle mestruazioni il giorno prima di partire per la vacanza da lei proposta; per esperienza dato rassicurante su cui maliziosamente contava. Ci contava anche quando quel lontano pomeriggio era andata giovinetta dal suo seduttore; certe cose la libidine gliele aveva fatte apprendere precocemente. Quindi… quindi si era sbagliata! Del resto gli amplessi clandestini, illeciti, sono spessissimo forieri di questi “incidenti”. L’abbiamo detto, i rapporti incestuosi sono particolarmente fertili proprio per l’ardore con cui vengono vissuti da chi li pratica. E in quei giorni la passione divampata tra i due aveva riportato in primo piano la natura viziosa nel profondo della nostra Silvy; la vera protagonista di quell’amore proibito era lei; David, nel pieno della sua vigorosa maturità sessuale era stato prima eccitato dalla provocazione e poi naturalmente attratto nel vortice. Quella per lei era stata la sua seconda luna di miele; David c’era anche nella prima, dentro la sua pancia da più di tre mesi. In questa seconda era rientrato con quel suo irresistibile “arnese” da scasso nella pancia che l’aveva generato e allevato; un giovane sposo infaticabile, giorno e notte, sulla sua formosa e più che accogliente sposa.
Ma il piacere si paga, pensava Silvy; era una punizione? Ma no! I bimbi non sono mai una vendetta del cielo, o l’ “invidia degli dei”! Certo, un bel problema, cosa fare? Molte signore, nelle sue condizioni hanno abortito. Una sua collega, all’Università, che vive con il figlio di 26/27 anni, l’aveva fatto a 46 anni; gli incauti. Chissà da quanti anni e rimanerci così stupidamente! Nessun commento negativo alla notizia circolante; ci si rideva e qualche collega donna diceva: “beh?, si, con un così bel ragazzo, magari…!”. Ma, abortire un bimbo di David? Neanche a pensarci! Sapeva cosa avviene in un aborto procurato; qualcosa di terribile! Ne parla finalmente con lui, il padre!, che è ora il suo effettivo, amatissimo “marito”, gradualmente accettato come tale. Silvy gli chiede quasi perdono di averlo messo in un guaio così irrimediabile! Ma lui ne impazzisce dalla gioia alla notizia; passa la notte con lei nel lettone baciandola, e baciandola sulla pancia, senza tralasciare naturalmente di possederla con la solita passione, questa volta però con la massima delicatezza per paura di fare del male al loro bambino. Anche Silvy, la mattina andando in macchina all’Università, ci pensa sorridendo, contenta, perché no! Se pensa a come è avvenuto il concepimento quel pomeriggio la clitoride va in erezione in tre secondi e deve mettersi uno o due fazzolettini in quel posto, fermandosi un attimo in un luogo discreto. Si porta spesso la mano libera sul ventre dove sa che sta crescendo qualcosa di importante che le cambierà la vita, in meglio senz’altro.
L’importante per ora è che cresca senza problemi. Il fattore genetico! Le congiunzioni fra stretti consanguinei, come nel loro caso, sono giustamente condannate, soprattutto perché non si generalizzino, lei è informata; ci ha pensato a lungo prima di partire con David, conoscendone la passione che lei si proponeva di appagare se si fosse apertamente manifestata; lo sperava fortemente, lo sperava per ricavarne la sua parte di godimento; ma certo, come madre, non poteva rivelarglielo, doveva aspettare che passasse almeno la prima notte, ognuno nella propria camera, e poi fare qualche piccolo passo; lui non era proprio un timido: quelle shoccanti esibizioni! Oramai le riteneva una promessa. In conclusione: i bambini sanissimi, nati da incesto, smentiscono le previsioni più pessimistiche. Silvy tuttavia si sente nell’intimo e in generale contraria all’incesto, lo condanna…, ma come si fa quando ci si innamora di un così bel ragazzo e si è chiamata addirittura a ricambiarne il desiderio, sia pure giudicato impuro! Tutte le sue amiche belle avevano avuto a che fare con il fratello, se lo avevano; almeno due ci erano andate a letto, si capiva benissimo; grazie alla “pillola” molte donne praticano l’incesto. A poche, alla sua età, capita una tale fortuna, e poi nella situazione particolare in cui lei viveva, loro vivevano, da anni! E la Natura? Quante ne aveva viste, sapute, andando in escursione tra quei monti dell’Abruzzo dopo l’acquisto della casa a Pescasseroli; la Natura nella perpetuazione delle specie pratica largamente, brutalmente, l’incesto!
E quello che combinano i pastori, i contadini, con le loro disgraziate figlie! E le “matriarche” non erano da meno con i loro giovanotti, lassù negli stazzi tra i monti! “Incesto” poteva persino passare per una parola corrente, interscambiabile con altre. Ma no!; quelle erano manifestazioni di animalità; tra lei e David c’era stato amore di quello vero, oltre a quello da madre a figlio; tutto quanto era avvenuto sui letti, sui divani, in piedi, era avvenuto perché erano giovani e si erano piaciuti. Qualsiasi donna, pur equilibrata e anche benpensante, al posto suo avrebbe ceduto, oltre che alla avvenenza fisica e alle qualità elette della mente, dell’anima, a tutto ciò che avevano significato quegli anni tra lei, Silvy, e David. Il loro era un rapporto “umano”, quindi non fondato sui soli istinti; si, quelli c’erano, e si facevano sentire, ma rappresentavano soltanto la parte ereditata dalla formazione stessa della specie umana e ciò faceva sentire Silvy a posto con la coscienza. Adesso, con questa gravidanza in cui sentiva le sue colpe, ma non se ne pentiva, David è più suo; se lo godrà ancora per diversi anni; nessuna, con questo legame, anche non rivelato, glielo porterà via. E da dove le poteva venire un amante, giovanissimo, così caldo e superdotato? Dio come l’ha duro! Lei nei preliminari dell’amplesso vero e proprio arrivava a dirglielo, cercando però, da donna avveduta, a non figurare come una esperta…in materia; il suo sesso, che maneggia delicatamente e tocca teneramente con le labbra e la lingua, è bello e duro perché, perché: … “te l’ho fatto io!” gli sussurrava in un sorriso. E quando gli si metteva con quella bocca in mezzo alle cosce e le passava la lingua per ore la notte sulla e dentro la sua parte più delicata, e insieme ridevano se qualche suo peluzzo dorato gli rimaneva in bocca o sulla punta della lingua e lui lo cercava con le dita per non farlo andare in gola! Ma capitava anche a lei! Sorrideva al pensiero di come però David era delicato, rispettoso nei suoi confronti, da bravo figlio; aveva dovuto insistere perché andasse avanti nei momenti più licenziosi dei loro amplessi, pur desiderandoli, eccome!
E lui aveva paura che tutto svanisse in una bolla di sapone e che lei un giorno gli dicesse che dovevano smetterla… Tutti quegli anni vissuti senza più conoscere certe emozioni, delle quali non si può fare a meno, soprattutto con l’età che avanza. Soltanto il sesso può fermare il tempo! Degli altri poco le importava. In queste situazioni basta tenere la bocca chiusa. Quando avrà il pancione farà capire, con aria noncurante, di avere un compagno di cui non intende parlare, così con i parenti della parte del marito, che sarà difficile scrollarsi di dosso pure dopo la separazione e il divorzio. E anche David dovrà seguire una linea di grande riservatezza perché potrebbe essere lui il più esposto alle maldicenze. E all’Università? Ce ne sono all’Università di madri senza marito! Così con i parenti. Se dovessero insorgere questioni con quello che lei considera un ex-marito, se ne andranno tutti e “tre” in un’altra casa. Quando trapelerà qualcosa, inevitabilmente, lei come docente e ricercatrice ha una certa notorietà, saremo nel 2015, pensava, o nel 2020, e i tempi saranno cambiati e pochi si daranno la briga di commentare, positivamente o negativamente, che una madre ancora giovane, abbia una relazione con uno stretto consanguineo, maggiorenne comunque. E lei, certo, non si metterà a rilasciare interviste. La sua è una Università laica dove non si indaga sulla vita privata dei docenti; l’importante è che in certe vicende personali non siano coinvolti studenti con traffici a livello di “voto di scambio” per interessi pecuniari o per altro. David e Silvy hanno deciso coraggiosamente di portare avanti la gravidanza alla luce del sole. Le visite mediche, le ecografie danno ottimi risultati: è una bambina, in perfetta salute finora, e promette bene. David da qui a qualche anno la potrà riconoscere come sua figlia, generatagli dalla propria madre volontariamente, come atto d’amore. Si avvarrà della nuova legge di cui si è detto prima; ne è troppo felice, e non avrà paura di andare in pubblico, anche con Silvy, se ciò sarà richiesto. La riconoscerà forse insieme ai fratellini che verranno se loro due, i genitori, sempre presi dai loro frenetici e, in qualche misura, perversi istinti, continueranno a fare sesso, studiando tutte le possibili occasioni, con la mente sempre a quella tempesta erotica che li investì lassù, lontani dal mondo. David dovrà trovarsi un lavoro per contribuire al mantenimento della sua particolare, molto particolare, famiglia.
Silvy dopo la gravidanza, il parto e l’allattamento, è alquanto appesantita, un po’ matronale. Il suo bel seno è cresciuto più del doppio, con le poppe gonfie di latte che dà alla bella Amanda, la loro bambina. La nascita è avvenuta regolarmente, l’evento tenuto del tutto segreto per giorni; l’ostetrica è stata veramente in gamba a rimettere a posto il braccino che la bambina aveva messo pericolosamente avanti; voglia di nascere! In clinica, tre giorni, con Silvy soltanto papà, mamma e David; al “nido” Silvy e David ogni momento, tutti e due commossi, quasi sempre in lacrime, a guardare dalla vetrata il prodotto, il frutto della loro cieca passione, del loro forsennato amplesso di San Valentino, il “miracolo” della vita accesa inconsciamente dal seme di lui dentro di lei, in pochi attimi di struggente, immenso, piacere. Commossi, ma pure consapevoli ora della gravità di quello che avevano fatto; consci, soprattutto David, padre a neanche 22 anni, e di una nata avuta dalla madre, consci di averla combinata veramente grossa, con chi sa quali conseguenze quando inevitabilmente si saprà! Silvy più indifferente; lei riteneva nel suo intimo di avere avuto un giusto, insperato, appagamento dei sensi; la colpa la sentiva, ma la bimba soprattutto!, la riteneva, da mamma, un dono prezioso, alla sua età!, e che l’avrebbe aiutata a tenere legato a sé ancora per anni l’amato, desiderato, figlio a cui non voleva, morbosamente(ora lo ammetteva), rinunciare. David era rimasto per qualche tempo impressionato, addirittura sconvolto, dal cambiamento fisico di sua madre, sfigurata dalla gravidanza negli ultimi mesi e ora dal parto, lui responsabile!; lui che la notizia di quella gravidanza, seguita ai fantastici, folli, cinque giorni lassù, aveva accolto, prima sbalordito poi con una gioia pazzesca, apprendendo realizzato il suo inconcepibile desiderio di avere un figlio da sua madre.
Ma, buon per loro, Silvy si sarebbe rimessa presto meravigliosamente e l’attrazione tra i due sarebbe rinata impetuosa sanando le loro preoccupazioni, fugando paure e sensi di colpa; e sarebbe durata ancora per anni. Beati veramente, di nuovo lontani dal porsi la questione “morale” e soprattutto quella genetica, avendo ora sotto gli occhi, oltre alla bellezza, la perfezione indubitabile della loro bambina, nata a seguito dell’incesto ritenuto, senza però dati certi, il più pericoloso! David è stato scambiato dal personale della clinica per il marito di Silvy; altri hanno pensato, più credibilmente, che fosse il fratello più piccolo data la somiglianza tra i due, e anche, notavano, con la neonata; nessuno ha saputo oppure pensato, sospettato, che fosse il figlio della puerpera e il padre della bambina!; chissà perché piangeva!, strano, che c’entrava lui?; David ha comunque evitato, per non esporsi troppo, di assistere, lì in clinica, alle prime poppate madre-figlioletta. Si sono fatti passare mesi prima di portare a casa Silvy con la bambina, tenuta nascosta con la madre in casa dei nonni materni; David “in isolamento”, lontano da Silvy, perché ritenuti entrambi capacissimi di inguaiarsi subito nuovamente e di inguaiare il mondo intero con un’altra gravidanza, rischiando di tirarsi addosso l’interesse di giornalisti e di scienziati genetisti! Per adesso si sono inventate storie, in casa e all’Università. C’è stato il battesimo, un po’ frettoloso e anche questo segreto, presenti solo pochi intimi, tra questi il sempre fascinoso, amabile, e marpione, zio Dino; la bimba in braccio alla mamma, bella e radiosa, David un po’ indietro. Battesimo che i due genitori hanno voluto con i nonni materni, oramai consapevoli, anche se ancora comprensibilmente sconcertati: la loro unica figlia amante del proprio figlio! La creatura, se crescerà sana lo dovrà al suo angelo custode, che c’è anche per i bimbi nati dal più scandaloso dei peccati!
Un momento di imbarazzo lo hanno attraversato quando il sacerdote ha chiesto del padre della bimba; se la sono cavata dicendo all’officiante che il “padre”(nella realtà sulla carta l’altro nonno) purtroppo non era credente e quindi aveva disertato la cerimonia. Amanda assomiglia straordinariamente a David; spiegabilissimo, è sua figlia, non ci sono dubbi, ma la sua mamma è anche mamma di suo padre, quindi lei è anche sorella del suo papà! E altre se ne potrebbero dire. L’amore e il sesso possono fruttare questi casi estremi; ma quanti ce ne saranno, tenuti nascosti nei segreti delle famiglie, anche tra quelle più rispettabili! Il DNA indagato frutta scoperte inimmaginabili. Per scoprire una paternità, il soggetto più richiesto, oggi si spende una manciata di euro; si spende se si vuole avviare una causa legale partendo dai dati forniti dal DNA. Come impedire certi amplessi proibiti? La giunzione dei due sessi supera, aggira gli ostacoli, anche quelli frapposti al concepimento, nei modi e nei tempi meno prevedibili! C’è di mezzo per la nostra coppia pure l’adulterio, tuttavia oramai depenalizzato, perché Silvy mettendosi con David ha tradito il suo legittimo sposo, cioè il padre di lui; gli ha fatto le corna! E adesso ha le poppe piene di latte, tutto questo per colpa sua, pensa David, felice. Quelle belle, grandi, “sise” lo attraggono quasi con furore; è da lì, da quei bei capezzoli che mamma Silvy gli offrì quel pomeriggio da toccare, baciare, e succhiare, dopo vent’anni!, che la loro love story di San Valentino divenne un passionale incontro di due amanti, molto simili tra di loro, amanti fuori delle regole e dalla moralità corrente e per questo passione tremendamente impetuosa, inarrestabile, che li aveva conquistati, e resi felici. In fin di conti, questione non proprio rilevante, l’adulterio, oltre all’incesto, consumato da David con mamma Silvy, ha significato una violazione dell’intatto onore materno in quanto lei donna sposata; ma una precedente, lontana, relazione extra-coniugale di lei forse c’era stata, fatto piuttosto vago, comunque eventuale sgravio di coscienza in futuro, non si sa mai!, per il giovane amante. Appena ristabilita mamma Silvy avrà da David un’altra gravidanza, lei lo sa. Spesso dormono insieme, certo, come marito e moglie, lui aderente al suo ora ricco, ma sempre ben formato, fondoschiena, con la bambina, che la notte devono cullare e nutrire. Silvy, due volte madre, ha l’insegnamento che riprenderà fra poco, lui gli esami all’Università da sostenere. Quanto durerà il loro amore? Silvy non ci vuole pensare; quell’anno è stato meraviglioso, una magia inimmaginabile. Seguirà David nel suo percorso fino alla laurea; è un suo dovere di…madre. Il comodino accanto al letto ha in un cassettino, nascoste, delle belle scatoline rivestite di una pellicola trasparente lucida, che va rimossa nell’uso: la provvista di condom per alcuni mesi; niente “pillola” comunque, fa ingrassare.
Un “aggiornamento” sulla storia delle care persone di cui ci siamo occupati finora si rende necessario. Silvy, David e Amanda sono ora nel 2015, piena estate; andranno a prendere qualche giorno di fresco nella casetta di Pescasseroli. Non ci sono state particolari novità da segnalare. Fratellini per Amanda non ne sono arrivati, nonostante la fervorosa volontà di David e la piena “disponibilità” e totale collaborazione di Silvy. Lei è sempre, a 45 anni, la bella bionda che conosciamo, formosetta anzi che no dopo il parto di quattro anni prima, ma gagliarda nei movimenti. Ha sempre alle costole il suo innamorato pazzo, due volte innamorato, come figlio e come “marito”; qualche sottile striscia di capelli bianchi sulle tempie tra il biondo-fulvo lucente lungi dall’invecchiarla gliela fanno più “mamma”, quindi ancor più desiderabile. E lei, nel letto, da anni se lo tiene a lungo stretto al seno, lui sopra, guancia su guancia, bocca su bocca, le floride mammelle denudate; l’ospite è dentro di lei per l’intensa, desiderata libera da entrambi, immissione del liquido seminale nel loro incontro d’amore la sera prima di addormentarsi, dopo che la loro adorata bimba ha preso sonno. E David non può fare a meno di pensare, immutabilmente soddisfatto e felice, che l’abbraccio carnale nel letto con sua madre è la realizzazione dei desideri, dei vani, illusori, sogni erotici di quando non aveva ancora vent’anni, e quindi imperversa fin quasi allo sfinimento, sempre famelico del bel corpo di Silvy.
Grazie a un parente della nonna materna Silvy è riuscita a far entrare David, che nel frattempo si è laureato, presso il Ministero per gli Affari Esteri. Quindi in casa adesso ci sono due stipendi. Ma le cure per i ricoveri nelle varie cliniche per il padre di David sono molto costose e ci sono delle complicazioni per le firme che servono alla scuola materna dove va Amanda; Silvy legalmente e anagraficamente risulta ancora sposata e David è completamente fuori causa fino a quando non sarà completato l’iter legislativo riguardo al riconoscimento di questi bimbi un po’ speciali. Amanda è proprio bella; la sua bellezza è la somma della bellezza di Silvy più quella di David; adesso ha quattro anni; la portano spesso, inverno ed estate, nella casetta “dell’innamoramento” di Pescasseroli. Il grande divano del primo, fatale, amplesso non ha cambiato posto. Sul lettone tutti e tre passano le ore a giocare e a baciarsi. Lì in montagna non vogliono vedere nessuno, né a loro importa cosa i vicini possano pensare della bimba. David non ha dimenticato che il pomeriggio fatale di San Valentino di cinque anni prima aveva rischiato che gli portassero via, a ballare, la sua amata, non ancora sua; Amanda ora non ci sarebbe. Se dovesse “montare” l’onda dei pettegolezzi e manifestarsi qualche eccesso di moralismo tra quella gente Silvy e David sono pronti a trasferirsi in un altro luogo; venderanno la “casetta” e ne acquisteranno una ben lontana dal “nido” che li ha visti amarsi con tanto profitto; chi ha una bimba più bella di Amanda?
Per ragioni di servizio, in qualità di segretario, David viaggia molto in paesi lontani con il corpo diplomatico; incontra tanta gente e deve scrivere lunghe relazioni sul portatile in treno, in aereo, per mare. C’è tanto lavoro e poche pause; pochissimo tempo per fare il turista. Donne, tantissime; e c’è sempre quella che, ignara ovviamente della sua insolita personalità, cerca l’avventura con il bell’italiano. Ma lui dopo cinque, sei giorni, lontano da casa guarda freddamente le donne che incontra; come un bambino vizioso, non desidera altro che tornare a sdraiarsi sopra sua madre e liberare dentro di lei il torbido ardore che sente nel suo sesso. Una ossessione, abbiamo detto, che va giudicata come tale, ma nello stesso tempo spiegata almeno sul piano fisico dalla obbiettiva attrattiva che i sensi scatenano tra due persone belle, particolarmente belle, e particolarmente sensuali, eccitate per costituzione dal “proibito”; anche questo l’abbiamo già detto. Si sono amati come era loro diritto e di male non ne hanno fatto ad alcuno. Dalla nascita di Amanda sono trascorsi quattro anni, quattro anni in cui non si è rinnovato per Silvy l’evento della gravidanza. Fu senz’altro l’impeto di David in quel pomeriggio a regalare loro la figlioletta. Il suo compagno di letto ci riproverà, come allora, nel declinare di questo 2015; come allora infatti sarà casto durante la lunga permanenza negli States. Il ritorno coinciderà, prima delle festività natalizie, con la fase mensile più fertile della sua amante che lo aspetta contando i giorni e inquieta per le donne tanto più giovani intorno al suo David. Lei ha come pegno Amanda, sua e di lui. Se riuscissero a congiungersi in tutta libertà una notte intera, in un momento fortunato, il prodigio potrebbe forse rinnovarsi, e allora nessuna li potrà separare ancora per molte stagioni d’amore. Lui poi prenderà, fatalmente, un’altra strada e Silvy rimarrà con Amanda, con i loro due bambini se arriverà quello che entrambi desiderano; li alleverà da sola, anche a scapito della sua carriera di studiosa, e dirà loro che il papà li ama tanto e se sta lontano è perché ha molto da lavorare per farli crescere in una grande casa, piena di giochi; potranno studiare e viaggiare per diventare persone importanti. Avranno una mamma un po’ diversa dalle altre mamme, bella ancora però nonostante l’età; una bella signora, dal leggero velo di tristezza negli occhi, che ha vissuto i più dolci momenti della vita con chi oramai è soltanto un ricordo di piaceri proibiti dissolti nel tempo.
Autunno 2015
Ulisse