Una Vendetta in Famiglia – parte 5

Puoi dire a me, posso fare qualcosa.
Non so se posso.
Gli feci una carezza, al viso per incoraggiarla, dimmi senza timore.
Volevo chiedere se poteva prestarmi diecimila lire.
Vieni con me, la presi per mano, andammo in cucina, prepara il caffè vengo subito, che ai paura di me ti vedo indecisa.
Non ho paura, cosi mi sento a disaggio, chiedere i soldi.
Non ci pensare, fai il caffè, andai nel salone, presi la bibblia, nascondevo dei soldi, quella stronza era sempre a caccia di soldi, mi era proibito lasciare, il portafoglio, presi centomila lire, tornai da lei, la caffettiera borbottava, lei aveva preparato le tazzine, lo verso, bevemmo guardandoci si vedeva che era a disaggio, finito di bere, ecco prendi, vide la banconota.
Giorgio, il resto te lo do domani.
Non mi devi niente, e non dire nulla, sarà il nostro segreto.
Non voglio, perché?
Ti voglio bene ti basta.
Grazie ma e troppo.
E poco per te.
Sei gentile, grazie di nuovo.
Nulla non ci pensare.
Sicuro non devo dire nulla.
Io non ti ho vista, quando arrivi a casa, chiamami, se nessuno ti ha vista tu non sei stata qui e quando vieni mi saluti ok.
Va bene vado. Vicino alla porta, Sofia voglio chiederti una cosa se vuoi.
Dimmi.
Desidero abbracciarti vuoi.
Abbracciami.
La presi per i fianchi e me la strinsi in un forte abbraccio, e siccome il mio cazzo aveva risposto al richiamo presso contro il ventre di lei, non si tiro indietro ricambio.
Restando a contatto con i ventri.
Giorgio, vado ti chiamo da casa.
Ciao la baciai sulla fronte, andò via, non volevo spaventarla, meglio andarci piano, lei era più piccola (da questo momento la chiamerò stronza, e non mia moglie) non aveva figli, un matrimonio, cosi, cosi, non era una grande fica, ma sono convinto che nuda e formidabile, quelle, che nascondono il loro corpo.
Continuai a preparare il dolce, avevo appena finito mi chiamo Sofia.
Ciao Giorgio sto a casa, nessuno mi a vista, grazie ancora.
Non ci pensare più, e stato bello abbracciarti.
Non mi e dispiaciuto, mi hai fatto sentire che veramente mi vuoi bene.
E te ne voglio, a essere sincero, stavo per baciarti.
A dire la verità ho avuto il timore che lo facevi.
Ti sarebbe dispiaciuto.
Non lo so ciao matto.
Chiuse ridendo, avevo buttato l’amo, e aveva abboccato.
Durante la giornata, come potevo accarezzavo il culo a mia suocera, nel pomeriggio ero sul terrazzo, lei venne a stendere i panni, io prendevo il sole ero solo con un pantaloncino senza mutande, gli andai vicino, iniziai a toccarla.
Giorgio smettila, e pericoloso.
Si ma io ti desidero, quando mi darai questo bel culetto, nel frattempo avevo messo la mano sotto al vestito, e glie lo accarezzavo.
Arrivo il mio amico, mi diede le chiavi.
Lo voglio, mi fai bagnare tutta, al pensiero, di averlo nel culo, domattina, staremo soli, lasciami andare.
La mattina dopo come la stronza usci, trovava sempre qualcosa da fare, gli andai vicino, vieni, andammo in camera sua, ci stendemmo sul letto, iniziai a spogliarla.
Giorgio no mi tolgo solo le mutande, e di giorno, non si sa mai.
Come vuoi la feci mettere a pancia sotto, alzai il vestito e gli abbassai le mutande.
Giorgio chiavami, lo voglio nella fica, perché ti sei fissato con il culo?
Mia cara tu ai un modo di prenderlo nel culo che e qualcosa di bello.
Quando ce lai dentro, lo apri e chiudi, cosi mi sento masturbato, lo vuoi.
Oggi vorrei chiavare, mi piace sentirti su di me e dentro, di me.
Girati, si giro glie lo misi nella, riuscì a dare solo alcune pompate, che qualcuno rompeva il cazzo, bussarono al citofono, era Sofia, ci rimettemmo in ordine.
Ciao Giorgio ben tornato non sono potuta venire prima.
Non fa nulla, mi diede la mano, nel baciarla le guance, portai le nostre mani giù,gli toccai il ventre mosso un dito come a volerla accarezzare, mi sorrise, andammo in cucina, vuoi un pezzo di dolce, lo fatto ieri.
Ai tuoi dolci non si può dire di no, mentre glie lo servivo, mi sorrideva, guardai mia suocera era di spalle, la guardai e rapido gli mandai un bacio, ricambio sorridendo.
Si parlo di varie cose.
Adesso vado, ciao mamma, Giorgio, ci vediamo.
Andai con lei alla porta mia suocera era rimasta di la.
Ciao matto.
Di te sicuro.
Addirittura?.
E vero, mi piacere tanto stringerti forte a me.
Se ne avremo l’occasione lo farai ciao.
Baciai le mie dite, e glie le poggiai, sulle labbra.
Sorridendo andò via, di scopare non se ne parlava più, mancava poco e sarebbe rientrata la stronza.
Mentre aspettavamo la stronza, non facevamo altro che toccarci e baciarci.
L’indomani dopo pranzo dissi che uscivo, presi l’auto, andai alla fermata del bus per attendere Anna, arrivo, attese che il bus partiva.
Sali in auto, partimmo, tesi la mano ad accarezzargli le cosce.
Pensa a guidare, dove pensi di andare.
Un posto sicuro, stai tranquilla.
Arrivai alla villetta, misi l’auto in garage entrammo in casa, rapido iniziai a baciarla sollevando la gonna, lei ricambiava, andiamo di la vieni, la portai in camera da letto cera solo un lenzuolo a coprire i materassi, ti vorrei nuda vuoi.
Come vuoi, spogliati anche tu.
Restammo nudi entrambi, mio Dio questa fa risuscitare i morti mi sembrava la Edwige, nel suo splendore, in quei film commedie erotiche.
Che fai sei rimasto imbambolato.
Scusami sapevo che sei bella ma no cosi.
Ti ringrazio, adesso baciami.
Ci stendemmo sul letto baciandola le mie mani non trovavano pace nel esplorare il suo corpo.
Giorgio vieni prendimi, chiavami come mi dicevi al telefono.
Mi distesi su di lei, fu lei a guidarmi dentro il suo corpo, se non mi trattenevo sarei venuto subito di come era bello, possederla, la chiavavo molto lentamente senza mai smettere di accarezzarla.
Giorgio e più bello di quello che immaginavo, questo e chiavare, questo e fare l’amore, mettimi un dito nel culo come mi hai promesso.
Mi insalivai un dito e glie lo misi nel culo, la pompavo, e gli stuzzicavo il buco del culo.
Giorgio vengooooooo, che belloooo.
Venimmo insieme, e fu stupendo.(lo dico perché io ho avuto la fortuna di chiavare, molte donne e nel prossimo episodio ne racconterò alcune).
Mi tolsi di dosso e ci stringemmo, dimmi come sono andato.
Non dovrei dirlo, ma io e la prima volta che godo cosi, sei come dicevi al telefono, e non abbiamo fatto tutto quello che mi promettevi di farmi.
Ricominciamo.
Non sai quanto lo vorrei, ma non posso fare tardi, rivestiamoci, mi porti dalla mia amica.
A dire il vero pensavo di farti questo bel culo.
Mi piacerebbe accontentarti, uno devo andare, secondo, avevi ragione di come e grosso, mi hai detto che non riesce ad entrare nel rullo di carta igienica, solo a pensarlo nel mio culo mi fa stare male.
Ma no… molte donne, l’anno preso e nessuna a detto di no, la seconda volta.
Ti credo se inculi come chiavi, di sicuro, sarà piacevole, se vuoi, non mi rispondere a tua moglie glie lai fatto il culo.
Quando la volevo ancora bene si.
E gli piaceva?.
Come no, mi implorava di non godere, per farlo durare a lungo.
Facevate anche il sessantanove.
Si perché?
Perché e una povera ipocrita, quando parla con noi fa la santerellina, adesso.
Nulla non la tocco più.
Va bene andiamo.
Come facciamo ci rivediamo, io non so dove andare non lo so se questo mi da ancora la chiave.
Ne parlo con la mia amica, a volte sono rimasta a dormire da lei con mi figlia, il marito e ufficiale di marina, adesso e fuori, se lei dice di si, possiamo passare la notte, non so se puoi.
Vado a pesca, organizza.
Ok ci salutammo vicino alla casa della amica.
Tutte le mattine che restavamo da soli, con mia suocera, ed erano chiavate pompini, e inculate.
Giorgio ma tu hai sempre voglia, perché non te la fai cosi si calma un po’.
Dovrei dire mi dispiace, ma non e cosi, non ci riesco, ormai non mi viene, non ne parliamo, vieni tra le mie braccia, rendimi felice.
Io mi sento in colpa.
Non devi, un giorno ti racconterò, come e quando e finito il matrimonio.
Alcuni giorni dopo mi chiamo Anna, sapeva che di mattina lei non cera.
Ciao puoi parlare.
Si per poco la stronza non ce, e Barbara sta stendendo in panni su, dimmi.
Stasera puoi.
Come no tu sei sicura di questa amica lo dico per te.
Non lo farei, se non ero sicura.
Ok, non vedo l’ora, ti devo mettere la lingua per tutte le parti.
Io vado diretto da lei mi porta mio marito, a il turno di notte.
Ok a stasera.
Andai giù a prendere le canne da pesca.
Che vai a pesca.
Mi ha chiamato un amico ci andiamo questa sera.
Abbiamo un po’ di tempo vuoi raccontarmi, cosa e successo?.
Come vuoi, in primis i soldi non gli bastano mai, e non sarebbe ancora nulla, chiama alla società e chiede soldi e mi fa vergognare, chiede soldi ai miei genitori trovando mille scuse, e poi ne parla male cosi crede che io mi allontani dai miei, e non sappia nulla, non si cura, io non ho nulla contro gli obesi, curarsi un po’ no si sente Monica Bellucci.
In verità glie lo diciamo tutte noi donne, della famiglia, curati hai un marito giovane, bello, le donne se lo fanno con gli occhi, ma la risposta mi deve accettare cosi come sono, per i soldi non ne parliamo, ai pienamente ragione, ce del altro?.
Te lo dico perché non voglio che ti senti in colpa, anni fa dovevo tornare a casa, la chiamai, e gli dissi di lasciarmi l’auto alla stazione, io ho le seconde chiavi, ho paura di guidare di notte, questo e quello che mi diceva, arrivai dopo la mezzanotte, era tutto deserto cercai in vano l’auto non cera dovresti ricordare adesso arrivai a casa presi un taxi, come apristi la porta mi chiedesti lei dove era.
Ricordo mi arrabbiai anche io.
La tua risposta fu e venuta prenderti, passo una ora, nulla.
Cosi mi avviai a piedi feci tutta la strada, che doveva fare lei nulla arrivai alla stazione non cera anima viva, altro taxi, a casa niente le strade erano deserte, erano le tre di notte, tu eri preoccupata per i bambini, si presento alle cinque e trenta, la scusa sono rimasta intasata nel traffico, le strade deserte.
Mio Dio, e dove era, non penserai un uomo.
Amore non mi interessa, dove era, a me interessava dove non era, un marito che, manca mesi doveva stare qui, fresca profumata, e una cena pronta, pensare mio marito viene mi vuole chiavare, quella mattina, fini tutto.
Da quel giorno non lo più toccata, adesso sai tutto.
Che dirti non posso darti torto.
Facciamo qualcosa.
Non e possibile, io vorrei andare da mia sorella, mi ci porti domani.
Vuoi andare in auto.
Si, cosi ci possiamo fermare lungo la strada, sarò sfacciata, e faccio male, io mi sento cosi bene quando mi stringi, e fai tutto quello che desideri.
E tua figlia, non credo che voglia venire.
Va bene, organizza per dopo domani.
Il viaggio non fu possibile farlo, la società il giorno dopo mi chiamo.
Nel tardo pomeriggio presi gli attrezzi, vado, ormai non davo spiegazioni.
Mi recai da Anna appena fece buio, mi presentai mi apri la sua amica, nel vederla pensai ma che sono tutte delle gran fiche.
Entra sei Giorgio vero.
Si Anna ce?
Sono qui, mi venne incontro sorridendo mi sfioro le labbra.
Anna ai ragione di fartelo e un gran fico.
Sorridendo entrai mi guidarono nella cucina.
Abbiamo preparato una piccola cena, ti va.
Perché no, cenammo parlando un po’ di tutto ridendo e scherzando.
Anna la bambina dorme, e me la vedo io, andate di la non perdete tempo.
Anna mi guido in una piccola stanza, ci baciammo.
Vuoi che mi spoglio.
E quello che più voglio.
Vidi sul comodino un tubetto di vasellina, lei vide il mio sguardo.
Sai ho detto a lei che vuoi farmi il culo, e lei mi a dato la vasellina, scorrerà meglio.
Parli di questo.

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